Calenda attacca il Pd ligure: "Sullo yacht di Spinelli, ma graziato dai pm"
Il leader di Azione sempre meno convinto di un accordo con il centrosinistra in vista del voto
Diego Pistacchi 07/08/2024
L'incontro tra Toti, Salvini e Rixi
Carlo Calenda sta con il centrosinistra in Liguria.
«Ma solo se non è una coalizione di giustizialisti». C’è Ferruccio Sansa, ci sono i grillini, ci sono tutti quelli che erano in piazza all’ombra dell’ultimo sole per invocare le dimissioni dell’indagato Toti. Faccia un po’ lui.
«Ok, ma solo se puntiamo sulle infrastrutture». Come sopra: ci sono quelli delle analisi costi/benefici, della mobilità coi monopattini e del ponte Morandi da ricostruire per fare i pic-nic con le famiglie. Rifaccia un po’ lui.
Carlo Calenda il suo sì al centrosinistra in Liguria l’ha annunciato qualche giorno fa, forse più per compiacere chi da Genova un giorno sì e l’altro anche lo tempesta dicendo che l’opera di Toti l’è tutta sbagliata (Pippo Rossetti) e l’azione di Bucci (Cristina Lodi) l’è tutta da rifare. Ma da allora ha cambiato andatura e sembra affrontare il Pordoi con un rapporto da discesa: se non si è fermato, sta scivolando all’indietro tornante dopo tornante, a partire dai complimenti alla giunta comunale di Genova che - se ne farà una ragione la consigliera di opposizione entrata in Azione - vengono confermati quasi quotidianamente.
Ancora ieri ad Agorà Estate, su Rai Tre, non si è messo certo in testa al gruppo sinistro per «tirare» il suo sedicente capitano Andrea Orlando. «Noi dobbiamo cercare un’alleanza e la cercheremo ovviamente partendo dalle opposizioni, ma non accetteremo un’agenda giustizialista, perché quel problema del porto ce l’aveva anche il Pd prima, ma è stato graziato dalla magistratura, non ci andava solo Toti sulla barca e lo sapete benissimo». Mica male come base per costruire un’alleanza di governo. Prima ancora di iniziare a parlare con i grillini di cantieri, di Gronda, di tunnel e di Skymetro.
Dal centro non arrivano certo slanci amorosi per la gioiosa macchina da guerra che sta cercando di mettere insieme Orlando, già in difficoltà a convincere i tutti i suoi. Anche Renzi, avendo detto di stare a sinistra, significa che sta valutando il modo per uscire dal gruppo.
Ma se il centrosinistra non è pronto, le grandi manovre dalla parte opposta sono iniziate di fatto ieri. Perché, come annunciato, erano legate ai primi incontri da uomo libero dell’ex governatore Giovanni Toti. Che ieri ha incontrato a Roma i vertici di tutti i partiti della coalizione. Tutti, contrariamente a quanto maliziosamente ipotizzato da chi aveva parlato di esclusione di Forza Italia. Se Toti si è confrontato a tu per tu anche con l’azzurro Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, uno che nel partito un peso ce l’ha eccome, il leader (nonché vice premier) Antonio Tajani ha ribadito la posizione di Forza Italia sulla vicenda che ha coinvolto Toti. Non certo per scaricare l’alleato, anzi: «Trovo singolare che si faccia un processo durante le elezioni - ha sottolineato alludendo alla data di inizio del rito immediato deciso dal gip -. Mi lascia perplesso, così si tenta di condizionare un voto quando credo che la stragrande maggioranza dei magistrati italiani avrebbe fatto scelte diverse da quanto avvenuto in Liguria. Tra l’altro il candidato avversario è l’ex ministro della Giustizia. È tutto un po’ troppo politicizzato, condivido le parole del ministro Carlo Nordio. E se Toti viene assolto che succede? Viene chiamato e rimesso a fare il governatore? Una parte minoritaria della magistratura non può sostituirsi alla politica, chi guida le istituzioni viene eletto dal popolo, non ha vinto un concorso».
E Toti? L’ex governatore ha iniziato a tessere la tela per il nome del suo successore. Il nome del centrodestra, nonostante tutto, è come è sempre stato lo stesso:Edoardo Rixi. Lo abbiamo sempre sostenuto su queste pagine. Il viceministro aveva declinato l’invito, ma nei suoi confronti il pressing della coalizione è sempre stato fortissimo. E di questo hanno parlato ieri, nel primo incontro romano, Toti e Matteo Salvini proprio alla presenza del massimo esponente leghista in Liguria. Del leader nazionale del Carroccio, l’ex governatore ha subito sposato la proposta che porterebbe a salvaguardare la continuità delle istituzioni dal condizionamento dei processi: «Credo che le immunità della politica siano calate oltre ogni limite - ha spiegato Toti dopo aver incontrato Maurizio Lupi e Ilaria Cavo alla sede del gruppo di Noi Moderati -. Seguendo un certo populismo e giustizialismo si ritiene che chi fa politica abbia privilegi in sé, ma in realtà sono privilegi del potere popolare che li rappresenta. Credo quindi non solo che servirebbe un allargamento delle immunità, dai parlamentari ai ministri, ma questo vale anche per sindaci e governatori, come del resto la nostra divisione dei poteri e la nostra legislazione prevedevano prima di Mani pulite». Una proposta che ovviamente non varrebbe più per lui ma che potrebbe aiutare lo stesso Rixi, o chi in alternativa a lui, ad accettare un ruolo che non sembra più ambitissimo». Quella che sarebbe una scelta di perfetta continuità con Toti è sottolineata indirettamente dallo stesso viceministro:«La Liguria ha registrato nell’ultimo triennio una crescita record, oltre la media nazionale in diversi settori chiave, con passi avanti da gigante in termini di investimenti e nuove opere. Un patrimonio che non può essere disperso».
Come scritto su queste colonne in tempi non sospetti all’indomani delle dimissioni del governatore, il centrodestra ha in Rixi la soluzione che piace a tutti e rappresenta assoluta garanzia di competenza e continuità. Ma le stesse caratteristiche le possono vantare anche le alternative che la coalizione ha già individuato. Il rischio di restare con il cerino in mano non sembra proprio esserci. A parte le cortine fumogene sui candidati «civici» (che se realmente estranei ad esperienze amministrative non farebbero a tempo a formarsi in vista di una campagna elettorale tanto breve quanto velenosa), il centrodestra ha immaginato di dare spazio a chi è cresciuto nel solco dei due uomini di punta (Toti e Bucci) che hanno cambiato il volto della Liguria e di Genova. Per questo i nomi di Ilaria Cavo, Giacomo Giampedrone, Pietro Piciocchi e Marco Scajola - rigorosamente in ordine alfabetico - rappresentano una assoluta garanzia di scelta in caso di ripetuto «no» da parte di Rixi.
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