Guerra di numeri (e tra poveri) sugli sfratti

Ape Confedilizia contesta le cifre diffuse dal Sunia: "Molti provvedimenti non eseguiti che si accumulano"

Diego Pistacchi 31/08/2024
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Proteste contro gli sfratti
E' sfida di numeri sugli sfratti. Un problema mai risolto che riaffiora insieme alla dura realtà di quella che il più delle volte è una guerra tra poveri, nonostante ci sia chi preferisce presentarla come l’egoismo di ricchi possessori di case contro la miseria degli inquilini.
Pochi giorni fa il caso di una novantenne, invalida al 100% che vive con la figlia disoccupata e che rischiava di essere messa fuori casa dalla forza pubblica, è rientrato. Ma ha offerto l’occasione per un dibattito dal sapore della lotta di classe. Il Sunia, il sindacato degli inquilini, ha diffuso numeri allarmanti sulla quantità di procedure di sfratto avviate e soprattutto di quelle portate a termine. Ieri è arrivata la risposta di Ape Confedilizia, l’associazione dei proprietari di case, che contesta i dati, portando quelli ufficiali del ministero, sulla base delle comunicazioni della Prefettura, organo titolato a gestire le pratiche.
Il motivo di «confusione» è sia territoriale, sia semantico. Intanto quando si parla di  «oltre 700 sfratti già eseguiti a Genova e altri 2500 in attesa» va chiarito che i numeri sono forniti su base provinciale e non cittadina. In secondo luogo le cifre non sono, come potrebbe sembrare, legate all’aggiornamento in tempo reale, o almeno per la prima metà di questo 2024. Sono più o meno (rispettivamente 747 e 1.471) riferiti a tutto il 2022, ultimo anno di cui sono disponibili cifre reali e per l’appunto relative all’intera provincia. Inoltre 2.471 sono le richieste di esecuzione di sfratto presentate, nello stesso anno sono stati 783 i provvedimenti realmente emessi dall’autorità giudiziaria e, per l’appunto, 747 quelli eseguiti.
Ape Confedilizia interviene per spiegare anche come di formano cifre tanto alte e difende l’operato della Prefettura, accusata dal Sunia di «sfuggire» il problema. «La Prefettura fa e deve fare il suo dovere - chiarisce subito la nota dell’associazione guidata da Vincenzo Nasini -. Stiamo parlando di sfratti per morosità grave, più volte prorogati con grave danno per i proprietari.Se non vengono eseguiti, gli sfratti si accumulano e alla fine si incrementa il loro numero».
La situazione è certamente seria e dagli anni del Covid ha subito un’accelerazione. Gli stessi proprietari sono spesso persone che vivono grazie al modesto introito degli affitti di immobili che rappresentano solo un costo quando non danno frutto. Sul fronte opposto ci sono gli inquilini che in molti casi, al netto di situazioni dolose che pure non mancano, sono famiglie il cui reddito non basta mai. Il caso della novantenne invalida è stato temporaneamente risolto dal Comune di Genova che, con il vice sindaco Pietro Piciocchi, ha attinto al fondo morosità incolpevole e assicurato alcune rette, dilazionando i tempi dello sfratto per cercare intanto una soluzione abitativa alla donna e alla figlia. Regione Liguria quest’anno, per la prima volta, ha finanziato interamente senza contributi statali un fondo per il sostegno agli affitti, destinando ingenti risorse ai vari Comuni. L’assessore Marco Scajola ha messo a disposizione di 23 enti del territorio un totale di 1,7 milioni destinati a famiglie ritenute bisognose di un contributo per il pagamento della pigione. A Genova sono andati 500mila euro di questo fondo, ma i rappresentanti degli inquilini non ci stanno, «Solo nel capoluogo servirebbero 6 milioni», tuona Stefano Salvetti del sindacato Sicet. Ma un conto è un contributo per aiutare chi non ce la fa e vorrebbe pagare, altro è far fronte all’intera quota dei contratti di locazione che danno vita a situazioni di morosità. Resta alta anche la richiesta di case popolari, con molte famiglie in attesa di rientrare nelle graduatorie, ma questo è un altro problema, fortemente condizionato da un patrimonio dell’Arte che nei decenni passati è stato ridotto da cartolarizzazioni per coprire i disavanzi della sanità.
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