Netguardian, l’IA per prevenire il cyberbullismo

Il progetto è nato grazie al lavoro di Fondazione Tim, Fondazione Carolina e Università di Padova

Paolo Usellini 24/06/2025
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Nato grazie al contributo di Fondazione TIM e alla partnership tra Università di Padova e Fondazione Carolina, NetGuardian è un  progetto volto a sviluppare un’applicazione che misura il grado di esposizione al rischio di cyberbullismo nelle conversazioni digitali a scuola, attraverso un algoritmo di Machine Learning applicato all’analisi del linguaggio naturale. L’Applicazione è in grado di  intercettare casi di cyberbullismo senza attendere che siano coloro che si configurano come “vittime” di cyberbullismo a sollecitare un  intervento da parte di terzi. 
Il 19 giugno a Milano, alla Blend Tower, si è tenuto un evento di presentazione del progetto  e dei risultati ottenuti nella sperimentazione dell’Applicazione nelle scuole. A disposizione dei presenti anche una demo di NetGuardian  che i partecipanti all’evento hanno potuto testare.  
NetGuardian utilizza un algoritmo di Machine Learning elaborato dall’Università degli Studi di Padova volto ad analizzare le  conversazioni testuali tra gli studenti, identificando degli indicatori del livello di rischio nell’interazione digitale (“Repertori  Sentinella”) e producendo un indice di esposizione suddiviso in quattro fasce: bassa, media, medio-alta e alta. 
L’applicazione NetGuardian è suddivisa in due parti: la prima è una piattaforma di messaggistica in cui gli studenti possono inviare  messaggi ai compagni; la seconda è una piattaforma per i Docenti per disporre del risultato anonimo delle analisi di Machine Learning  in tempo reale sul grado di esposizione al rischio di cyberbullismo emerso dalla chat di classe. In base al grado di rischio rilevato,  l’applicazione fornisce suggerimenti ai Docenti per il monitoraggio o per un intervento diretto della task force di Fondazione Carolina. 
I risultati della sperimentazione dell’Applicazione NetGuardian: da dicembre a maggio sono state coinvolte un totale di 18 classi di Istituti Superiori di I e II grado in Lombardia e in Piemonte con  263 studenti tra i 13 e i 19 anni. Gli studenti hanno interagito in chat, appositamente predisposte, con uno sperimentatore virtuale che,  attraverso messaggi mirati, generava il livello di rischio che si intendeva sottoporre ad analisi. Al termine, è stato chiesto ai ragazzi  di valutare il rischio percepito. Si è poi proceduto a misurare il grado di competenze esercitato da ciascun partecipante, attraverso  un apposito protocollo di domande digitalizzato.  
Dalla sperimentazione è emersa una scarsa competenza da parte degli studenti al fine di rinascere i segnali che possono determinare  situazioni di pericolo e di disagio.  
Posto che il 70% dei ragazzi non è in grado di riconoscere il livello di esposizione ai pericoli online, la restante parte dei partecipanti  alla sperimentazione (30%) è in grado di riconoscere l’esposizione al rischio solo quando questa è a livello più alto.  Ciò nonostante, i ragazzi conoscono bene i fenomeni e l’importanza di una fruizione corretta e positiva dello strumento digitale, visto  che bullismo e cyberbullismo sono sempre più vissuti. Lo dimostrano i dati di Fondazione Carolina (quasi 100mila studenti all’anno  raggiunti) confermano che 3 giovani e preadolescenti su 4 hanno partecipato, a vario titolo, direttamente o meno, ad episodi ascrivibili  al bullismo online. A valle della sperimentazione di NetGuardian il 30% dei ragazzi coinvolti in episodi di cyberbullismo, ha ricoperto  entrambi i ruoli: vittima e autore. 
Il 100% del gruppo dei partecipanti alla sperimentazione coinvolto a vario titolo in questi episodi non si è dimostrata più incline a  riconoscere i rischi dell’esposizione ai pericoli online rispetto ai coetanei che si sono dichiarati completamente estranei ai fenomeni di  disagio online.
«Questo è un dato che non deve sorprendere», interviene il responsabile scientifico del progetto, Gian Piero Turchi dell’Università degli Studi di Padova, - «l’esperienza non è bastevole a educare gli studenti all’osservazione degli indicatori di rischio.  Se attribuiamo valore formativo all’aver fatto esperienza di cyberbullismo, rischiamo di mantenere impreparati e senza strumenti i  giovani di oggi».
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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