Banco BPM: «L’offerta di Unicredit ci impoverisce»

Secondo l’ops nel Novarese Banco BPM praticamente sparirebbe e i sindaci esprimono un netto no

10/06/2025
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Altro che Banco Popolare. Altro che “Banca Popolare di Novara” di un tempo. Con l’eventuale acquisizione di Unicredit a Novara e provincia potrebbero rimanere 4 sportelli. E basta. Alla faccia della relazione con il cliente, dell’ascolto, dell’analisi su come aiutarli. E della banca del territorio. Non ne rimarrebbe più neanche lo spot.
Dati alla mano, il piano presentato all’antitrust europea prevede la dismissione nel novarese di 28 sedi su 32. Non va meglio nel resto del nord Piemonte: nel Verbano Cusio Ossola, dove oggi ci sono 14 filiali, se ne salverebbero 11. Nel vercellese delle attuali 18 ne rimarrebbero 14 mentre su Alessandria delle 30 ne resterebbero 14.
Forti le reazioni. A partire dal sindaco di Novara, Alessandro Canelli, che parla di una vera e propria «sciagura». Spiegando: «Mai avrei immaginato uno scenario simile, una prospettiva da scongiurare su tutta la linea». Preoccupato anche Fabio Ravanelli, presidente della Camera di Commercio, imprenditore alla guida del gruppo Mirato a Landiona e presidente di Banca Aletti: «Bpm per il territorio è “la banca”, l’istituto che ha contribuito a fare crescere le imprese, che ha dato una mano alle famiglie e quindi rappresenta un patrimonio che va al di là del semplice aspetto finanziario». Michele Giovanardi, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale: «inutile sottolineare che il piano, se approvato e accettato, ci lascia fortemente preoccupati, come persone e come imprenditori».
Il senatore Gaetano Nastri, Fratelli d’Italia, chiederà al governo e alla Commissione europea di «valutare con estrema attenzione l’eventuale impatto sociale della fusione. Bisogna tutelare lavoratori, risparmiatori e imprese del territorio».
Domenico Rossi, in quota Pd, sottolinea invece come non possa «prevalere solo la logica del profitto e degli utili. La dimensione territoriale e quella sociale andrebbero, invece, tutelate e valorizzate. Istituti bancari che abbiano un forte radicamento e lo sguardo rivolto alla comunità sono essenziali per la crescita e lo sviluppo di una città, del suo tessuto sociale e del sistema economico-imprenditoriale».
Incredulo anche il mondo sindacale: gli esponenti di Cgil, Cisl e Uil attendono però di vedere documenti alla mano per poi intervenire.
Ora parte il conto alla rovescia. La data del 19 giugno è sempre più vicina. Quel giorno dovrà esprimersi l’antitrust dell’Unione europea. I parametri sui quali ragionare sono precisi: ogni banca può avere in ciascuna provincia una quota massima di mercato pari al 20 per cento

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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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