Uno pensa all’uso di Google Traduttore e si immagina all’estero, alla prese con una lingua sconosciuta. Chi mastica un po’ d’inglese può sperare di cavarsela quasi sempre. L’alternativa è smanettare sul motore di ricerca e provare a leggere quel che propone l’intelligenza artificiale, o al massimo far vedere lo schermo con la traduzione all’interlocutore. Ecco, non fatelo in Liguria.
Se vi trovaste per caso a parlare con un vecchio genovese che parla solo dialetto, o se anche solo aveste voglia di fare i fighi e sfoggiare una frase a effetto per mascherare un po’ di «forestaggine», evitate il trucchetto del cellulare. Non solo la pronuncia farebbe rabbrividire producendo esattamente l’effetto contrario e fighi non lo sembrereste affatto. Soprattutto rischiereste di non farvi neppure capire.
Troppo severi? Qualche errorino ogni tanto ci sta? Magari. Provate a chiedere la cosa più banale, scontata, al limite dello stereotipo. «Mi compri un po’ di focaccia col bordo?». Secondo Google dovreste dire:«Comprame quarche focaccia co-o bordo». Potrebbe essere un giochino da settimana enigmistica, tipo trova le differenze. Per la frase corretta è «Ti te m’accatti (omissis) de fugassa inte l’oexin».
L’omissis è per chiarire che già solo il concetto di «un po’», in genovese sfugge a qualsiasi intelligenza artificiale, persino se avesse il QI 200 volte superiore a quello di Einstein. In questo caso «un po’» si può tradurre in mille modi che rendono già più definito il concetto, da «un stissin» o «un tochetto», fino a «una slerfa», l’unità di misura della focaccia prende una pagina intera di vocabolario. Il fatto è che neppure focaccia è tradotta bene. Figurarsi che Google dovrebbe anche mettersi a spiegare che per pronunciare bene «fugassa», la «u» quasi non si deve sentire, e semmai al massimo con una lieve inflessione tendente alla «i». Sì, perché quando il sistema automatico prova persino a scrivere le parole in dialetto allo scopo di renderle quasi simili alla fonetica corretta si sconfina nel disastro.
Si può pensare che tutto questo sia un’esagerazione. Invece no, la cosa è seria. Molto. al punto che l’argomento è diventato oggetto di un’interrogazione in consiglio regionale ligure. L’ha presentata Sonia Viale, già sottosegretario al Ministero degli Interni e vicepresidente della prima giunta regionale di Toti. «Pur comprendendo l’importanza che le hanno attribuito ponendola all’interno di in un traduttore automatico usatissimo, che in questo modo valorizza le nostre tradizioni locali, non si possono però non notare i tanti errori di traduzione del sistema, sia nella grafia delle parole, che non ne rispetta la pronuncia, che nell’uso di termini inesistenti e che vengono introdotti deliberatamente per deliranti motivi etimologici, come ad esempio: deqixon, satisfaqion, exerqito, ecc... - spiega l’esponente della Lega -. La ‘lingua ligure’ è ricca di espressioni idiomatiche che spesso non hanno traduzioni letterali e che richiedono una comprensione culturale che i traduttori automatici potrebbero non avere. Se si prova a inserire nell’applicazione frasi in Italiano da tradurre in Ligure, vengono fuori traduzioni inventate o in una lingua che nessuno ha mai parlato in Liguria. Il rischio è che molti amanti della ‘lingua ligure’ utilizzino il traduttore senza sapere che queste traduzioni sono scorrette e che vadano a diffondere un idioma mai parlato creando un danno culturale irreparabile al nostro territorio, alle nostre comunità e alle nostre tradizioni. Visto che ci sono ampi margini di miglioramento, si potrebbe valorizzare il lavoro svolto dalle associazioni culturali liguri nei numerosi dizionari della nostra regione Italiano-Zeneize, che sarebbero una base perfetta per l’applicazione. Per questo ho depositato un’interrogazione in Consiglio regionale dove chiedo alla Regione quali azioni si intendano intraprendere per tutelare la nostra cultura dalla scorretta traduzione che ne fa l’applicazione e per segnalare a Google il possibile utilizzo dei nostri dizionari e di una grafia coerente».
Questo per chi pensa che un po’, pardon un tochetto de fugassa, sia solo un po’ di focaccia. Ci mancava solo che la traducesse «pizza bianca» e a quel punto in Liguria avrebbero tutti cambiato motore di ricerca.