Ultimo saluto in Moncalieri (Torino) a Corrado Paracone, pioniere dell'Agenzia Nazionale per i Giovani.
Cresciuto al Classico ‘Pellico’ di Cuneo, dove sua madre, la severissima Fortunata Serra Paracone, formò generazione di futuri laureati, negli anni dell'Università frequentò il Movimento studentesco per l'organizzazione internazionale (Msoi), animato nel torinese Palazzo Bricherasio da Alfonso Bellando, in dialogo con Gianfranco Gribaudo (Onu).
Dopo anni di studio all'estero, Paracone operò per la Fondazione Agnelli di via Giacosa, con speciale attenzione per le problematiche della scuola. Ne scrisse con Nicola Schiavone in ‘Una formazione alle professioni che cambiano’ e in ‘Per una scuola che funzioni. Dal mito delle riforme alla ricerca dell'efficacia’, entrambe con prefazione di Umberto Agnelli. Erano gli anni della ricostruzione dopo il lungo Sessantottismo. Alle ideologie, dai frutti costosi e subito avvizziti, Paracone rispose chiamando a raccolta studiosi, ‘inviati speciali’ a convegni di giovani operatori del mondo industriale. Aprire gli incontri richiamando all'Ecclesiaste sembrava una sfida perdente, invece si rivelò costruttiva.
Idealista pragmatico, Corrado Paracone diresse la Fondazione Piaggio, creata a Pontedera da Giovanni Alberto Agnelli, e i Quaderni ‘Cultura europea e globalizzazione’ (1995), che raccolsero contributi di Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Emma Bonino, Cosimo Ceccuti.
Erano i tempi dei Vertici europei di Firenze e di Torino. Paracone osservò che «a parlare della cultura quale fattore di coesione erano rimasti quasi soltanto il Papa e la Chiesa, con impegno sistematico e approfondito e senza superficialità».
Ma il mondo è fatto di uomini. La scomparsa di alcuni pionieri interruppe il cammino. Istituzioni che avevano promosso il dialogo negli anni dalla Guerra Fredda alla distensione parvero superflue. I venti che ne avevano fatto garrire le bandiere cessarono di spirare. ‘Pius agricola’, Paracone si arroccò a Moncalieri, ove gli amici ne hanno salutato le spoglie, grati per il suo magistero di umanista disincantato, fattivo e concreto, capace di immaginare un mondo migliore al di là degli orrori quotidiani.