In Piemonte gli Airbnb tallonano gli alberghi

Confesercenti Torino lancia l’allarme degli affitti brevi

Anna Bosco 18/08/2024
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L'hotel Principi di Piemonte

Sono oltre 15 mila le abitazioni in Piemonte offerte ai turisti con la formula Airbnb, ovvero oltre 32 mila camere per oltre 66 mila posti letto, con Torino e provincia che pesano per circa la metà.

Sono i dati diffusi da Confesercenti Torino sul fenomeno. La crescita è ormai da tempo esponenziale: tra il 2022 e il 2024, di quasi il 60 per cento in termini di strutture, di oltre il 64 per cento in termini di camere e di oltre il 60 per cento in termini di posti letto.

Tuttavia, l'aumento esclusivamente riferito alle grandi città, come Torino, dà una percentuale ben più alta: +196 per cento (media nazionale). Il trend è avvalorato dal numero di arrivi in questo tipo di strutture, aumentato negli ultimi due anni del 73,4 per cento in Piemonte.

Il settore alberghiero risulta invece in contrazione: negli ultimi dieci anni ha perso il 10,3 per cento delle strutture, corrispondenti a un calo di oltre il 4 per cento in termini di posti letto. Nei primi tre mesi del 2024, in Piemonte, il commercio al dettaglio ha registrato la scomparsa di 786 imprese: circa 80 unità in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A pesare sono state le chiusure – 1.380 tra gennaio e marzo – ma soprattutto la frenata della natalità delle imprese.

Le aperture di nuove attività nel primo trimestre di quest'anno sono state solo 594: dieci anni fa erano più del doppio.

«La presenza di un diffuso settore di accoglienza extralberghiera – afferma Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti – può essere un fatto positivo, perché spesso queste strutture operano in territori dove, per ragioni organizzative ed economiche, non sarebbe sostenibile un’attività alberghiera. Ciò che preoccupa è invece la diffusione di piattaforme come Airbnb. Ora è più facile per i proprietari di immobili entrare nel mercato dell'affitto breve e un sempre maggiore numero di persone vede nelle locazioni turistiche un'opportunità di reddito aggiuntivo. Ma quali sono i costi sociali di un fenomeno che finora non è stato né regolamentato, né limitato?».

«Per ora – spiega Banchieri – assistiamo una tripla metamorfosi per i nostri centri urbani: gli appartamenti diventano attività ricettive, i negozi e i servizi essenziali spariscono e il commercio si dematerializza. Tutto ciò danneggia non soltanto le categorie economiche direttamente interessate, ma fa male complessivamente alle nostre città e ai nostri centri storici. La sostanziale assenza di regole per gli affitti brevi svuota i centri delle città di residenti, sostituendoli con turisti: un processo che contribuisce a rendere meno sostenibili le imprese del commercio di vicinato, già in difficoltà per la concorrenza delle grandi catene e delle piattaforme di web, che pagano tasse infinitamente inferiori a quelle delle nostre imprese. Sostanzialmente, un gigantesco meccanismo di concorrenza sleale che nessuno finora ha mai neppure provato a smantellare».

«Così – conclude – si rischia non solo di trasformare le nostre località turistiche e i centri storici delle città d'arte in 'dormitori', privi di servizi per chi vi abita tutto l'anno, ma di desertificare anche le località minori. In Piemonte e a Torino il fenomeno è meno diffuso che in altre zone d'Italia, ma proprio per questo siamo ancora in tempo a intervenire. Non bisogna rassegnarsi a città prive di negozi e di servizi, attraversate soltanto dai furgoni delle consegne a domicilio. Dobbiamo puntare su un turismo di qualità, non sul 'mordi e fuggi', che arricchisce solo le 'non imprese' e apporta poca ricchezza al territorio. È una sfida epocale, che soprattutto la politica deve raccogliere».

Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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