Ancora tensioni da parte dei soliti antagonisti in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico del Politecnico di Torino.
C’è stato anche un gesto di protesta a da parte di due studenti. I giovani, entrambi rappresentanti studenteschi all'interno dell'istituto, hanno tentato di consegnare una lettera al ministro, poi si sono coperti la bocca con del nastro adesivo per imballaggi e hanno lasciato l’Aula magna, dove era in corso la cerimonia.
Entrambi hanno poi raggiunto i compagni radunati davanti all'ingresso di corso Duca degli Abruzzi, bloccati da un cordone delle Forze dell'ordine, e si sono lasciati fotografare, sempre con il nastro adesivo sulla bocca, davanti agli schieramenti di polizia e carabinieri.
«Ormai il sindaco Stefano Lo Russo ha consegnato le chiavi della città agli eversivi, agli anarchici, ai collettivi studenteschi, a tutto quel coacervo di anarco insurrezionalisti ai cui voti la sua maggioranza non vuole proprio rinunciare. L’aggressione al vicepremier Tajani è solo l’ultimo capitolo di una città allo sbando sotto il profilo della sicurezza e della cultura della legalità e della democrazia» – hanno dichiarato il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana, rispettivamente segretario provinciale e cittadino di Forza Italia a Torino.
«A questo punto – hanno detto i due azzurri – Lo Russo abbia il coraggio di assegnare la cittadinanza onoraria ad Askatasuna e affini. Almeno si assumerebbero la responsabilità di quello che è già nei fatti. Il dispiegarsi di Forze dell’ordine, che ad ogni evento però devono essere schierate a protezione di autorità, dovrebbe essere computato all’Amministrazione cittadina, che con le sue scelte rende necessario un concentrato di risorse sottratte alla sicurezza delle nostre periferie che tanto ne avrebbero bisogno».
Nel suo intervento all'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico di Torino, il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito che «dobbiamo lavorare per mettere a sistema tutte le nostre capacità. Credo fortemente nella diplomazia della crescita e dell'istruzione e per questo dobbiamo avere un capitale umano di altissimo livello. Da qui il ruolo fondamentale della formazione che deve per forza essere di tipo internazionale, che non significa abbandonare la conoscenza di noi stessi, le nostre radici e la nostra identità ma, proprio perché abbiamo un'identità forte, non possiamo non avere anche una forte dimensione internazionale».
«Dobbiamo vedere e conoscere anche quello due accade fuori dai nostri confini per migliorare la nostra formazione – ha aggiunto – e quello che fa il Politecnico va proprio in questa direzione, perché quando voi internazionalizzate la vostra università date forza alla presenza internazionale dell'Italia». Per Tajani, dunque, «il modello di internazionalizzazione dell'università è fondamentale ed è funzionale a una strategia nazionale per far si che il Paese possa crescere sotto tutti i punti di vista».
«Riusciremo insieme a recuperare quello spirito che in passato ha permesso all'Italia di fare un balzo in avanti e questo serve anche per la pace, perché dove c'è crescita non c'è guerra – ha concluso – e dove passano le merci non passano le armi».
«In una dimensione internazionale che oggi si confronta con un quadro geopolitico complesso, instabile, il Politecnico di Torino si apre sempre più alla dimensione collaborativa, creando ponti di dialogo, e annullando le frontiere della libera circolazione di idee e persone. Solo in un ambiente dal respiro internazionale è possibile affrontare le grandi transizioni del nostro tempo, fornendo un affiancamento e un supporto anche a tutto il nostro ecosistema territoriale – ha affermato nella sua relazione il rettore del Politecnico di Torino, Stefano Corgnati – e, dal punto di vista della formazione, lo scenario che ci vede proiettati a prevenire la contrazione demografica ci impone di avviare lo sviluppo di una policy di attrazione di talenti da tutto il mondo mettendo a frutto gli oltre 80 doppi titoli di laurea con la nostra rete di università partner».
«Siamo attrattivi – ha spiegato – perché abbiamo una solida qualità didattica, ma anche perché la città è attrattiva, con la sua qualità della vita e dei servizi per gli studenti, mettendo in campo anche le eccellenze del nostro territorio. Siamo attrattivi perché la nostra offerta formativa punta su un approccio esperienziale, basato sul progetto e sul fare, lavorando insieme alle imprese, ai professionisti di settore e alla pubblica amministrazione: al Politecnico il pensiero astratto diventa sapere applicato. Qui i giovani crescono, qui devono avere opportunità per restare o tornare nel nostro territorio, perché qui vogliono costruire il loro futuro».
Una dimensione, quella internazionale, che infatti è sempre più strategica per il territorio torinese e piemontese, come hanno ricordato portando il saluto delle istituzioni territoriali il sindaco della Città di Torino Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.