Una città scomparsa e dimenticata

Grafiasco era un antico borgo situato tra Villanova e Roccaforte Mondovì

Alessandro Marini 03/11/2024
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A fianco la paurosa alluvione del 1994 di cui ricorre in questi giorni il trentennale. Un’alluvione simile avrebbe spazzato via il borgo di Grafiasco
Tra una settimana ricorreranno i trent’anni da uno degli eventi che ha maggiormente sconvolto la comunità cuneese dal dopo guerra ad oggi: l’alluvione del Tanaro del 1994. Come la maggior parte dei nostri lettori saprà, le piogge torrenziali cadute dal 4 al 6 novembre1994, causarono l’esondazione dei fiumi Tanaro e Po in diversi punti delle province di Cuneo, Torino, Asti e Alessandria. L’alluvione provocò la morte di 69 persone e migliaia di sfollati, oltre ad ingentissimi danni a numerose infrastrutture.
Tuttavia, visto che non è vero che «una volta si stava meglio», in passato lo straripamento di un corso d’acqua poteva letteralmente spazzare via un centro abitato di modeste dimensioni.
Probabilmente, un’esondazione è proprio ciò che distrusse l’antico borgo di Grafiasco, cancellandolo dalle mappe. Dell’abitato si sa solo che sorgeva tra le attuali cittadine di Villanova e Roccaforte Mondovì,.
Il prete Pietro Nallino nell’opera «Il Corso del Fiume Ellero» lo descrive così:
«Alla distanza meno di un miglio da Roccaforte, a sinistra, ai piedi di un alto monte scosceso si trovano alcune case (ora vi sono alcune fornaci da calce) e più in alto una cappella. Sulla sponda destra del fiume, poco più in giù vicino a una piccola cappella, si vedono altre poche case. Queste o quelle, o piuttosto le une e le altre, sono un tenue avanzo dell’antica Grafiasco, diviso probabilmente in epoca posteriore dal fiume, che più di cento anni fa, scorreva presso il monte dalla parte destra, come ho appreso da persone anziane, che lo avevano appreso dai loro maggiori.
Non vi è alcun dubbio che la villa di Grafiasco fosse situata nel luogo sopra descritto, perché nel diploma dell’imperatore Ottone essendo nominata tra Villanova e Roccaforte, non si conosce altro indizio, nè al piano, nè al monte, che possa indicarci una villa, che ha perduto persino l’antico nome. A mio avviso la totale distruzione di questa villa, più che alla fatalità dei tempi passati, è da attribuire al cambiamento del corso del fiume Ellero.»
 
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