Ex Ilva, Genova ancora bloccata «Senza risposte andiamo avanti»

Giornata infernale per il traffico, autostrada e Aurelia interrotte. «No al ciclo corto», cortei e proteste

Vittorio Magni 03/12/2025
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La protesta dei lavoratori si è allargata fino ad arrivare all’autostrada e all’aeroporto
Genova ieri si è fermata. Nel secondo giorno consecutivo di sciopero dei lavoratori dell’ex Ilva, la città è diventata un grande nodo bloccato, con traffico in tilt, quartieri isolati e collegamenti interrotti. Una mobilitazione carica di tensione e frustrazione, che ha mostrato quanto la siderurgia genovese sia arrivata al capolinea dell’attesa.
A Cornigliano il presidio è proseguito tutta la notte. All’alba gli operai sono tornati a marciare verso piazza Massena, dove si sono uniti ai lavoratori di Ansaldo e ai delegati Fincantieri in un fronte compatto dell’industria genovese. Una protesta che chiedeva, con fermezza, risposte non più rinviabili.
Il corteo ha raggiunto l’aeroporto Cristoforo Colombo, dove una grande pala meccanica è stata posizionata davanti alle partenze, bloccando l’accesso e dando il segno della durezza dello scontro. Poi la svolta: centinaia di lavoratori hanno fatto ingresso in autostrada dal casello di Genova Aeroporto. La benna, diventata simbolo della mobilitazione, ha guidato l’ingresso in A10 fino alla galleria e al Ponte Genova-San Giorgio. Lì si è tenuta un’assemblea spontanea, gesto carico di valore simbolico in un luogo segnato dal crollo del Morandi e dalla rinascita della città.
Nel frattempo Genova affrontava un pomeriggio di viabilità al limite della gestione. La chiusura dei tratti autostradali tra Genova Prà e A7 e tra l’allacciamento e Pegli ha generato code fino ad Arenzano sulla A10, a Masone sulla A26 e a Bolzaneto sulla A7. In città, via Cornigliano, via Siffredi, piazza Savio e tutta la Guido Rossa sono rimaste chiuse in entrambe le direzioni, isolando la delegazione. L’unico passaggio possibile era via Borzoli, subito congestionata.
Nel primo pomeriggio il corteo è uscito dall’autostrada a Genova Ovest per fare ritorno al presidio, mentre cresceva l’attesa per il confronto tra il commissario di Acciaierie d’Italia Giancarlo Quaranta e il sindaco e governatore Marco Bucci, chiamato a chiarire i volumi produttivi fino a febbraio. I lavoratori hanno già avvertito: senza risposte adeguate, torneranno in strada.
In Consiglio regionale, toni netti. L’aula ha ribadito la centralità dello stabilimento di Cornigliano per la Liguria e per il sistema siderurgico nazionale, chiedendo al Governo un cambio di passo dopo un anno senza un piano industriale credibile. Per l’assemblea è necessario coinvolgere i grandi player pubblici, così da restituire solidità e prospettiva al comparto.
Il fronte sindacale nazionale ha intanto sollecitato una convocazione urgente a Palazzo Chigi, denunciando il rischio che il «ciclo corto» diventi una dismissione mascherata. Anche Federmanager Liguria ha richiamato l’insostenibilità di un modello dipendente da Taranto e la necessità di un piano specifico per il Nord. Dalle strade e dalle istituzioni è arrivato un segnale chiaro: la Liguria non può più permettersi rinvii. Cornigliano ha bisogno di una prospettiva industriale definita e credibile. La paralisi della città lo ha ricordato con forza: ora servono risposte concrete.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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