Il Centro permanenze per rimpatri (Cpr) a Torino, chiuso dal marzo 2023, p costato oltre 3 milioni di euro per l'affitto della struttura a Ferrovie dello Stato, ristrutturazioni straordinarie e saldo all'ultimo ente gestore.
Quello di Roma a Ponte Galeria costa quasi 6 milioni tra 2022 e 2023. I dati emergono dal report sui Cpr messo a punto da Actionaid e dall'Università di Bari. A Milano, proegue il report, c'è stata «una gestione commissariata a seguito di indagini della procura in cui erano emersi frodi in pubbliche forniture, turbativa d'asta e condizioni infernali per i trattenuti. A Gorizia la prefettura sostiene di non essere in possesso di dati contabili. Il Cpr di Brindisi, con una capienza effettiva di 14 posti, vede il costo medio di un posto superare i 71.500 euro all'anno».
Si tratta di «costi fuori controllo per centri senza regole. Sono cooperative e soggetti for profit, tra i quali anche una multinazionale, a gestire le strutture detentive tra confusione amministrativa e mancanza di trasparenza».
«Ci sono gestori di Cpr - spiega Fabrizio Coresi, esperto di migrazioni per ActionAid - esclusi dalle gare delle prefetture, il più delle volte a causa di illeciti e reati contro la Pubblica Amministrazione, ma che partecipano a nuove gare e continuano a gestire Cpr in altre regioni. I gestori sono sempre gli stessi. Questi enti producono un guadagno non erogando quanto previsto dal contratto e facendo leva sui mancati controlli delle prefetture. Anche per questo, visti i monitoraggi come il nostro, sono sempre meno i soggetti disposti a gestire questi luoghi, soggetti che spesso si alleano con i propri concorrenti per vincere le gare».