Traffico internazionale di stupefacenti. Con questa accusa i carabinieri hanno arrestato un portuale genovese di 35 anni.
L’uomo, dipendente della società “Spinelli”, è finito in carcere su ordine del gip del Tribunale di Genova, che ha accolto la richiesta della procura sulla base degli elementi raccolti dai militari.
Il suo nome è emerso nel corso dell’indagine scattata dopo il sequestro, avvenuto a febbraio del 2024, di 145 chili di cocaina nascosti in quattro borsoni all’interno di un container nel porto. In quell’occasione erano già stati arrestati due italiani di 50 e 60 anni, fermati mentre tentavano di prelevare il carico a bordo di una Fiat Panda rossa. Dopo un tentativo di fuga – durante il quale avevano anche speronato un’auto dei militari – uno era stato bloccato sul posto, l’altro dopo un breve inseguimento a piedi.
Le indagini successive hanno permesso di ricostruire il ruolo del portuale, che avrebbe fornito supporto logistico ai due, accompagnandoli in un sopralluogo all’interno del porto, indicando i punti di accesso e fuga, consegnando un badge per entrare nell’area riservata e segnalando via messaggio il momento giusto per agire. Secondo gli inquirenti, per il suo aiuto avrebbe dovuto ricevere 100 mila euro.
Determinanti, per incastrarlo, anche le chat su telefoni criptati analizzati dalla sezione Cyber dei Carabinieri. In quelle conversazioni, l’uomo si nascondeva dietro a un nickname. Ora si trova in carcere con l’accusa di aver facilitato l’ingresso e i movimenti dei trafficanti nell’area portuale.