"Ho fatto la cosa giusta per me e per la mia famiglia"

Le riflessioni dell'ex presidente della Liguria, Giovanni Toti, dopo il patteggiamento: "Purtroppo neppure la lezione ligure ha indignato a sufficienza la politica per innescare un cambiamento"

15/09/2024
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Giovanni Toti
«In giornate come queste torni a casa, ti guardi allo specchio e ti chiedi se hai fatto la cosa giusta», così l’altra sera, l’ex presidente della Regione Giovanni Toti, dopo una lunga giornata all’inizio della quale ha comunicato di aver concordato con la procura di Genova il patteggiamento a 2 anni, ha voluto condividere su Facebook i propri pensieri. «Credo proprio di sì, per tutti: per me stesso, la mia famiglia, la mia parte politica, Marco Bucci che ora può correre e vincere la sua sfida, per chi ha lavorato al mio fianco ed è candidato e porterà avanti con orgoglio questi nove anni di buon governo. Ogni accordo che si fa suscita due sentimenti contrastanti: l’amarezza di non aver combattuto fino in fondo per le proprie ragioni e la soddisfazione di vederne riconosciute comunque una gran parte. Oggi i magistrati hanno riconosciuto che non ho preso un euro da nessuno per me stesso e che tutte le pratiche di cui mi sono interessato erano legittime e legali. Dopo quasi quattro anni di intercettazioni, filmati, pedinamenti, controlli, dopo tre mesi di domicialiari che hanno portato a nuove elezioni, non esisteva quella sentina del male con cui la Regione Liguria è stata indentificata da certa stampa per odio politico.... Io continuo a considerare le imprese che investono una risorsa, infatti la Liguria in questi nove anni è cresciuta. E continuo a ritenere chi finanzia la politica un cittadino attento al proprio territorio, anche se chiede, giustamente, che le pratiche corrano veloci. E credo anche che lo scontro non sia tra Toti e i magistrati di Genova, ma tra una politica ipocrita che ha approvato e applaudito leggi morali, anzi moraliste e i pochi che credono in una democrazia liberale dove le persone vengono giudicate sui fatti e non sui pregiudizi. Purtroppo neppure la lezione ligure ha indignato a sufficienza la politica per innescare un cambiamento. Chi oggi sussurra che si poteva tenere duro e andare fino in fondo con venti anni di processi, fa spesso parte di coloro che non ho sentito esprimere mezzo giudizio su quanto accaduto questa estate. Senza ricordare che grazie a quella politica che ha conquistato la fiducia delle imprese e contributi economici indispensabili per la vita pubblica, magari occupa la poltrona da cui ritiene di poter dare buoni consigli. Il vero nemico della politica non è la magistratura, ma la politica stessa che ha costruito la gabbia in cui si è rinchiusa. Io per provare a cambiare questa politica ho fatto quanto potevo e ho pagato di persona.... Se al mugugno sommesso, o peggio, al sorriso a mezza bocca di chi spera di prendere il posto dell’inquisito di turno non subentrerà il coraggio di cambiare allora… avanti il prossimo, come dice una nota canzone, gli lascio il posto mio». Dal punto di vista pratico, Giovanni Toti potrebbe iniziare i lavori di pubblica utilità già a novembre una volta superati i passaggi tecnici del patteggiamento. Il giudice non ha ancora fissato la data dell’udienza in cui deciderà se accogliere o meno la proposta. Con ogni probabilità sarà celebrata entro fine settembre. A quel punto il gip avrà due strade. Potrà ritenere congrua la pena concordata con i pubblici ministeri e, trascorsi 30 giorni, la condanna andrà in giudicato. Già il giorno dopo l’ex presidente potrà presentarsi nel luogo scelto per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità. La seconda strada, che appare assai meno probabile visto che i pm Luca Monteverde e Federico Manotti hanno dato il parere positivo, sarebbe quella di una sorta di rigetto del patteggiamento e la difesa potrebbe anche chiedere il processo abbreviato pure se fuori termine. A proporre i lavori socialmente utili è stato lo stesso Toti. Avrebbe potuto aspettare il passaggio in giudicato e chiedere a quel punto solo l’affidamento in prova che avrebbe comportato limitazioni in più come il rientro a casa entro le 23 o i controlli delle forze dell’ordine. Intanto, però, è stato disposto l’obbligo di rimanere in Italia per la durata dei lavori socialmente utili.
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