E' iniziato il dopo Toti. Rixi per la continuità, sinistra senza idee e nomi

Le dimissioni del presidente della Regione Liguria aprono al voto entro il 20 ottobre. E un mese prima occorre avere depositato liste e programmi

Diego Pistacchi 26/07/2024
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Giovanni Toti
«Con questa mia rassegno dimissioni irrevocabili da presidente della giunta regionale della Liguria». Il secondo mandato di Giovanni Toti alla presidenza della Liguria si conclude alle 10.40 È una lettera scritta di pugno dal governatore a interrompere con un anno di anticipo l’avventura, una missiva consegnata dall’assessore Giacomo Giampedrone al vice presidente facente funzioni, Alessandro Piana e al presidente del consiglio Gianmarco Medusei.
Tocca proprio a chi lo ha sostituito in questi tre mesi di arresto scegliere ora la data per mandare al voto i liguri. Che sarà certamente entro il 20 ottobre, in quanto lo statuto della Regione prevede che in caso di dimissioni del presidente si convochino i comizi entro 90 giorni. Già la data del 27 e 28 ottobre andrebbe oltre. E non è un dettaglio. Perché non prima del 27 potranno tenersi le elezioni in Umbria, che probabilmente verranno accorpate a quelle dell’Emilia Romagna, fissate per il 17 e 18 novembre a seguito delle dimissioni di Stefano Bonaccini. La Liguria, contrariamente a quanto sperava la sinistra, non andrà dunque all’election day insieme ad altre regioni, in particolare a quella terra rossa che ha da sempre tenuto alta l’attenzione di tutti i partiti a livello nazionale.
Se la campagna elettorale era già iniziata nei giorni scorsi in entrambi gli schieramenti, la decisione di Toti accorcia i tempi delle scelte. La lettera, consegnata all’indomani dell’approvazione dell’assestamento di bilancio per evitare alla Regione una paralisi relativa agli investimenti in ogni settore, lascia ora alla giunta e al consiglio il compito di svolgere solo atti di ordinaria amministrazione e di non assumere decisioni di rilevanza politica. Soprattutto mette fretta alle due coalizioni. Che per prima cosa dovranno individuare un programma comune e trovare un candidato.
Per quanto possa sembrare strano, al momento le cose sono molto più facili nel centrodestra. Il programma è di fatto già scritto, perché dopo le dimissioni di Toti, tutti i componenti della maggioranza hanno voluto sottolineare il lavoro fatto in Liguria, il successo per avere risollevato una regione condannata al declino. Continuare nel solco di questi nove anni, con solo eventuali piccoli aggiornamenti è quindi il più facile dei programmi condivisi da tutti i partiti, ma anche da quella Lista Toti che proprio in vista del voto, ha già abbandonato il nome di «Cambiamo con Toti Presidente» per essere pronta alla compilazione della lista.
Il nome del candidato presidente non è ancora ufficializzato, ma tutto sembra convergere al momento su Edoardo Rixi, numero uno della Lega in Liguria, vice ministro e braccio destro di Matteo Salvini. Le sue timide frenate iniziali alla candidatura sembrano già superate. Un accordo anche nazionale, permetterebbe a Fratelli d’Italia di governare il Veneto con un proprio esponente al termine del mandato di Luca Zaia. E la Lega guiderebbe la Liguria. L’alternativa, al momento, è quella di un candidato non espressione dei partiti ufficiali, ma di centro e con riconosciuta esperienza politica, capace di andare a conquistare tutti i voti degli indecisi. Insomma, ci sono già due soluzioni di livello pronte.
Proprio al centro si giocano invece le grandi difficoltà dell’opposizione. Da un lato arriva la conferma direttamente da Matteo Renzi che Italia Viva sceglierà il campo della sinistra. Il leader dall’ex fiuto straordinario, ultimamente non ha azzeccato una scelta né una previsione, ma soprattutto si troverà ad affrontare un campo più minato che largo. Proprio a livello programmatico sarà dura sostenere le linee di Linea Condivisa o di Verdi Sinistra, di Ferruccio Sansa o di Andrea Orlando. 
Già, Orlando. Finora l’unico autocandidato del Pd non mette tutti d’accordo neppure nel suo partito, figurarsi all’esterno. L’ex ministro è stato più volte costretto a ribadire che la sua candidatura è «a disposizione» e che «se c’è qualcuno di meglio» è pronto al passo indietro. Se gli esponenti di Italia Viva hanno iniziato le grandi manovre per smarcarsi dal centrodestra in Comune a Genova (improvvisamente hanno avuto tutti urgenti motivi di lavoro capigruppo e presidenti di commissione che hanno lasciato l’incarico a nome della Lista Civica di Marco Bucci, Vince Genova), Azione riesce ad avere più posizioni diverse che elettori. Carlo Calenda, il leader, non ha mai voluto aderire alla richiesta di dimissioni di Toti per via giudiziaria e non ha partecipato alla piazza forcaiola con EllySchlein. Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, evitandosi la figuraccia di un palco con davanti poche centinaia di persone. I suoi esponenti locali, Cristina Lodi e Pippo Rossetti, hanno digerito a malincuore questa posizione o l’hanno disattesa. Ora si ritrovano più liberi di aderire al mucchione del centrosinistra. Ma già ha fatto sapere che non ci starà un autorevole esponente del partito. Enrico Costa, liberale vero e non a corrente alternata, ha fatto sapere tramite «X» che «i partiti del campo largo non vanno d’accordo su nulla, tranne che su un punto: abbattere l’avversario per via giudiziaria. Chi ci si allea condivide questo schema». Inutile dire che il «chi» non è certo lui. Intanto il tempo stringe, per il programma e il candidato. Oggi sono 85 giorni massimo al voto. Non più di 55 alla presentazione di candidati, liste e programmi.
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