In Liguria 80mila donne a rischio tumori a causa dell'alcol

I dati Istat-Iss commentati dal professor Gianni Testino di Asl3: "Serve consapevolezza in famiglia per farsi aiutare"

Monica Bottino 09/10/2024
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Il professor Gianni Testino, direttore del Dipartimento Educazione ai Corretti Stili di Vita della Asl3 genovese
Anche la prevenzione delle malattie comincia in famiglia. Grazie a genitori responsabili che insegnano ai figli a non perseguire comportamenti che possono - nemmeno troppo alla lunga - diventare pericolosi. Come il bere alcol in maniera sistematica fin da giovanissimi. I motivi per cui i ragazzi fuori casa e gli adulti anche tra le mura domestiche bevono troppo sono molteplici, ma gli effetti sono gli stessi. I dati Istat- Istituto Superiore di Sanità più recenti per la Liguria attestano che il 22.8% degli uomini e l’11.6% delle donne consumano alcol in modo rischioso. Sempre in Liguria il 5% delle nuove diagnosi di cancro è alcol correlato: i tumori legati al consumo di alcol più frequenti sono quelli alla mammella, alla cavità orale, all’esofago, all’intestino e al fegato. Tra tutti il tessuto più sensibile è quello mammario: con meno di una unità alcolica al giorno il rischio è del 7%, con meno di due è del 27% in più. «Questi non sono dosaggi da alcolista - dice il professor Gianni Testino, direttore del Dipartimento Educazione a Corretti Stili di Vita della Asl3 - Quindi occorre eliminare il più possibile l’alcol dalla nostra vita. Le stime ci dicono che sono circa 80mila le donne liguri che consumano alcol in modo rischioso: non sono alcoliste, ma la quantità di alcol ingerito è tale da provocare danni, visto che l’etanolo contenuto nel vino, nella birra e nei superalcolici è inserito dall’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, tra le sostanze cancerogene».
Si stima che siano 25 mila i liguri dipendenti dall’alcol dagli 11 anni in su. Non solo. «L’alcol non fa sconti a nessuno - continua il primario - purtroppo nelle famiglie iper protettive troviamo i problemi maggiori. La diagnosi è più tardiva, perché i fenomeni sono nascosti e comunque male interpretati. Anzi quando il problema emerge perché al giovane trovato alla guida con tasso alcolico superiore alla legge viene ritirata la patente, molti genitori invece di occuparsi di rivedere lo stile di vita si preoccupano di sapere quanto tempo ci vuole per recuperarla». Ad oggi solo un caso su 10 di abuso di alcol viene alla luce, ma il ritardo diagnostico grava pesantemente sulle casse della sanità, «basti pensare che il 75% dei cirrotici viene a conoscenza che la causa della propria patologia è l’alcol al momento del ricovero in ospedale».
Ma se da una parte gli specialisti avvertono che l’alcol fa male anche a piccole dosi, dall’altra occorre cercare di capire cosa spinge giovani e meno giovani a bere in maniera smodata, diventando alcolisti. Sempre l’Istat-Iss ci vengono incontro con i numeri: nella fascia di età 17-18 beve in modo rischioso il 39% dei maschi e il 37% delle femmine, bevono fuori pasto il 43,2% degli uomini e il 23,7% delle donne, e il fenomeno del «binge drinking», l’abbuffata alcolica nel fine settimana fino a perdere i sensi, è un fenomeno che non si riesce a debellare e non riguarda solo persone con problemi sociali, ma anche di alto livello professionale.
Quali soluzioni dunque? «Noi abbiamo introdotto nel Centro Alcologico la figura del “facilitatore ai gruppi”, con Patrizia Balbinot,  che ha il compito di incontrare malato e famiglia al fine di fare comprendere l’importanza della frequenza ai gruppi di auto-mutuo aiuto, che, abbiamo visto, fa crescere la percentuale di successo nella guarigione dalla dipendenza fino al 70% - continua il professor Testino - Occorre superare il pregiudizio e la vergogna e farsi aiutare, per salvare la propria salute, quella dei figli e della famiglia in generale». 
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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