Vietti: «Un Umanesimo digitale per governare il cambiamento»

A Stresa due giorni di confronto tra Governo, aziende e società civile sugli sviluppi dell’intelligenza artificiale

Loredana Polito 16/11/2024
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Il Regina Palace Hotel di Stresa, nel Verbano Cusio Ossola, ospita anche quest’anno per due giorni il forum organizzato dalla Fondazione Iniziativa Europa, presieduta dall’onorevole Michele Vietti.

Il tema della ventunesima edizione è «Governare il cambiamento: Umanesimo e Intelligenza Artificiale». Un argomento di grande attualità, che vede confrontarsi sull’impatto dell’intelligenza artificiale nello scenario geopolitico autorevoli relatori, tra cui parlamentari, rappresentanti del Governo, ambasciatori, magistrati, docenti universitari, imprenditori e giornalisti.

Tra i protagonisti, coordinati dalla vicepresidente Giuseppina Rubinetti: il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi, il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. Riflettori accesi anche sul tema della giustizia, con la presenza del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia e del ministro Carlo Nordio, del viceministro Francesco Paolo Sisto e del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli. Al centro del dibattito anche la situazione politica internazionale, con presenze di spicco: l’ambasciatore italiano in Israele Luca Ferrari, l’ambasciatore italiano in Giordania, Luciano Pezzotti, l’ambasciatore francese in Italia, Martin Briens. Non manca la partecipazione dei vertici di aziende e istituzioni pubbliche, come il presidente di Leonardo SpA Stefano Pontecorvo, l’ad di Invitalia Bernardo Mattarella, la presidente di Poste Italiane Silvia Rovere, il presidente dell’Inps Gabriele Fava (programma completo su www.fondazioneiniziativaeuropa.eu).

Ci siamo confrontati sul tema oggetto del dibattito con Michele Vietti, già vice presidente del Csm, più volte deputato e sottosegretario di Stato, oggi presidente di Finpiemonte.

Come si può governare un cambiamento epocale come quello che sta avvenendo con il diffondersi dell’intelligenza artificiale?

«Come abbiamo indicato nel titolo del nostro forum, dobbiamo riflettere sul rapporto tra umanesimo e intelligenza artificiale, il che comporta investigare la relazione tra uomo e macchina. Noi veniamo da una cultura umanistica che ci ha insegnato come l’uomo sia al centro dell’universo, ma l’umanesimo nel corso dei secoli si è declinato sempre in modo diverso e nell’ultimo periodo lo sviluppo delle tecnologie sembra aver scalzato l’uomo da questa posizione di centralità: la tentazione è mettere la tecnologia al suo posto. Sarebbe assurdo pensare di fare a meno delle innovazioni che ci facilitano la vita, ma bisogna governare questa evoluzione, cercando un punto di approdo, per arrivare a quello che definirei un ‘umanesimo digitale’. Abbiamo una grande responsabilità storica: canalizzare gli sviluppi delle tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale, cercando di sfruttarne le potenzialità positive e limitandone i danni. Tra gli aspetti positivi, ci sono l’automatizzazione dei processi, l’analisi dei dati in tempo reale, la riduzione degli errori umani e, in generale, il miglioramento della qualità della vita, anche per le persone con disabilità (si pensi alla domotica per la gestione degli spazi abitativi), l’ulteriore sviluppo di piattaforme streaming, e-commerce e social media…».

Come segue questo percorso la Fondazione Iniziativa Europa, alla luce dei valori della cultura democratica e liberale che da sempre promuove?

«Abbiamo provato a mettere intorno a un tavolo protagonisti di tutti i mondi: dalla cultura alla politica, dal giornalismo all’impresa. Sull’argomento non ci sono ancora certezze acquisite e metabolizzate: bisogna confrontarsi e far maturare convinzioni condivise. La nostra stella polare, anche in questa materia, rimane l’Europa, che per una volta è all’avanguardia con la propria normativa e non si è fatta cogliere impreparata. Il quadro di riferimento deve essere europeo, anzi globale».

Che impatto avrà in Italia l’Ai Act, il primo regolamento al mondo sull’intelligenza artificiale, approvato in via definitiva dal Consiglio dell’Unione Europea il 21 maggio 2024?

«L’Ai Act può rappresentare uno standard globale, che gli Stati membri dovranno recepire. In Italia c’è già un disegno di legge presentato dal Governo. La Commissione europea per l'efficienza della giustizia (Cepej) ha stilato fin dal 2018 una Carta etica sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei sistemi giudiziari. La regolamentazione, a tutti i livelli, deve proteggere anzitutto quegli aspetti salvaguardati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Convenzione sulla protezione dei dati personali. Bisogna che la normativa sia attenta ad approfittare delle potenzialità dell’intelligenza artificiale, contenendone i rischi».

Quali sono i risvolti dell’Ia, in particolare nel mondo del lavoro e dell’impresa?

«Il rischio della disoccupazione, anzitutto. Bisognerà fronteggiarlo con la riqualificazione, puntando su sistemi di aggiornamento professionale e formativo. L’altro rischio riguarda i ‘bias’, i pregiudizi, che possono compromettere la neutralità del contributo delle macchine. Ciò dipende dalla selezione e dalla modalità di caricamento dei dati, che possono fuorviare il giudizio. L’altro profilo è quello della privacy: sono recentissimi gli scandali di accessi illegali ai dati personali e di commercio illecito di informazioni. C’è poi il tema etico. Chi risponde, ad esempio, delle diagnosi terapeutiche effettuate da un’intelligenza artificiale? Se sbaglia, di chi è la colpa? La macchina per definizione non ha un’etica o forse rischia di avere l'etica di chi la alimenta, ma chi la alimenta poi la controlla fino in fondo oppure no? Il diritto in questo campo assume una funzione fondamentale: tocca alla normativa mettere paletti precisi, a tutela dei rischi della discriminazione, dei pregiudizi, della privacy, della sicurezza. Solo il diritto può introdurre una regolamentazione che protegga i fondamentali principi che devono salvaguardare l’umanesimo, evitando che la macchina prevalga sull’uomo».

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