Luigi Genesio Icardi: la dipendenza tecnologica influenza la salute dei più giovani

Il presidene della commissione regionale sanità parla dell’incremento dei disturbi del comportamento alimentare

Valentina Sandrone 18/04/2025
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Il malessere psicologico tra giovani e giovanissimi è purtroppo una piaga sempre più diffusa. I numeri ci parlano di un incremento considerevole soprattutto dopo i lockdown dettati dalla pandemia e, anche se ormai ne siamo fortunatamente fuori da tempo, la scia e le conseguenze di quanto patito dalle giovani generazioni continua a portare i suoi nefasti frutti di dolore.
Proprio di questo, e in particolare del rapporto tra disturbi del comportamento alimentare e dipendenza da device tecnologici, si è parlato nel convegno «Disturbi alimentari? Dipendenze digitali? L’importanza della prevenzione» tenuto da Luigi Genesio Icardi qualche giorno fa a Cuneo. 
Il presidente della commissione sanità della Regione Piemonte, da sempre vicino ai temi dei disturbi alimentari e della salute mentale, ha presentato in un’accurata e approfondita relazione dei dati che invitano tutti noi a riflettere su ciò che sta avvenendo in quelle fasce d’età che si trovano nel momento di crescita e sviluppo della vita.
Il 36° Congresso Pediatri, tenutosi nel settembre 2024, evidenzia come il suicidio sia la seconda causa di morte per persone tra i 10 e i 25 anni, il fenomeno dell’autolesionismo sia passato, dal 2019 al 2024, dal 20 al 40% come diffusione tra i minori e, stando ai dati del Pronto Soccorso Bambin Gesù di Roma, uno dei più grandi hub ospedalieri pediatrici d’Italia, il 60% degli accessi al Pronto Soccorso psichiatrico derivi da gesti autolesionistici, che sono l’anticamera del gesto anticonservativo.
Le consulenza psichiatriche, poi, sono passate dal 2013 al 2023 da 250 a 1850 all’anno, con una media di oltre 5 al giorno, e almeno il 10% dei bambini e il 18% degli adolescenti (età compresa tra i 13 e i 17 anni) soffre di un disagio mentale.
A livello piemontese la situazione non è sicuramente migliore rispetto alla media nazionale. I pazienti in età evolutiva in carico alla sanità territoriale o ambulatoriale sono aumentati del 112% tra il 2019 e il 2022 , con un aumento del 100%, dal 2018 al 2021, degli accessi al Pronto Soccorso del Regina Margherita di Torino per anoressia. Il Day Hospital Pischiatrico terapeutico ha visto, tra il 2021 e il 2023, un incremento dai 3900 ai 5300 passaggi, di cui quelli per DCA sono aumentati da 503 a 2400.  
In questo quadro tristemente allarmante, i social e l’iperconnessione sono una delle fonti più rilevanti per l’insorgenza e lo sviluppo dei disturbi del comportamento alimentare, in un circolo vizioso di contenuti che rimandano al fitness e a un’immagine corporea perfetta e stereotipata e di utenti che, a loro volta, probabilmente intrappolati in questa spirale, commentano con altri contenuti simili o capaci di creare un effetto a catena.
Proprio di questo abbiamo parlato con il consigliere Icardi.

Consigliere Icardi, di cosa si è parlato nell’evento organizzato a Cuneo e che legame c’è tra dipendenze tecnologiche e DCA?
C’è sicuramente un legame tra disturbi del comportamento alimentare e strumentazione tecnologica, in particolare utilizzo dei cellulari. I DCA sono situazioni serie e complesse e attualmente li vediamo legati in maniera bidirezionale con le dipendenze digitali, in particolare le dipendenze da social media. L’emergenza che stiamo vivendo vede tra le sue fila anche un incremento dei disturbi del comportamento alimentare, sia in senso restrittivo, come anoressia, sia nel senso di abuso o dipendenza da cibo, come l’obesità. Dobbiamo tenere alto il focus sui giovani, come evidenziato dai pediatri italiani nel loro ultimo congresso, a settembre, c’è un vero e proprio allarme. I bambini e i ragazzi soffrono e i numeri che emergono dai report sanitari sono quelli di un bollettino di guerra. Servono politiche di prevenzione a livello territoriale incisive e diffuse attraverso le strutture territoriali, gli psicologi di base e gli psicologi a scuola. Già nel 2022 noi come Regione abbiamo realizzato un piano rivolto alle scuole per promuovere la salute e l’educazione alla salute, il piano prevede alcune linee guida da seguire proprio per veicolare ai ragazzi gli strumenti per una crescita sana e per prendersi cura di sé stessi, ma questo, benché importante, non è sufficiente, bisogna coinvolgere le famiglie insieme alla scuola e alle istituzioni, questa è la via maestra da percorrere. 

Quanto incidono l’immagine che vediamo sui social e il bombardamento social, inteso anche come tempo trascorso dai ragazzi sulle piattaforme?  
Il vero problema è il legame con l’apparecchiatura, con lo strumento, e per superare questa dipendenza serve davvero una stretta collaborazione con la famiglia, oltre che un lavoro congiunto con pediatri e scuole, diciamo che servirebbe una scuola per genitori, sia perché si trovano spiazzati e sicuramente spaventati davanti a queste nuove forme di dipendenza e alle loro conseguenze, sia perché loro in primis dovrebbero cercare di dare il buon esempio ai figli. I pediatri in questo senso sono molto severi, un’indagine di Save the Children parla di bambini di 6-7 anni che trascorrono ore davanti allo schermo del telefono. Innanzitutto, diventano sedentari invece che fare le normali attività di gioco, dinamiche e vivaci, tipiche della loro età, e questo può peggiorare anche il rapporto con il cibo e con l’immagine corporea, oltre a essere un fattore scatenante per l’incontrollato aumento di peso e la tendenza all’obesità anche nei più piccoli, poi nel momento in cui lo schermo gli viene tolto manifestano tutte le reazioni tipiche di una crisi d’astinenza quali rabbia, aggressività, ricerca spasmodica. Il professor Secondo Fassino, torinese luminare della psichiatria e grande esperto in DCA,ha davvero evidenziato la necessità di spiegare, direi insegnare letteralmente, ai genitori quali segnali vanno colti subito e come comportarsi davanti a dipendenze tecnologiche. Sicuramente, per prima cosa vietato il telefono a tavola, anche per gli adulti, a tavola si mangia, prendendo consapevolezza del cibo, del proprio corpo e del senso di sazietà, e si sta insieme. E poi regole, che servono ai bambini per capire cosa è si e cosa è no, possibilmente veicolate attraverso l’esempio concreto degli adulti, e l’intercettazione dei disagi: perché il ragazzino è così irritabile, cosa lo turba, perché mangia molto meno o molto di più del solito. Infine, una limitazione alla privacy, il genitore deve sapere con chi chatta, su quali siti naviga, quali pagine guarda sui social, quali strumenti sta usando. Il medico di base o pediatra di libera scelta, le strutture di comunità e, nei casi più gravi, l’ospedale, sono lì per aiutare, accogliere, supportare e ovviamente curare, ma quando arriviamo all’ospedale abbiamo fallito, bisogna prevenire per non incancrenire una situazione grave e dolorosa in ragazzi così giovani. Proporre alle famiglie corsi di approfondimento o giornate di formazione potrebbero aiutare le famiglie a capire i ragazzi, così come esistono i corsi di aggiornamento professionali, così si potrebbero proporre ai genitori, che indubbiamente svolgono il lavoro più difficile del mondo. L’occhio vigile della famiglia ci permette di prevenire e di intervenire prima che la situazione sia così grave da richiedere l’ospedalizzazione. 

Vigoressia, ortoressia, binge eating: stanno nascendo o comunque si stanno diffondendo nuove forme di DCA, quanto hanno influito i social?
I social media sono strumenti non del tutto negativi, anzi, hanno anche grandi potenzialità nel divulgare le informazioni, nel comunicare, ma proprio per questo, proprio per la loro velocità di comunicazione, possono influenzare negativamente le persone fragili. I ragazzi sono esposti a messaggi che alterano la percezione del corpo, incidono sul comportamento e li coinvolgono in una serie di interazioni nelle quali loro stessi sono indotti a pubblicare contenuti distorti sul corpo e sull’alimentazione, non parliamo poi delle pagine e dei profili che si occupano di moda o fitness, che sono tanto diffusi quanto pericolosi. I ragazzi percepiscono invidia, frustrazione e senso di inadeguatezza verso certi influencer apparentemente sempre perfetti con tutte le conseguenze che questo porta, e io stesso come utente posso influenzare il contenuto dei social scrivendo ciò che ho interiorizzato. Bambini e ragazzi affrontano un’età delicata, resa ancora più complessa dalla quotidianità che stiamo vivendo come società, è importante che trovino negli adulti di riferimento una guida capace di tenerli lontani dai pericoli, anche da quelli indiretti come ciò che viene filtrato dallo schermo di un cellulare, solo così la coesione famiglia-scuola-sanità potrà sostenerli e renderli sicuri di sé.

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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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