Uno studio sulla sclerosi multipla apre a nuove prospettive di cura

Le indaigini, coordinate dall’Università Sapienza, mostrano come alcune varianti del virus EBV dialogano con la malattia degenerativa

Paolo usellini 11/04/2025
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Sandra D’Alfonso
La recente dimostrazione di un nesso causale fra virus di Epstein Barr (EBV) e sclerosi multipla ha aperto nuove prospettive non solo per curare ma anche per prevenire questa malattia. Soprattutto per quanto riguarda la prevenzione, un vaccino contro l’EBV rappresenta l’approccio più logico.
Tuttavia, poiché il virus infetta “naturalmente” – e senza particolari conseguenze – più del 90% della popolazione adulta, vaccinare “a tappeto” può non essere semplice, anche per problematiche di accettazione, come la recente pandemia ha insegnato.
Dopo diversi anni di lavoro, una possibile soluzione potrebbe arrivare da uno studio internazionale coordinato dal Centro Sclerosi Multipla dell’Università Sapienza – Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, a cui ha partecipato anche la prof.ssa Sandra D’Alfonso, ordinaria di Genetica medica presso il Dipartimento di Scienze della salute UPO.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, mostra che alcune varianti del virus “dialogano” con i geni che predispongono alla sclerosi multipla in un modo che le rende più a rischio di provocare la malattia.
«Questo risultato apre la strada alla possibilità di una vaccinazione selettiva, limitata a coloro che presentano le varianti del virus più “a rischio”, riducendo al minimo le resistenze alla vaccinazione e garantendo, al contempo, una protezione a chi ne ha più bisogno», afferma il professor Marco Salvetti del Centro Sclerosi Multipla del Sant’Andrea-Sapienza.
Per la professoressa Rosella Mechelli, dell’Università Telematica San Raffaele di Roma, altro Centro coordinatore dello studio, «La ricerca mostra anche come il virus sia associato alla sclerosi multipla in modo specifico, non riscontrabile in molte delle altre malattie autoimmunitarie esaminate».
«Andare alle radici delle cause della malattia – conclude il professor Giuseppe Matarese, ordinario di Immunologia e Patologia Generale all’Università Federico II di Napoli – ci permette di capire quali siano i meccanismi immunologici più rilevanti, anche per il disegno di terapie future».
«Lo studio – sottolinea la professoressa Sandra D’Alfonso – apre la strada anche per comprendere meglio il ruolo dei numerosi fattori genetici predisponenti finora identificati».
«Si tratta di risultati molto importanti e innovativi, che ci forniscono una chiave per spiegare perché un’infezione diffusa nel 90-95% della popolazione mondiale possa favorire l’esordio della sclerosi multipla solo in una piccola porzione di individui – dichiara Paola Zaratin, Direttore Ricerca Scientifica AISM-FISM –. Questi risultati forniranno utili informazioni sulla strategia dello sviluppo di vaccini personalizzati anti-EBV. La ricerca eziologica della sclerosi multipla, su cui l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla insieme alla sua Fondazione è da sempre impegnata, è l’unica che può portare ad una prevenzione primaria della SM (equivalente di “end MS”)».
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