Specie a rischio d’estinzione

Nel 2024 il TAR ha bloccato la caccia alla pernice bianca, ma non è l’unica specie minacciata

Alessandro Marini 01/02/2025
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Quest’anno la caccia in Piemonte ha vissuto una stagione difficile tra sentenze, sospensioni e polemiche. Alla fine, però, con la sentenza del 6 novembre 2024 il TAR ha bloccato la caccia per la sola pernice bianca, riammettendo quelle alla moretta, alla coturnice e al fagiano di monte, evidentemente non ritenendole così minacciate. 
Tuttavia, la tutela della biodiversità è un fattore fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente in generale.
La pernice bianca, per esempio, è uno delle specie più a rischio d’estinzione di tutto l’arco alpino, ma non è la sola ad essere minacciata. Infatti, sebbene contingentata e strettamente regolamentata, è possibile cacciare il fangiano di monte, o gallo forciello, che attaulmente vive in un areale molto più ristretto rispetto al passato, tanto da essere classificato dal IUCN come aniamle in percolo di estinzione, categoria che viene subito prima del pericolo critico e quindi dell’estinzione in natura. Infatti, in Italia è possibile osservarlo in natura solo sulle Alpi, in partciolare sulle Dolomiti, sulle Alpi Marittime e sulle Retiche. Una delle cause del suo status di uccello a rischio di estinzione, è anche l’ibridazione con un suo simile, il gallo cedrone, i cui maschi si accoppiano con le femmine di fagiano di monte, dalla cui unione nasce un ibrido chiamato tetraone mezzano. 
La coturnice, invece, è diminuita, entrando nella categoria di animali prossimi alla minaccia e la causa e da ricondurre all’abbandono delle montagne. Infatti, i pascoli e i campi coltivati in altitudine, offrivano a questa specie condizioni ideali per prosperare.
Nel cuneese vivono, però, altre specie a rischio d’estinzione locale, tra cui l’orchidea “Scarpetta di Venere”, presente nel parco nazionale del Marguareis e il pesce Scazzone presente nei torrenti del parco delle Alpi Marittime. La prima è minacciata dalla rarefazione del suo habitat e dalla raccolta indiscriminata per decenni, sebbene fortunatamente oggi, come per tutte le altre orchidee italiane, la sua raccolta sia vietata. Il secondo, invece, per la regimazione dei corsi d’acqua, per l’inquinamento, per l’abbassamento delle acque dei torrenti e per l’introduzione, a fini venatori, della trota, pesce con cui è in competizione per il cibo.
 
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