Il delirio dei tatuaggi

Un fenomeno sempre più diffuso

Angelo Giudici 19/10/2024
hands-1399552_1280.jpg - {hands-1399552_1280.jpg} - [34596]
Di questi tempi uno dei fenomeni che vanno per la maggiore è la mania dei tatuaggi. A cominciare dai calciatori, che sembrano dei ramarri, per proseguire coi cantanti tatuati fin sul collo e le orecchie, nonché attori e attrici dalla pelle maculata di scritte e disegni d’ogni genere. Ma oltre a questi cosiddetti “vip”, la moda del tatuaggio ha ormai raggiunto tutte le classi sociali e le età: basta guardarsi in giro, specialmente d’estate quando la pelle umana viene maggiormente esposta al pubblico.
Certo viene in mente la finestra di Overton, secondo la quale un’idea, un comportamento, una fissazione iniziano in sordina, persino con ostilità da parte della massa; poi s’insinua una piccola concessione, la si tollera, la si imita; dopodiché la faccenda a poco a poco prende piede, fino a diventare una prassi comune, addirittura una tradizione se non una legge. Purtroppo la mente umana, specie se intruppata e condizionata dai mass-media, reagisce così; e sono rari i casi di indipendenza di giudizio, di capacità di scagliare in faccia alla mainstream il grido dirompente: “Il re è nudo!”.
Ebbene, tutta questa chiacchierata per dire ciò che io, impiegato di banca, ho notato nel mio ambiente di lavoro. Gli Istituti di Credito hanno goduto a lungo di serietà formale: gli addetti si presentavano in giacca e cravatta, le addette in gonna e camicetta castigate; un po’ come per la televisione agli inizi, seriosa e impettita. Poi anche in banca si è andata verificando la finestra di Overton: qualcuno ha mollato la cravatta, qualche impiegata ha aperto la camicetta e accorciato la gonna. Dopodiché si è andato un po’ perdendo l’aplomb tipico di questi templi del denaro, nell’illusorio intento di adeguarsi ai tempi.
Io, che da anni vi lavoro, ho assistito ad un certo decadimento di eleganza e bon ton. Tanto per dire, ha iniziato un collega a farsi tatuare sugli avambracci il nome della fidanzata e la data del fidanzamento; in seguito una collega è comparsa con una serie di cuoricini sul decolleté. Poi poco per volta la faccenda è andata avanti: persino il direttore – uomo sulla cinquantina, ma spasmodicamente intento ad apparir giovanile – ha ostentato un braccialetto tatuato sul polso destro, mentre sul sinistro faceva capolino uno stemma d’incerta origine.
Insomma nei momenti di sosta mi sono divertito a stilare una specie di catalogo della fauna e della flora tatuata su braccia, gambe, collo e scollo; per fortuna raramente di colleghi e colleghe, quanto piuttosto di clienti. Che fiera della vanità! Eccone un saggio: la scritta gotica di un indecifrabile sortilegio – una testa di drago con ciglia vezzose e denti puntuti – una serie di losanghe, quadri e rettangoli di stile cubista – una sirena coi seni ritti e la coda squamosa – la faccia di Che Guevara – due serpenti intrecciati a sigla – un unicorno – Batman in volo – due nomi arrotolati a mo’ di collana – l’invito perentorio “Seguimi!” in cima ad una schiena femminile  (m’è venuto da pensare: “Ci sarà da ridere quando costei avrà settant’anni!”) – una sbiadita imitazione della Gioconda – e così via.
Ma il clou si è verificato una volta nella toilette della banca. Un collega piuttosto su di giri e volgarotto di suo, guardandosi attorno furbescamente mi si è accostato e m’ha detto: “Guarda!”. Intanto ha abbassato un po’ i pantaloni e m’ha mostrato, nella zona inferiore, il tatuaggio di una U maiuscola. “Dev’esser stato piuttosto doloroso – gli ho detto. – E cosa significa? “. “Beh, quando è in tiro ne vien fuori la scritta “Urca!” bella lunga!”.
Ecco dove può arrivare la tatuaggiomania!  E dire che la Bibbia intima: “Non vi farete segni di tatuaggio” (Levitico 19,28). Chissà se questo delirio una volta o l’altra finirà. Quanto a me, per ora non porto alcun tatuaggio; anche perché, tutto sommato, questo rifiuto risulta ugualmente un modo di distinguersi. 
Per me la finestra di Overton può restare tranquillamente chiusa.
 
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
Editore: POLO GRAFICO SPA
Via Giovanni Agnelli 3,
12081 Beinette (CN)
+39 0171 392211
P.IVA: 02488690047

Il Giornale del Piemonte e della Liguria

Il quotidiano on line "Il Giornale del Piemonte e della Liguria web" è il nuovo media della galassia del gruppo Polo Grafico Spa, editore da oltre 25 anni nei territori di Piemonte, Liguria e Regione Paça (Costa Azzurra). Il gruppo edita da oltre vent'anni il quotidiano nella versione cartacea "Il Giornale del Piemonte e della Liguria".

Polografico Spa - P.IVA: 02488690047

Chi Siamo | Contatti | Cookies | Privacy