Continua a Torino la bagarre tra Pd e Forza Italia

Dopo gli insulti al ministro Zangrillo, interviene il segretario provinciale di Forza Italia, Roberto Rosso: «La Festa dell’Unità ha disegnato un bersaglio addosso a Zangrillo»

Felicia Bello 17/09/2025
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Prosegue la querelle tra Pd e Forza Italia dopo la bagarre alla Festa dell’Unità di Torino avvenuta lo scorso 13 settembre. I dem si sono mobilitati sui canali social per arginare le polemiche, dopo che il confronto tra il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo e la vicepresidente del Senato Anna Rossomando è stato interrotto dalla Digos per l’impossibilità di proseguire tra fischi, urla, minacce e insulti rivolti all’esponente azzurro.

Il tentativo di ribaltare i fatti e attribuire la colpa a Forza Italia, nonostante i video mostrino l’aggressione subita, ci ha spinti a intervistare il senatore Roberto Rosso, vicepresidente dei senatori azzurri, seduto in prima fila durante il dibattito insieme al segretario cittadino Marco Fontana, anch’egli raggiunto da insulti mentre difendeva il ministro.

Senatore Rosso, dopo il vostro ‘blitz’ alla Festa dell’Unità, invitati dal Partito Democratico, Nadia Conticelli ha rinfacciato al ministro Zangrillo di aver detto che non lascerebbe girare sua figlia per Barriera di Milano e lo ha invitato a chiedere scusa ai torinesi. La platea ha iniziato a fischiare e insultare e siete dovuti andar via. Cosa pensa delle sue dichiarazioni?

«Nadia Conticelli non sa più come giustificare un’Amministrazione di cui è stata protagonista. La Giunta Lo Russo scarica su un ministro la responsabilità di problemi che i residenti di Barriera conoscono bene: la sera ci si barrica in casa; si assiste a guerre tra bande; anziani e donne hanno paura anche di giorno. L’esempio della figlia era uno dei tanti possibili. La responsabilità è del Comune di Torino, non nostra. In quasi tre anni il Governo Meloni ha stanziato centinaia di milioni per la sicurezza: tra i maggiori beneficiari Milano, Roma e Napoli, città a guida Pd. Torino è indietro perché non chiede fondi e non presenta progetti. Bisogna andare a Roma, fare pressione, dire cosa si vuole fare. Il sindaco Lo Russo, invece, con una mano difende l’occupazione illegale del Centro sociale Askatasuna e con l’altra tenta di requisire le case ai torinesi con l’assurda delibera dei ‘Vuoti a rendere’. È la prova di una totale assenza di progettualità sulla sicurezza. Ricordo anche che la Commissione competente, in visita ad Askatasuna, è stata costretta a camminare sulla ‘faccia’ dei politici nazionali: questa sarebbe il loro concetto di legalità e democrazia. Alla Festa dell’Unità Zangrillo ha illustrato pacatamente il programma di Forza Italia: se ci si aspettava che ci cospargessimo il capo di cenere, hanno sbagliato invito».

La consigliera Conticelli sostiene che un ministro non dovrebbe ‘girare al largo’ dalle periferie per poi strumentalizzarle e gridare ‘al lupo al lupo!’. Forza Italia lo ha fatto? Anche alla luce dei risultati che dicono invece che proprio le periferie vi hanno premiato?

«Non solo non giriamo al largo: nelle periferie stiamo crescendo. Nel 2018 ho vinto in un Collegio ritenuto inespugnabile contro un candidato di sinistra e uno dei 5 Stelle; poi abbiamo conquistato le Circoscrizioni 5 e 6 — Barriera e Le Vallette — tra le più dimenticate dalle Giunte di centrosinistra. Il potere di incidere, però, resta al sindaco. Con il coordinatore cittadino Marco Fontana avvieremo dal 2026 un percorso di ascolto e presenza di due anni, con eventi nelle periferie per chi le vive davvero. I dati del referendum sulla cittadinanza parlano chiaro: a Barriera il ‘sì’ alla riduzione degli anni per ottenerla è stato tra i più bassi del Paese. La gente sa cosa proponiamo e sposa ciò che ha detto Zangrillo. Nadia Conticelli, già presidente di Circoscrizione e consigliera regionale, avrebbe dovuto agire: non può fingere di non vedere. La Sinistra crede di avere la verità in tasca e la impone. Noi faremo una battaglia quotidiana per far conoscere la verità del territorio».

L’incontro è degenerato quando la moderatrice ha portato il discorso su Torino e la senatrice Rossomando ha citato come esempio d’integrazione un incontro alla palestra Magenta. È segno di consapevolezza o di un atteggiamento ‘radical chic’?

«Oggi la vera ‘palestra’ delle periferie è la palestra di vita: tenersi alla larga da spaccio, furti, violenze e scippi. Via Magenta è una realtà storica, con costi in linea con la sua tradizione ultracentenaria. Pensare che, poiché la figlia di un immigrato la frequenta, ‘allora è tutto a posto’ significa avere le fette di salame sugli occhi. La realtà sono condomìni degradati dove in molti tentano di vendere per scappare; amministratori che portano i libri in tribunale perché non incassano più le rate, anche a causa di occupazioni da parte di spacciatori e delinquenti, gli ultimi a pagare le spese condominiali. Chi resta vede la casa - spesso frutto dei risparmi di una vita - deprezzarsi e prova a svenderla per fuggire. Questa è la realtà, non una passerella alla palestra Magenta. Italiani e immigrati onesti che lavorano condividono la stessa fatica di arrivare a fine mese. I problemi di Torino partono dalle periferie perché, da Chiamparino in poi, si è investito sul ‘salotto’ del centro come ‘biglietto da visita’, abbandonando il resto. Noi vogliamo città multicentriche, in cui ogni periferia abbia la dignità di un centro, servizi vicini e, soprattutto, niente degrado».

Due crimini atroci in pochi giorni: l’assassinio di Charlie Kirk e il brutale omicidio di una ragazza ucraina fuggita negli Stati Uniti da parte di un uomo pregiudicato con problemi psichiatrici. Zangrillo ha paragonato Barriera alle banlieue e la Rossomando si è scandalizzata. Siamo già a quel livello?

«Ci stiamo avvicinando, con una differenza peggiorativa. Le banlieue francesi sono quartieri dormitorio in cui vivono immigrati divenuti francesi da tempo; dopo anni di degrado la situazione è durissima. Qui abbiamo persone che non si sentono italiane, senza lavoro - che spesso manca anche ai nostri concittadini - e che finiscono nel gorgo della delinquenza. Se Torino fosse governata dal Centro-destra, potremmo accedere ai fondi per la sicurezza che già esistono: servono progetti credibili, non solo invocare ‘più agenti e più volanti’. Altre città ci sono riuscite: perché Torino non ha progettualità? E non è l’unico ambito carente: basti pensare alla Metro 2».

Dopo l’assassinio di Kirk, e considerata l’aggressione subìta alla Festa dell’Unità, temete un’escalation? Il clima sta peggiorando: il Centrosinistra lo avvelena?

«Si sottovalutano le conseguenze delle parole. Non è solo la Festa dell’Unità ad aver disegnato un bersaglio addosso a Zangrillo. In Parlamento, la scorsa settimana, la senatrice pentastellata Maiorino ha definito il ministro Tajani un ‘influencer prezzolato’ - da vocabolario: ‘pagato per delinquere’ - da Israele. Capisco che si cerchi il titolo sui giornali, ma esiste un dovere di responsabilità. Con contenuti che rimbalzano sui social e nei gruppi d’odio è più facile che il pazzo isolato - com’è probabilmente l’omicida di Kirk - ne venga influenzato. Sono convinto che la senatrice Maiorino non volesse disegnare un bersaglio su Tajani, ma una cosa sono le intenzioni e un’altra i risultati che determinate dichiarazioni provocano. Bisogna abbassare i toni. Siamo in un momento in cui potrebbero tornare i tempi bui degli anni ’70».

Alla Festa dell’Unità un militante del Pd si è avvicinato con fare minaccioso e ha urlato contro Zangrillo. Poi avete ricevuto l’accusa di aver cercato lo scontro. È normale che un militante possa arrivare così sotto il palco dov’è presente un ministro e urlargli contro? E un ministro non ha il diritto di reagire?

«Ricordavo alle Feste dell’Unità un servizio d’ordine efficientissimo. Forse era una favola… o sono peggiorati. Sembrava quasi volessero mandarci via. A difendere il ministro provvedono Digos e scorta, ma il servizio d’ordine conosce i militanti e chi è più scalmanato: dovrebbe essere la prima linea per fermare i facinorosi interni. Mi sarei aspettato che il segretario provinciale Mazzù e la stessa Rossomando, dal palco, richiamassero i presenti. Ho visto tante feste in cui i leader nazionali sono intervenuti per calmare la sala. Quando parlano esponenti di altri partiti, quello è il momento del vero confronto. Non era immaginabile che Zangrillo non dicesse o edulcorasse ciò che pensa del Comune di Torino: gliel’hanno chiesto. Lo scontro è esploso quando il discorso è virato sull’operato palesemente catastrofico della Giunta di Centrosinistra. Ma quelle parole avrei potuto pronunciarle io o qualunque altro esponente di Forza Italia. Il Pd conosce perfettamente le nostre posizioni: basta leggere le agenzie stampa ogni settimana. Le nostre idee sono chiarissime».

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