Ivan Bufalo dell'Opi lancia appello per un piano straordinario per l'infermieristica
Secondo il rappresentante dell'Ordine non basta cercare nuovi infermieri. bisogna mettere in condizione quelli che ci sono di fare il proprio lavoro
Ivan Bufalo, presidente dell'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino e del Coordinamento regionale Opi Piemonte, interviene nel dibattito sull'emergenza personale affermando che «serve un piano straordinario per l'infermieristica».
E che «non basta cercare nuovi infermieri: bisogna mettere in condizione quelli che ci sono di fare il proprio lavoro». «È un errore strategico - sottolinea Bufalo - concentrarsi solo sugli sviluppi della professione infermieristica e sul contributo che questa può dare al sistema salute senza contestualmente intervenire sullo stato di sofferenza che affligge le infermiere e gli infermieri all'interno delle organizzazioni sanitarie. Alle prossime consultazioni in Regione gli ordini degli infermieri contribuiranno alla discussione depositando un documento che affronta tre punti prioritari: l'investimento sugli infermieri di famiglia e di comunità, la valorizzazione delle capacità manageriali degli infermieri e e la rappresentazione della situazione nella quale oggi operano».
«Non vi è possibilità - rimarca - di recuperare gli oltre 6.000 professionisti che mancano in Piemonte. Con l'assessore alla Sanità Federico Riboldi è stato costruito un percorso che consente a tutti i neolaureati di essere immediatamente inseriti nel sistema sanitario pubblico. Ma questi inserimenti servono a malapena a compensare il numero di coloro che escono. Inoltre da uno studio dell'Università di Torino emerge che il 25% del tempo di ciascun infermiere è occupato da attività che nulla hanno a che fare con l'infermieristica, che servono a compensare la carenza di altre figure professionali. È un paradosso che in una situazione di conclamata carenza gli infermieri vengano usati per svolgere attività non pertinenti al loro profilo. Dateci personale di supporto e amministrativi, e metteteci in condizione di tornare a fare ciò che sappiamo fare meglio».