Salute mentale: 11.930 pazienti in cura a Genova, 2mila in più del 2023

Intervista alla dottoressa Daniela Malagamba, direttore della Salute Mentale, Distretto 8 di Asl3

Monica Bottino 14/10/2024
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Nei primi sei mesi del 2024 i pazienti in cura nei Centri di Salute Mentale della Asl3 genovese sono stati 11.930, oltre 2mila in più dello stesso periodo del 2023 e quasi 3mila in più dell’anno ancora precedente, il 2022. Un incremento che deve far riflettere sull’importanza della salute mentale nella programmazione sanitaria, per la distribuzione di fondi e l’implementazione delle prestazioni. «È evidente anche dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità: il 6% della popolazione adulta ha problemi di salute mentale, con una punta significativa nella fascia 18-34 anni», spiega la dottoressa Daniela Malagamba direttore della Salute Mentale Distretto 8 di Asl3. «Non solo - aggiunge la dottoressa - si prevede che entro il 2030 i disturbi di salute mentale arrivino a superare per incidenza le patologie cardiovascolari», diventando un problema sociale oltre che sanitario.
È ormai assodato che  patologie come ansia o depressione, nelle varie forme più o meno gravi, siano malattie organiche e come tali vadano curate: chi è vicino a un malato di questo genere non gli può dire fatti forza, mettici un po’ di buona volontà...
«Esatto, lo stigma legato alla salute mentale che etichetta il depresso come colui che non ha voglia di fare nulla, che si lascia andare, oggi non deve più essere accettato: la patologia va curata e oggi possiamo avvalerci di una psichiatria di precisione, con terapie che vengono formulate per ogni paziente come si farebbe un abito su misura. Bisogna sapere che in altri Paesi i finanziamenti per la salute mentale sono significativi, ma ciò non avviene in Italia, dove viene stanziato solo il 3-4% del fondo sanitario. Poco, facendo per esempio un confronto con la Germania dove alla salute mentale va il 12%. Inoltre nell’opinione pubblica si tende ancora a colpevolizzare il malato come se egli stesso avesse un ruolo nel controllare la malattia. Un ruolo che non ha».
Quali sono le cause di queste patologie?
«Esiste una vulnerabilità genetica, ma la malattia può scatenarsi o meno a seconda degli stili di vita, dell’ambiente, del verificarsi di eventi stressanti come separazioni, lutti, perdita del lavoro. Non tutti i pazienti a rischio, comunque, sviluppano la malattia».
Come arrivano i pazienti da voi?
«Abbiamo una collaborazione con i medici di famiglia, con i quali abbiamo attivato anche un servizio di consulenza. Inoltre si può arrivare con accesso diretto abbastanza velocemente tramite la prenotazione di una visita psichiatrica, mentre la visita con lo psicologo è considerata meno urgente e si può differire nel tempo. Se c’è un’urgenza il paziente non aspetta. Il Dipartimento ha sei strutture complesse, seguiamo i pazienti nel tempo a seconda del grado di malattia, che può andare da forme lievi che possono essere affrontate solo con il supporto psicologico, a quelle più gravi come la depressione bipolare o quella resistente, per le quali devono essere messi a punto protocolli su misura, come dicevamo».
I dati indicano un aumento considerevole di pazienti dopo la pandemia Covid...
«Sì, la pandemia ha provocato una grande sofferenza anche in termini di salute mentale, sono emersi pazienti che fino a quel momento non si erano manifestati: diciamo che prima vedevamo solo la punta dell’iceberg, adesso vediamo quanto gigantesco sia. Un fenomeno che va affrontato perché sia chiaro che non c’è salute senza salute mentale».
Seguite anche molti pazienti giovani, talvolta poco più che maggiorenni. Quanto influisce il consumo di alcol e droga sul benessere mentale?
«Moltissimo, influisce moltissimo. È assodato che l’utilizzo di sostanze, le dipendenze da alcol e droghe, anticipano l’esordio di disturbi psichiatrici. La cannabis non è affatto innocua come qualcuno crede, dipende da quali dosaggi di sostanza psicotropa contiene. Dal 2005 nel nostro ambulatorio seguiamo anche giovani dai 17-18 anni di età ed è importante il coinvolgimento delle famiglie, per le quali abbiamo un servizio dedicato. Pensiamo, per esempio, ai disturbi dello spettro autistico, che non guariscono, e dunque le famiglie vanno aiutate e supportate sempre».
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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