Automotive, sono a rischio 25 mila posti di lavoro in Italia

L’auspicio è che DongFeng Motor apra uno stabilimento, magari nell’ex Olivetti di Scarmagno

Loris Puccio Conti 10/08/2024
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Nell'anno nuovo potremo assistere a venticinquemila licenziamenti perché Stellantis e l'indotto esauriranno gli ammortizzatori sociali.

A lanciare l'allarme è Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim Cisl, che reclama anche provvedimenti, dato che ormai si è già superato il limite di tre anni della cassa di integrazione e si è già ricorso alle deroghe in molti casi.

«Abbiamo sollecitato più volte – spiega Uliano – i ministeri coinvolti, Mimit e Lavoro, ma non hanno finora dato risposte. Con tempi diversi, sono tante le aziende, oltre a Stellantis, nelle quali gli ammortizzatori finiranno nel 2025. Bisogna stanziare risorse aggiuntive».

«Il Protocollo per il settore – prosegue il segretario generale della Fim Cisl – deve affrontare tutti questi temi: ammortizzatori, formazione, ricollocazione, riconversione industriale, costi. C'è anche il tema di come accompagnare la filiera industriale. Una riunione come quella del Tavolo automotive sarebbe stata utile se avesse portato a sottoscrivere questo Protocollo. Purtroppo, dopo un anno, non è così. Penso che la situazione che abbiamo davanti nel settore sia complessa e vada approcciata in maniera sistematica, pena il fallimento».

La situazione del settore automotive è veramente complessa e siamo ormai sull’orlo del baratro.

È sempre utile ricordare come il numero di automobili costruite ogni anno in Italia ammontava a due milioni negli anni Novanta, contro le 500 mila di oggi. Nel Torinese, invece, si è passati dall'apice di un milione tra gli anni Sessanta e Settanta al record negativo di ventiduemila raggiunto nel 2019.

Nel 2021, l’azienda protagonista del settore in Italia ha poi cambiato i propri abiti, assumendo l'attuale denominazione di ‘Stellantis’, senza che però venisse invertita la rotta. Malgrado le promesse, infatti, da quell'anno fino all'aprile del 2024 si è assistito a una riduzione dei posti di lavoro del 19% in Italia. In concreto, delle 52.740 persone impiegate, 10.040 hanno perso la propria posizione.

Così, a ben vedere, le più recenti parole di Uliano non rappresentano un fulmine a ciel sereno, ma uno scontato prosieguo di una storia drammatica dalla durata trentennale.

Istituzioni, sindacati e rappresentanti dell'industria hanno provato a instaurare un Tavolo di confronto lo scorso sette agosto per arrivare a compromessi, incentivi e pianificazioni future.

Da parte del Gruppo Stellantis sono arrivate rassicurazioni di rito. «Stellantis - le parole, in tal senso, di Giuseppe Manca, responsabile delle risorse umane e relazioni industriali della holding – ha condiviso con i sindacati il piano dell'azienda per l'Italia che assegna una missione a ogni stabilimento fino alla fine del decennio».

In tal senso, il dirigente ha citato alcuni degli interventi per l'Italia: «la motorizzazione ibrida della Jeep Compass a Melfi, lo sviluppo di una Fiat 500 elettrica più competitiva e di una versione ibrida a Mirafiori - dove sono stati avviati anche l'hub di economia circolare, il plant per le trasmissione elettrificate e il Battery Technology Center - l'estensione della produzione della Fiat Panda a Pomigliano fino al 2029 e la localizzazione in Italia di due delle quattro piattaforme multi-energy, native elettriche, Stl Medium e Stl Large».

«Per quanto il mercato – la posizione, invece, di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy – abbia avuto un impulso positivo dall'introduzione dell'ecobonus, non si è verificato quell'incremento atteso di produzione in Italia. Al contrario, purtroppo, Stellantis esattamente un mese fa ha annunciato lo stop delle carrozzerie a Mirafiori dal 15 luglio fino al 25 agosto, con il ricorso a nuova cassa integrazione, così come 5 giornate di cassa tra agosto e settembre sono state annunciate anche a Pomigliano per carenza di ordinativi».

Tra divergenze e confronti, però, il Governo Meloni si guarda intorno e vaglia anche ipotesi che fino a pochi anni fa potevano essere annoverate nel genere fantascientifico.

Negli scorsi giorni si è ventilata, infatti, l'ipotesi di uno sbarco della casa automobilistica cinese Dongfeng Motor in Italia, dove intenderebbe realizzare un hub di produzione di auto elettriche per il mercato europeo.

L'ipotesi avrebbe dell'incredibile perché spezzerebbe il monopolio di Stellantis in Italia e aprirebbe nuovi mercati e nuovi sbocchi, almeno in parte, per quei venticinquemila lavoratori e lavoratrici a rischio di licenziamento.

Positiva, infatti, la reazione dei sindacati.

«Noi – le parole di Fiom Cgil – siamo favorevoli: in Italia serve un secondo produttore di autoveicoli. Speriamo che Dongfeng si insedi nel Torinese, visto che qui abbiamo tutti gli spazi necessari e abbiamo tutto l'indotto, con più di 125 anni di storia alle spalle, per garantire competenza e credibilità. L’ex Olivetti, che al momento è un sito inutilizzato, è strategico in quanto vicino all'autostrada. Se l'azienda deciderà di insediarsi in Italia va bene, ma non troverebbe tutte le condizioni che si trovano qui in Piemonte».

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