L’effetto “sdraiati” sul mondo del lavoro

Intervista a Ivano Zoppi, Presidente Pepita Onlus e Segretario Generale Fondazione Carolina

Paolo Usellini 08/05/2024

Tornano le proteste in piazza, accompagnate da episodi di violenza e intolleranza. Una buona fetta dei nostri giovani sembra sull’orlo di una crisi di nervi, alimentando la distanza delle nuove generazioni con le istituzioni e, più in generale con il mondo adulto e delle cosiddette “responsabilità”. Sempre più ragazzi si rifugiano sui social, TikTok e Instagram su tutti, esponendosi ai tanti pericoli online che accompagnano un consumo eccessivo e talvolta incosapevole degli strumenti digitali.

Alcuni li definiscono come la generazione degli “sdraiati”, sfaticati, apatici e in larga parte viziati. A tal proposito abbiamo chiesto il parere di chi in mezzo ai giovani abita ogni giorno. Ivano Zoppi è il Presidente di Pepita, una delle Onlus più a impegnate a livello nazionale nel campo educativo. Il Piemonte, in particolare, è una delle regioni più coinvolte dalla proposta educativa di Pepita, con educatori e pedagogisti esperti a supporto delle scuole, delle famiglie e dei centri sportivi. Non solo: Zoppi è segretario generale della Fondazione Carolina, nata dopo il tragico evento che ha visto protagonista la giovane novarese Carolina Picchio.

Ivano Zoppi

Da circa 20 anni Pepita è attiva nelle scuole, negli oratori e in tutti i luoghi frequentati dei ragazzi. Come stanno oggi i nostri giovani?

A dispetto di qualche pregiudizio di troppo - animato da un’intera classe di lavoratori nel limbo tra una pensione ancora lontana e una quotidianità ormai logora - l’opinione sulle nuove generazioni che si cimentano con il mondo del lavoro non è delle migliori.

Una marea di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, che dovrebbero “mordere la vita”, ma che in realtà hanno dei parametri e delle aspettative che li distinguono chiaramente dalle generazioni precedenti. Parliamo soprattutto della Generazione Z, convenzionalmente nati tra il 1997 e il 2012, che sta entrando nel mercato del lavoro in un momento in cui le aziende stanno evolvendo a seguito dei cambiamenti prodotti dalla pandemia e imposti dalla congiuntura economica e dal perdurare dei conflitti sul quadro internazionale.

Sono davvero così insoddisfatti?

Lo scenario non è dei migliori. Da un lato il contesto economico, dall’altro l’impatto dell’Intelligenza artificiale sul mondo dell’impresa e della produttività. Un quadro in movimento, dove elementi come flessibilità, ambiente di lavoro e attività extra lavorative stanno diventando fattori di grande interesse per lavoratori e aziende

Flessibilità, sostenibilità, ambiente professionale accogliente, iniziative a favore del benessere mentale e fisico sono tutti fattori che rivestono un ruolo di notevole importanza per la scelta del luogo di lavoro.

Come immaginano il loro futuro?

L’optimum sarebbe un lavoro part-time, perché la Gen Z mette al primo posto se stessa, il proprio benessere, le passioni e i nuovi valori che la contraddistinguono, come la tutela ambientale, l’inclusione sociale e quel senso di libertà soffocato e sospeso durante la pandemia.

È proprio la ricerca della serenità perduta che condiziona maggiormente il rapporto dei più giovani con il mondo del lavoro. Ci troviamo davanti ad una moltitudine di persone che chiedono più di un lavoro, cercano una strada verso il benessere, dove l’impiego deve inserirsi in un contesto  in cui salute, famiglia e crescita personale trovano una sintesi naturale.

Dopo tanto tempo di torna a parlare di “Salute mentale”, in che modo questa fragilità impatta sul mondo dell’impiego?

I dati più recenti del 2023 dell’Osservatorio BenEssere Felicità parlano chiaro: anche in Italia c’è un forte senso di insoddisfazione. Quasi il 60% dei lavoratori più giovani sta considerando seriamente la possibilità di licenziarsi e di cambiare lavoro.

Uno degli elementi prioritari per le nuove generazioni è la salute mentale: chiedono sostegno e la possibilità di prendersi cura di se stessi. I nuovi (o potenziali) lavoratori non accettano compromessi quando si tratta del loro equilibrio e della loro felicità. A tal punto da abbandonare la scuola, il lavoro, le relazioni con i propri pari, tenute in piedi solo con il conforto della Rete, nel senso letterale del termine. Quel mondo online che ti protegge con la distanza, il filtro dello schermo e l’illusione dell’anonimato, ma che in fondo non ti tocca mai veramente.

Le aziende che vogliono attirare i futuri talenti devono quindi tenere conto di questa inquietudine e rivedere i propri modelli aziendali.

Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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