Nel dibattito svoltosi a Cuneo è stata ricordata e celebrata la figura storica e politica dello statista
Alessandro Marini 06/11/2024
Un momento del dibattito moderato da Diego Rubero, direttore del nostro quotidiano
Nell’ambito delle iniziative realizzate dal nostro gruppo editoriale, nella splendida cornice di « Villa Tornaforte Aragno» , a Cuneo, si è tenuto il secondo dei tre incontri sulla figura storica e politica di Luigi Einaudi. Sono intervenuti l’assessore regionale alla Cultura e al Turismo Marina Chiarelli e il giornalista e storico Stefano Bisi. A moderare il direttore del nostro quotidiano, Diego Rubero.
La prima a prendere la parola, dopo l’intervento di saluto e di benvenuto del padrone di casa, il dottor Nino Aragno (imprenditore ed editore), proprietario edi Villa Tornaforte Aragno, è stata l’assessore Marina Chiarelli: «Sono felice di essere qui. Come dico spesso quella attuale è la giunta regionale meno «torinese» che c’è, unisce persone da tutto il territorio ed è importante perché il Piemonte è una regione grande e con molte caratteristiche uniche che si possono scoprire solo visitandola. Oggi la politica dovrebbe affiancare al «fare» anche il «riflettere» e dovrebbe dare dei contenuti, indipendentemente dagli schieramenti. Einaudi ha sempre ritenuto che lo Stato debba intervenire solo dov’è necessario che non è l’assistenzialismo. Dovremmo prendere le riflessioni del Presidente, così come quelle di altri grandi statisti del passato e riformularle al presente. Per concludere, penso che ognuno di noi dovrebbe cimentarsi nella politica, perché dovremmo tutti cercare di essere degli Einaudi.»
Dopodiché il moderatore Diego Rubero ha illustrato la relazione scritta dallo storico, scrittore e giornalista Aldo Alessandro Mola (non presente all’evento per un problema personale), tracciandone la biografia ed evidenziandone il pensiero e la sua attività di statista. Relazione che qui di seguito sintetizziamo.
«Einaudi nasce nel 1874, fu eletto come Presidente della Repubblica al quarto scrutinio nel 1948. Liberale e monarchico. Non studiò come capo dello stato, ma studiò. Divenne il maggior esponente del mondo liberale. Interventista nel 1915, il 6 ottobre del 1919 fu nominato senatore su proposta di Nitti.
Nel 1924, a seguito dell’omicidio di Matteotti, denunciò il silenzio degli imprenditori. L’anno seguente è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce.
A seguito dell’otto settembre, scampò all’arresto e alla deportazione, riparando in Svizzera. A partire dal 1945 divenne Governatore della Banca d’Italia, incarico che mantenne fino al 1948, riuscendo nell’impresa di risanare l’economia italiana uscita devastata dalla guerra. Il 24 maggio del 1946 scrisse il saggio «Perché voterò monarchia». Nella monarchia non vedeva una persona, ma un sistema. Nel 1947 Alcide De Gasperi lo volle Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, nonché Ministro del bilancio. Grazie al suo ruolo poté essere l’artefice della ricostruzione. Attraverso interventi pezzi e bocconi, in un paio d’anni l’inflazione si ridusse e le speculazione sparì. Fu contrarissimo a tasse sul patrimonio che avrebbero colpito la classe media che favorì. Secondo lui l’uomo liberale deve possedere cinque caratteristiche. L’uomo liberale onora lo stato, ma lo teme se viola i limiti necessari. Creare lavoro attraverso la restrizione del lavoro, non ha senso. L’uomo liberale invoca lo Stato quando viene invaso da potenze straniere, quando la polizia non lo difende, per istruire i propri figli. Plaude allo Stato che costruisce strade, acquedotti, parchi, che bonifica le paludi e si occupa degli argini dei fiumi. Si arrabbia quando vede sprecare risorse pubbliche per aziende poco attente.
Egli ama la lotta e ha ad abominio il capo unico. Vuole leggi chiare e rigorose entro quale l’uomo liberale possa muoversi cercando la propria arte e dimensione.»
Ha fatto seguito l’intervento del dottor Stefano Bisi che ha posto l’accento sul carattere libero e non solo liberale di Luigi Einaudi: «A circa due mesi dal sequestro di Matteotti, scrisse una lettera indirizzata ai capitani d’industria, attaccandoli per il loro silenzio, dimostrando di essere un uomo libero da pregiudizi. Protestarono tutti: giornalisti, partiti di governo, tra cui i liberali, ma solo i capitani d’industria taquero. Per loro la pace sociale e l’assenza di scioperi e proteste era tutto ciò che contava.
Per il Presidente cuneese la libertà doveva essere coniugata alla coesione sociale e ciò si tradurrà nella Costituzione del 1948. L’invito agli industriali fu che per guidare un’impresa bisognerebbe essere condottieri di uomini che non guardino solo al profitto. A Einaudi era molto caro anche il tema della scuola che si inserisce perfettamente nella sua riflessione liberale. “Ci sarà una società di uomini liberi, soltanto quando al figlio del povero saranno offerte le medesime possibilità di studio che ha il figlio del ricco”. Questa affermazione trova riscontro nell’articolo 34 della Costiutuzione. Dello stesso suo avviso fu Piero Calamandrei, secondo cui la scuola doveva essere considerato un organo costituzionale, perché è la scuola che forma la classe dirigente. Erano due grandi che esprimevano concetti difficili con parole semplici.» Dopodichè, sempre sul tema scuola, si è espressa anche l’assessore Marina Chiarelli:
«L’unico modo per trasformare i sudditi in cittadini è attraverso la scuola. Purtroppo, in Italia ci sono ancora territori in cui si può fare meglio. Oggi, la maggior parte dei giovani sono laureati e magari hanno anche un master. Se Einaudi fosse nato oggi, per me capirebbe che il turismo è un settore su cui il paese dovrebbe puntare maggiormente. L Italia è vocata in questo, a partire dal patrimonio museale a cielo aperto e no, ma anche per le meraviglie naturali e paesaggistiche. L’industria si sta sviluppando anche grazie agli investimenti stranieri, ma la scuola in questo è carente, spesso solo a livello professionale. L’unico istituto di caratura nazionale è l’alberghiero di Stresa. Bisogna migliorare in tale aspetto.
Penso che spesso i ragazzi siano focalizzati solo sul risultato scolastico e non al dialogo e all’attenzione a conoscere le proprie ambizioni. Bisogna capire qual è il loro modo di dibattere. I giovani devono essere liberi di pensare liberamente e apprendere con spirito critico, non essere indottrinati.
A concludere la tavola rotonda è stato Diego Rubero, citando un articolo di Salvatore Carubo: «Einaudi non si destreggerebbe con i social o nei talk televisivi, ma la profonda conoscenza gli consentirebbero di svolgere un lavoro importantissimo, come fece da docente, da antifascista, da ministro e da Presidente della Repubblica... Einaudi è davvero un patrimonio di tutti.» Infine, è stato concesso spazio alle domande del pubblico che hanno contribuito ad animare il dibattito.
Direttore: DIEGO RUBERO
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