Coldiretti Torino: «Irresponsabile non aprire caccia cinghiale al primo settembre»

L'organizzazione critica la decisione di Atc e Ca di scegliere date più conservative

Felicia Bello 02/09/2025
Nuove misure per contrastare la peste suina - foto cinghiali.jpg - {Nuove misure per contrastare la peste suina - foto cinghiali.jpg} - [28501]

Gli ambiti territoriali di caccia e i Comprensori alpini non hanno applicato l'apertura anticipata della caccia in braccata al cinghiale chiesta dalla Regione Piemonte e dal Commissario nazionale per il contrasto alla peste suina africana (Psa). Nonostante la Regione avesse fissato l'anticipo al primo di settembre, la caccia resta chiusa in tutti gli ambiti della Città metropolitana di Torino.

I consigli di Atc e Ca, sentite le squadre di cacciatori, hanno scelto date più «conservative», con partenza addirittura dal 1 ottobre. «Un atteggiamento irresponsabile - dichiara il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici - che va contro lo spirito di collaborazione necessario in un momento in cui l'infezione di Psa è ormai alle porte del Torinese».

Coldiretti stigmatizza le decisioni degli Atc e dei Ca che, spiega l'organizzazione, «non rispondono alle preoccupazioni del mondo agricolo e agroalimentare, penalizzato già dalla speculazione che sfrutta la diffusione della Psa e colpisce il comparto suinicolo piemontese, pari al 15 per cento della produzione nazionale».

Secondo Coldiretti Torino, la mancanza di collaborazione del mondo venatorio è ancora piu' incomprensibile alla luce dei danni causati dai cinghiali alle colture: nel 2025, fino al 30 agosto, sono stati accertati 140 mila euro di danni nella Città metropolitana di Torino e 280 mila euro a livello regionale; nel 2024 i danni erano stati di oltre 570 mila euro nel Torinese e di 4,17 milioni in Piemonte.

Sul fronte abbattimenti, nel 2025 nella Città metropolitana di Torino sono stati uccisi finora 2.670 cinghiali, contro i 10.540 del 2024; a livello regionale si contano 10.636 abbattimenti finora, rispetto ai 32.446 dell'anno scorso. Coldiretti chiede almeno 15 mila capi abbattuti l'anno nel Torinese e 50 mila a livello piemontese.

«L'economia agricola - conclude Mecca Cici - è incompatibile con numeri fuori controllo di cinghiali nelle campagne. Atc e Ca vanno richiamati con forza alle loro responsabilità. La fauna selvatica non appartiene ai cacciatori ma è patrimonio dello Stato, da gestire nell'interesse di tutta la collettività».

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