Tutti i danni "fatti per bene" da Orlando ministro

Carceri chiuse, rigassificatore, Ilva commissariata: gli atti che hanno danneggiato la Liguria

Diego Pistacchi 28/09/2024
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Andrea Orlando
«Fare per bene». È lo slogan del candidato della sinistra Andrea Orlando, che evidentemente un po’ patisce l’immagine del competitor Marco Bucci come uomo del «fare». 
Il problema arriva quando alla fama dell’«uomo del ponte» si deve contrapporre qualcosa di «fatto per bene» da Orlando, che nel curriculum recente ha principalmente incarichi romani, con tre passaggi da ministro. In questi giorni riaffiorano i ricordi, ma non sono propriamente a favore del candidato dem.
Palle d’acciaio
L’ultima bordata non arriva da un pulpito politico, ma dall’Assemblea Nazionale di Federacciai che si è svolta a Vicenza. Il presidente Antonio Gozzi, incidentalmente ligure di Chiavari, commenta una recente sentenza della Corte d’Appello di Lecce che ribalta anni di convinzioni (e di azioni) contro le Acciaierie: «A Taranto non esistevano le condizioni per un giudizio equilibrato sulla vicenda dell’Ilva e sulla responsabilità dei Riva. Lo abbiamo sostenuto da soli contro il mondo fin dal primo momento; dopo 12 anni finalmente c’è un giudice che ci ha dato ragione - tuona Gozzi -. Quante decisioni gravi sono state prese da giudici e pm che oggi si afferma potevano essere viziati da un pregiudizio: carcere per molte persone, sequestri di impianti, sequestri di prodotti come il ‘frutto del reato’, con danni economici enormi alle aziende e alla famiglia Riva proprietaria, famiglia che si è voluto rappresentare utilizzando la consueta spietatezza del circolo mediatico-giudiziario come l’impero del male, e come un’associazione criminale». Buona parte della crisi delle Acciaierie, delle incertezze tutt’ora esistenti per i lavoratori, nascono da posizioni che oggi una sentenza ribalta. Si poteva evitare di arrivare a tanti balletti sulle proprietà, a patti non rispettati.
Ma che colpa ne ha Orlando? Il passaggio che lo tira in ballo è il successivo. Gozzi continua: «Il sistema giudiziario ha finito per influenzare a suo tempo, nel 2013, anche le decisioni di un Governo della Repubblica pavido». Gozzi non cita, probabilmente per correttezza in un momento elettorale, il nome del ministro che si è inventato un commissariamento ambientale ad allora avulso dall’ordinamento, che di fatto ha provocato un esproprio senza indennizzo, incidendo sulla reputazione internazionale dell’Italia.
Ecco, il decreto legge è del 4 giugno 2013, convertito in legge il 3 agosto. Il ministro dell’Ambiente dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 era Andrea Orlando. Che in un’intervista ad Avvenire del  6 giugno rivendica la scelta di quanto stava facendo e a chi gli contestava il commissariamento, rispondeva: «La scelta del commissario non ha mai portato bene perché è sempre stato associato a interventi in aziende in difficoltà da un punto di vista finanziario. In questo caso ci troviamo invece di fronte a un’azienda che ha un mercato e una capacità produttiva forte, per cui il commissario non entra in campo per ragioni di carattere strettamente produttivo o finanziario, ma per ragioni per la prima volta di carattere ambientale».
Cioè il governo, il ministro dell’Ambiente hanno commissariato Ilva pensando all’aspetto ambientale e non a quello produttivo. Che poi è in sostanza ciò che oggi contesta Gozzi sulla base della nuova sentenza di Lecce. Inutile dire quanto, da quel commissariamento, sia dipesa anche tutta l’incertezza che continua a regnare sullo stabilimento di Cornigliano e sugli operai che proprio ieri Orlando ha incontrato. Ovviamente glissando sul tema.
A tutto gas
Il candidato Andrea Orlando, come tutta la sua coalizione da mesi, hanno spinto parecchio sul’acceleratore per attaccare gli avversari sull’ipotesi di piazzare il rigassificatore al largo delle coste savonesi. Ieri Marco Bucci, nel suo tour nella provincia della Torretta, ha giocato l’asso, che ha fatto sobbalzare i cittadini contrari all’infrastruttura.
I rigassificatori li ha voluti proprio il Pd, che nel suo programma elettorale del 2022 li definiva «necessari» e addirittura parlava di un «Fondo nazionale Anti Nimby», cioè contro l’abitudine di ogni territorio di dire sempre no alle infrastrutture. Infatti di puntare su questa scelta per contrastare il caro energetico, lo aveva imposto il governo Draghi. Ma la cosa più clamorosa è che, come si legge negli atti del consiglio dei ministri del 22 maggio 2022 che ha preso quella decisione, quel «decreto energia investimenti» è stato approvato «su proposta del Presidente Mario Draghi e dei Ministri dell’economia e delle finanze Daniele Franco, della transizione ecologica Roberto Cingolani, dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando». Sì, su proposta anche di Andrea Orlando.
Che risponde: «In quel decreto non era minimamente indicato il sito di Vado ma c’era solo scritto che si dovevano fare dei rigassificatori». Perfetto stile Nimby: servono, ma appioppateli a qualcun altro.
Tribunali condannati a morte
Le date sembrano aiutare Andrea Orlando a respingere le accuse di aver chiuso i tribunali di Chiavari (appena costruito nuovo) e Sanremo. Le strutture sono state soppresse a settembre 2013. Orlando all’epoca era ministro dell’Ambiente del governo Letta che lo decise, ma lui alla Giustizia passò il 22 febbraio 2014. I sindaci del comprensorio di Chiavari gli scrissero subito: « Non possiamo dimenticare le sue dichiarazioni a difesa del nostro tribunale durante l’intervento a Chiavari presso l’Auditorium San Francesco tenuto il 13.10.2012 e sempre a Chiavari all’Hotel Monterosa, durante la campagna elettorale, a seguito della quale oggi lei è divenuto, provvidenzialmente, ministro della Giustizia». Ma da ministro della Giustizia invece svincolò l’uso dello stabile, facendo sì che venisse usato per altri scopi e di fatto non tornasse più tribunale.
Non chiuse materialmente lui Chiavari e Sanremo, non fece nulla per riaprirli come promesso, ma altri «danni»in Liguria portano la sua firma da ministro. «Orlando è l’emblema della fotografia impietosa che inchioda i governi precedenti alle loro responsabilità in merito alla situazione carceraria in Liguria», è l’affondo del capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione, Stefano Balleari, a margine della visita presso i carceri di Marassi, Pontedecimo e Chiavari, insieme ai vertici del sindacato Sappe -. Il riferimento, è rivolto alle chiusure del carcere Sant’Agostino di Savona (gennaio 2016), del provveditorato regionale penitenziario di Genova e della Centrale Operativa regionale della Polizia Penitenziaria, volute da Orlando da Ministro della Giustizia. Quelli sì, tutti atti firmati da Orlando ministro della Giustizia. Le cose fatte «per bene» per la Liguria.
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