Teatro Toselli: il 27 arriva Oscar De Summa, grande figura del panorama teatrale nazionale

Con tanti richiamo all'attualità, Andrea Pennacchi ha portato in scena "Arlecchino"

Adriano Toselli  21/03/2025
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Sabato 15 marzo, alle 21.00, al cuneese teatro Toselli, parte della stagione che si avvicina agli spettacoli finali, la sala era la limite del «tutto esaurito» per «Arlecchino?», scritto e diretto da Marco Baliani, reinterpreta il celebre personaggio della commedia dell’arte, maschera tradizionale carnevalesca di Bergamo, quella del servo scaltro, furbo. Sul palco Andrea Pennacchi (un protagonista noto televisivamente è sempre garanzia di «pienone» a Cuneo), insieme a un validissimo «ensemble» di attori e musicisti (Marco Artusi, Maria Celeste Carobene, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzacurato ed Anna Trigali, con musiche di Giorgio Gobbo eseguite dal duo «I sordi»), offre «una versione contemporanea di Arlecchino, esplorando temi d’identità e trasformazione, in uno spettacolo che fonde tradizione ed innovazione» (coproduzione «Gli ipocriti Melina Balsamo» e «Teatro Stabile del Veneto»). Alla analisi assolutamente giusta, azzeccata, possiamo solo aggiungere che è rappresentazione anche divertente, che corre via veloce senza annoiare. Lo spettacolo parte con una compagnia veneta nel caos, alla vigilia dello spettacolo, con tanto ancora da definire ed i cronici problemi di costi. Anche stavolta la scenografia era nettamente «minimalista», formata essenzialmente da lenzuola stese (un accenno-denuncia, spesso ribadito, alle difficoltà economiche anche attuali del teatro). Tradizionali della commedia dell’arte erano i costumi e i personaggi. Il riferimento storico fedele era ad opera importante del commediografo veneziano Carlo Goldoni, «Il servitore di due padroni», del 1745, tappa importante del percorso dell’autore. È originalmente scritta con «canovaccio» per le improvvisazioni dell’attore Antonio Sacco, come si usava per la tradizionale «Commedia dell’arte». Con il tempo diventa più definita, a «copione» preciso, come prevede la rivoluzione del nuovo teatro goldoniano. Il protagonista è «Truffaldino», cameriere scaltro, non proprio correttissimo, che è versione della maschera tradizionale bergamasca Arlecchino (Bergamo, città lombarda, era nei confini della Serenissima Repubblica di Venezia). La versione che circola, tuttora rappresentata ed applaudita in tutto il mondo, è rivista, nell’immediato dopoguerra dal regista milanese Giorgio Strehler, che ricupera anche il nome tradizionale del protagonista, intitolandola «Arlecchino servitore di due padroni». Intorno al protagonista vi son altre «maschere», di ambientazione veneziana: il vecchio e ricco Pantalone de’ Bisognosi (anche «capocomico»), il locandiere Brighella (altro bergamasco), la cameriera Smeraldina (che è ispirata alla maschera Colombina). La storia è di amore, a lieto fine, con Pantalone che vuol far sposare la figlia Clarice a Silvio Lombardi, di buona famiglia, dopo la tragica morte del suo promesso sposo, il torinese Federigo Rasponi, ucciso, in un dissidio, dall’amante della sorella. I suoi piani son sconvolti dalla apparizione, accompagnato dal servo Arlecchino, di un redivivo Rasponi. In seguito si scopre che si tratta, in realtà, di sua sorella Beatrice, arrivata a Venezia, sotto mentite spoglie, per trovare l’amante Florindo Aretusi, rifugiatosi nella città lagunare dopo l’omicidio commesso...
I due amanti, senza inizialmente incontrarsi, per fatalità del destino, si trovano ad alloggiare entrambi nella locanda  di Brighella (che riconosce, e «copre», Beatrice). Arlecchino, tra pasticci e trovate geniali, si trova a diventare servo di tutti e due, dando poi fondamentale, e anche fortunoso, contributo alla soluzione della vicenda. Pennacchi non ha proprio il «fisico del ruolo» per Arlecchino (un po’ sovrappeso), ma risulta quanto mai ironico, autoironico ed efficace.
I ruoli secondari son spesso ricoperti dagli stessi attori. Si parla di problematiche attuali, senza rinunciare a satira politica, le musiche e danze son contemporanee e scatenate, si accenna alle violenze di genere, nelle schermaglie già goldoniane tra sessi («il cercarsi ed il fuggirsi»), ai problemi del mondo del lavoro («che ti pagano poco»), al rifiuto dei «forestieri», degli «immigrati», anche se arrivano dalla Valle Seriana, come Arlecchino («Il Veneto ai Veneti! Venezia ai Veneziani!»). Alla fine il capocomico-Pantalone, allo squillare di un cellulare, sulla ultima battuta, non perde l’occasione per stigmatizzare coloro che non riescono a far a meno del «telefonino» neppure per due ore di spettacolo teatrale... Gli viene fatto notare che il cellulare è il suo. Gli attori, sia inizialmente che alla fine, hanno esternato il loro apprezzamento per i celebri «cuneesi al rum». Neppure sarebbero dispiaciuti, probabilmente, a Goldoni e Strehler. 
Gli spettacoli del 4 («Salveremo il mondo prima dell’alba») e del 15 marzo («Arlecchino?») rientrano, come l’introduttivo «Natale in Casa Cupiello»,  nel progetto «Teatro No Limits» che, a partire dallo scorso anno, si impegna per rendere il teatro sempre più inclusivo ed accessibile portando l’audiodescrizione in teatro e rendendo tangibili – innanzitutto al pubblico non vedente e ipovedente - i particolari silenziosi della messa in scena: costumi, luci, scenografie, movimenti degli attori. «Teatro no limits» è promosso e realizzato dal Centro Diego Fabbri di Forlì in collaborazione con l’Associazione Incontri Internazionali Diego Fabbri APS, con il Dipartimento Interpretazione e Traduzione – DIT - Università di Bologna Campus di Forlì e con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Consiglio Regionale del Piemonte ETS. 
Giovedì 27 marzo, ancora alle 21.00, Oscar De Summa celebra i dieci anni del suo spettacolo con «Stasera non sono in vena - Il concerto». Questo secondo capitolo della «Trilogia della Provincia» (con «Diario di Provincia» e «La sorella di Gesù Cristo») è un momento speciale «live», «dal vivo», in cui De Summa ripercorre, facendo primo bilancio, i momenti salienti del suo percorso artistico, accompagnato da musiche e racconti che affondano le radici nella sua terra d’origine. L’attore, di origini brindisine, trapiantato a Bologna, classe 1971, vanta vari premi e partecipazioni televisive, figura di spicco del panorama teatrale italiano. 
I biglietti vanno da 30 euro, a 11 (gallerie), con «poltrone e palco di solo ascolto» a 5 (venduti nella giornata). Per maggiori informazioni o acquisti rivolgersi all’Ufficio Spettacoli (telefono 0171.444812/818, mail spettacoli@comune.cuneo.it) oppure consultare il sito www.comune.cuneo.it/cultura/teatro. Agli iscritti FAI e ai tesserati dell’Abbonamento Musei è garantito il biglietto ridotto per gli spettacoli delle stagioni organizzate da Piemonte dal Vivo. È possibile utilizzare i bonus Carta della «Cultura giovani», «Carta del merito» e «Carta del docente». 
La stagione, con ancora tre spettacoli (oltre al recupero di quello rinviato per malanno di Ambra Angiolini), terminerà verso metà aprile, prima di Pasqua.
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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