Un gigante della letteratura al Circolo dei Lettori.
Si tratta dello scrittore francese Michel Houellebecq che, dialogando con la scrittrice Ottavia Casagrande, si è soffermato sul suo ultimo libro 'Qualche mese della mia vita', ma anche sulle ombre della nostra epoca, sulle proprie vicissitudini e su alcuni dei grandi temi dell'attualità, come l'immigrazione.
Non poteva avere una migliore anteprima la seconda edizione di 'Radici', il festival dell'identità (coltivata, negata, ritrovata), il progetto della Fondazione Circolo dei lettori, a cura di Giuseppe Culicchia, con il contributo della Regione Piemonte - Assessorato all’Emigrazione.
Nelle giornate tra giovedì 24 e domenica 27 ottobre, 'Radici' si interrogherà sul concetto di 'identità' nelle sue diverse sfumature – tra la sessualità e la religione, il linguaggio e la geopolitica, l'individuo e la comunità – in un mondo sempre più contaminato dall'omologazione e dallo sradicamento.
Arricchiranno il dibattito le personalità più svariate: Irvine Welsh, Marco Tarchi, Alain De Benoist, Maurizio Ferraris, Walter Siti e tante altre.
Nel frattempo, per l'appunto, l'intervento di Houellebecq ha dato un assaggio di quello che svilupperà la kermesse. La penna dello scrittore francese si è dimostrata, d'altronde, assai sensibile ai punti d'ombra dell'odierna identità occidentale: la perdita generale dei valori, gli squilibri successivi alla rivoluzione dei costumi, il dilagare di un individualismo sempre più narcisista e capriccioso.
«In Occidente – le parole di Houellebecq – chiediamo troppo dalla vita, cioè ricerchiamo qualcosa di sempre più interessante e innovativo. Però è impossibile soddisfare tutti i nostri desideri e necessariamente andiamo incontro alle frustrazioni».
Nei suoi romanzi Houellebecq denuncia, infatti, quel mix micidiale di consumismo, infinità di desideri e cultura di sinistra: un mix che, per l'appunto, conduce necessariamente all'angoscia generale, all'imbarbarimento e al nichilismo.
Spesso, nel dibattito pubblico, tematiche di questo genere vengono nascoste come la polvere sotto il tappeto del perbenismo e del politicamente corretto.
Si tende quindi a delegittimare la penna di Houellebecq, evidenziando le oscenità e i dettagli di carattere pornografico presenti nella sua trama narrativa. È il vecchio e banale stratagemma della 'reductio ad hitlerum' che, in questo caso, porta all'accusa di misoginia e razzismo.
«Non mi considero un misogino – le parole, in tal senso, dello stesso scrittore – ma potrei accettare di essere definito un ‘macho’. Porto un esempio. In un litigio se una donna piange un misogino si arrabbia, un macho si intenerisce».
«A volte – contrattacca, anzi, Houellebecq – ci si dimentica che anche gli uomini possono subire violenza, soprattutto in un carcere o in una caserma. Fossi stato una donna avrei ricevuto maggiore empatia». Il riferimento è rivolto chiaramente alla scarsa solidarietà ricevuta in seguito al ricatto pornografico avanzato dal collettivo olandese Kirac negli scorsi mesi. Lo scrittore ha partecipato, infatti, a un film a luci rosse che è stato poi divulgato contro la sua volontà.
Non è mancato, poi, un affondo sull'Islam. Negli scorsi anni, d'altronde, ha suscitato scalpore 'Sottomissione', il romanzo nel quale Houellebecq immagina la silenziosa sottomissione della Francia all'Islam. In quell'occasione non sono mancate le accuse di islamofobia.
«Non credo che in Francia sia in corso un complotto islamista – ha affermato Houellebecq – ma una serie di scontri caotici tra diversi gruppi etnici, ad esempio tra marocchini e ceceni e tra diverse fazioni dell'Islam». In questo quadro, lo scrittore ha espresso inquietudine per il ritorno dell'antisemitismo, un sentimento che, al pari di August Bebel, ha definito «il socialismo degli imbecilli».
Houellebecq ha dato così un assaggio in anteprima del festival 'Radici'. Il suo punto di vista mira a denunciare il tramonto delle identità e il conformismo imperante nella nostra epoca. Si potrebbero leggere i suoi romanzi accanto ai saggi di Michel Clouscard, sociologo di ispirazione marxista, noto per le sue denunce intorno l'integrazione della trasgressione nel sistema capitalistico. Tutto questo, ovviamente, al di là di isterie e banalizzazioni.