Per il secondo anno consecutivo l’arte contemporanea impreziosirà Alassio e il suo bellissimo Molo con la mostra di Giorgio Tentolini promossa dalla Galleria d’Arte Ravagnan, tra i partner culturali della kermesse: “La Galleria Ravagnan è felice di partecipare per il secondo anno al Festival della Cultura Ligyes. Dopo il successo della mostra La Metafora del Viaggio di Bruno Catalano, quest’anno il Molo di Alassio ospita le opere di Giorgio Tentolini con una nuova installazione pensata appositamente per questo luogo: Le Sirene – Il richiamo del mare. Con questo progetto, Tentolini ha creato opere suggestive e ricche di significato, in armonia con il paesaggio del molo e il tema del mare. Ringrazio tutti i collaboratori e gli organizzatori del Festival, che con impegno e passione hanno reso possibile questo intervento artistico di grande valore.” Chiara Ravagnan,
Galleria Ravagnan Venezia.
“Alassio d’estate offre tantissime occasioni per divertirsi, rilassarsi e fare sport ma da qualche anno ormai Ligyes ha un occhio di riguardo anche per gli amanti dell’arte contemporanea. Lo scorso anno con Bruno Catalano e quest’anno con le bellissime installazioni di Giorgio Tentolini ispirate al mare e al suo dialogo con le Sirene. Sempre valorizzate dalla cornice unica del Molo Bestoso.” Marco Melgrati, sindaco Alassio.
Ligyes: dialoghi tra il mare e la rete
Ligyes celebra la bellezza del Mediterraneo e delle sue storie, reinterpretando la sua eredità in chiave contemporanea. “Il progetto che ho pensato per la rassegna Ligyes nasce dall’esplorazione della memoria del Mediterraneo e del suo legame intrinseco con le culture che lo hanno attraversato. La rete metallica, elemento centrale delle mie opere, diventa simbolo di connessione, trappola e filtro: metafora del mare stesso, che collega terre lontane, cattura storie e riflette l’infinito.” Ogni opera rappresenta un frammento del mare e delle sue leggende: le Sirene, figure che si librano tra mito e realtà, emergendo da superfici riflettenti che amplificano il dialogo tra passato e presente. La rete, con la sua trasparenza e fragilità apparente, lascia intravedere oltre l’ovvio, catturando l’immaginazione e invitando lo spettatore a una riflessione sul legame tra uomo, mare e memoria. “In queste opere la rete diventa il filo conduttore: fragile e resistente, trasparente e contenitiva, simboleggia la connessione invisibile tra passato e presente, tra uomo e mare, tra storia e mito. Ogni opera invita lo spettatore a esplorare le proprie profondità, riflettendo il Mediterraneo come luogo di eterna trasformazione e memoria collettiva.”
Le Sirene: il richiamo del mare
“Le mie opere dedicate alle Sirene si propongono di catturare l’essenza magnetica di queste creature mitologiche, simbolo di bellezza e pericolo”. Realizzate in rete metallica, le figure rappresentano visi di giovani donne, incastonati su strutture autoportanti con fondali in acciaio specchiante. Questa scelta non è casuale: il metallo riflettente diventa uno specchio simbolico, invitando lo spettatore a interrogarsi sul proprio rapporto con il fascino e le tentazioni che il mare, e le Sirene, incarnano. Ogni Sirena, con il suo volto enigmatico, è un frammento del mare e dei suoi misteri. Attraverso le superfici riflettenti, l’opera invita l’osservatore a vedersi nelle Sirene, a confrontarsi con le proprie attrazioni e con il senso di smarrimento che spesso accompagna il desiderio. La rete metallica, fragile ma resistente, evoca il dualismo delle Sirene: creature seducenti ma intrappolanti, capaci di catturare e trasformare chi le incontra.
Le opere
GIORGIO TENTOLINI - LE SIRENE: IL RICHIAMO DEL MARE - LIMEN (PORTO) - 2025
Limen è la soglia del ritorno, porto interiore, miraggio di salvezza. Il volto, ritagliato nella trama, è approdo e partenza insieme: un attimo eterno sospeso fra l’addio e l’attesa, fra il riflesso e il naufragio. Ogni viaggio comincia e finisce in un porto, reale o immaginario. Limen è la metafora visiva di quella soglia invisibile che separa il mare dall’approdo, il desiderio dal compimento. Il volto che si delinea nella rete metallica, fragile e penetrabile, è un simbolo di passaggio: una figura che non si impone, ma emerge nel tempo, nel riflesso e nella memoria. La rete diventa pelle del pensiero, filtro di senso, tessitura del ritorno. Il fondale d’acciaio non riflette solo la luce, ma la dimensione interiore dello spettatore, che si trova a sostare su un confine incerto, come tra due respiri. In quest’opera, l’idea del porto si fa esistenziale: rifugio e perdita, luogo dove il mito si dissolve e ricomincia. È la Sirena che accoglie, non per trattenere, ma per indicare la rotta del ritorno.
GIORGIO TENTOLINI - LE SIRENE: IL RICHIAMO DEL MARE - AENAOS (ETERNITÀ) - 2025
AENAOS è l’onda che non si spegne, il tempo che ritorna in ogni riflesso. Il volto emerge come simbolo d’eternità fluente, scolpito nella materia effimera della rete e affidato al lucore d’acciaio, dove ogni sguardo si perde e si rinnova. Nella materia apparentemente fragile della rete, si nasconde il senso dell’eterno. Aenaos non rappresenta solo un volto, ma la ripetizione incessante del tempo, come le onde che non smettono mai di bagnare le rive della memoria. La Sirena qui si fa figura dell’infinito, parte di un ciclo che non conosce fine. Il metallo specchiante è superficie e abisso, riflessione e dissoluzione: in esso si riscrive ogni volta l’identità di chi osserva. L’opera diventa un rituale visivo, in cui l’apparizione del volto è un evento ciclico, come il ricordo che ritorna, come il desiderio che non si esaurisce. La rete metallica è la trama del tempo, il disegno invisibile dell’eternità. In questo canto silenzioso, ogni sguardo è una rinascita.
GIORGIO TENTOLINI - LE SIRENE: IL RICHIAMO DEL MARE - HYMNOS (INNO) - 2025
HYMNOS è voce che non tace, è canto primordiale inciso nel metallo. Dal fondale lucente si leva un’armonia senza parole, e la figura, tessuta nel buio della rete, vibra come corda tesa al richiamo del mare antico. Il canto delle Sirene non ha bisogno di suono: la sua musica è visiva, stratificata nella materia e nella luce. Hymnos rende omaggio a quella voce che nasce prima del linguaggio, che parla alle profondità dell’anima. Qui, la rete metallica diventa spartito e vibrazione, superficie che trattiene l’armonia del mare. La figura ritagliata vibra in silenzio, come una corda tesa, pronta a spezzarsi o a risuonare. L’acciaio, specchio lucente, amplifica l’eco di un richiamo che non ha origine né fine. L’opera non vuole rappresentare il canto, ma evocarne la tensione: quella forza invisibile che attira e trasforma. In questo inno senza voce, il volto della Sirena si fa figura sospesa, esile come il confine tra memoria e desiderio
GIORGIO TENTOLINI - LE SIRENE: IL RICHIAMO DEL MARE - BATHOS (PROFONDITÀ) - 2025
Bathos è abisso che sussurra, gravido d’eco e vertigine. Il volto affiora come visione dal fondo marino, trafitto da chiarori remoti. La rete, come una pelle viva, trattiene l’enigma della profondità e lo riconsegna al riflesso d’acciaio. In Bathos, la profondità diventa esperienza percettiva e interiore. Il volto non si impone, ma emerge lentamente come una presenza ancestrale, sospesa tra buio e luce. La rete metallica si fa membrana sottile, soglia vibrante tra ciò che resta nascosto e ciò che si rivela. Il fondale in acciaio, più che riflettere, dilata la percezione, suggerendo uno spazio che non si lascia misurare. L’opera evoca il fascino dell’ignoto, quella dimensione segreta del mare che ci attira e ci inquieta. Ogni dettaglio affiorante è un invito a scendere oltre la superficie, dove il senso non è evidente ma si costruisce nel silenzio, nella lentezza dello sguardo che accetta di perdersi. In questa immersione senza clamore, il mistero si fa visione e il vuoto prende forma.
GIORGIO TENTOLINI - LE SIRENE: IL RICHIAMO DEL MARE - MAGEIA (INCANTO) - 2025
Mageia è incanto e veleno, bellezza che avvince e confonde. Il volto sorge dalla trama come un sortilegio intessuto d’ombra e luce, e il metallo specchiante ne amplifica il sortilegio, trasmutando lo sguardo in seduzione senza scampo. La Sirena in Mageia non chiede di essere compresa, ma temuta. È la figura che ammalia con dolcezza e spaesamento, e che nel momento stesso in cui appare, sfugge. Il volto si rivela nella rete come in un sortilegio visivo, al tempo stesso concreto ed evanescente. La trama metallica diventa tessitura di un incantesimo visivo che attira lo spettatore dentro un gioco di rimandi: chi guarda, è guardato. Il fondale d’acciaio riflette, ma distorce, coinvolgendo direttamente chi si avvicina all’opera. Mageia è un meccanismo di seduzione sottile e inevitabile, dove la bellezza si fa trappola, la luce inganno, e l’immagine promessa. La Sirena non è più solo mito, ma uno specchio che svela la vulnerabilità di chi si lascia attrarre. In questo intreccio di luce e ombra, ogni certezza si dissolve nel desiderio.
GIORGIO TENTOLINI - LE SIRENE: IL RICHIAMO DEL MARE - GALENE (SERENITÀ) - 2025
GALENE Nel viso di Galene si posa la carezza del mare placato, il fremito silente dell’alba su acque immobili. La rete, filigrana d’ombra, si tende come un respiro sospeso sull’acciaio, specchio lucente d’una pace senza tempo. In Galene, la Sirena non è richiamo né inganno, ma presenza e calma pura. Il volto emerge come un respiro trattenuto, come la linea dell’orizzonte al mattino, quando il mare tace e ascolta. La rete metallica si fa delicata architettura d’ombra, un’orditura che accoglie senza trattenere. Il metallo riflettente non disturba, ma amplifica la quiete: restituisce all’osservatore la propria immagine ammorbidita dalla luce, come se tutto fosse rallentato, addolcito, riportato a uno stato originario di equilibrio. Galene è la sospensione tra ciò che è stato e ciò che sarà, il momento in cui nulla urge e tutto è ancora possibile. Qui la bellezza non cattura, ma consola: è uno spazio di silenzio che accoglie, uno specchio che non giudica. Nell’incontro con quest’opera, il mare diventa pausa, tregua, una forma gentile di eternità.
Bio Giorgio Tentolini
Giorgio Tentolini, nato nel 1978, è un artista italiano conosciuto per i suoi ritratti e figure realizzati con la rete metallica. Nel 2024 ha partecipato alla Biennale di Venezia, confermando l’originalità e la forza del suo lavoro anche a livello internazionale.
Da oltre cinquant’anni la Galleria Ravagnan è un punto di riferimento per collezionisti e appassionati d’arte. Specializzata in arte moderna e contemporanea, rappresenta artisti di diverse generazioni e nazionalità, svolgendo nelle sue due sedi a Venezia, a San Marco e a Dorsoduro, attività di esposizione e vendita di opere, con un’attenzione particolare sulla pittura e la scultura. Fondata nel 1967 in Piazza San Marco, la Galleria Ravagnan ha svolto un ruolo cruciale nella promozione dell'arte moderna e contemporanea a Venezia. Diretta per cinquant'anni da Luciano Ravagnan, la galleria è ora guidata dai figli Chiara e Carlo Ravagnan, che continuano con passione e impegno il lavoro intrapreso dal padre. La sede storica della galleria, sotto le arcate delle Procuratie Nuove, a pochi passi dal Campanile di San Marco, è in un contesto unico ed è tra gli spazi più prestigiosi di Venezia. Nel corso della sua lunga attività, la Galleria Ravagnan ha organizzato oltre quattrocento mostre e presentato opere di artisti di fama internazionale. Tra i protagonisti delle nostre esposizioni ci sono nomi di grande rilievo come Renato Guttuso (1969), Lucio Fontana (1970), Hans Hartung (1972), Victor Vasarely (1972), Karel Appel (1973), Achille Perilli (1974), Fabrizio Plessi (1977), Fulvio Roiter (1994), Mimmo Rotella (2009), Bruno Catalano (2017), Andrea Roggi (2022), solo per citarne alcuni.
Parallelamente, Luciano Ravagnan ha promosso numerose esposizioni hors les murs, in collaborazione con diverse istituzioni veneziane. Tra queste Palazzo delle Prigioni dove ha allestito mostre di grande interesse, come quelle dedicate a Andy Warhol (1977), Joan Miró (1985), Giorgio De Chirico (1987), Salvador Dalì (2005). Ha inoltre collaborato con Palazzo Grassi per la personale di Ludovico De Luigi (1978) e con il Museo di Sant'Apollonia per un’importante retrospettiva su Fortunato Depero (1992).
L’attività della Galleria Ravagnan si è estesa anche a livello internazionale, grazie a collaborazioni con prestigiose istituzioni pubbliche e private, tra cui la Fondazione Mirò, la Columbia University, il Guggenheim, l’ONU, la Farnesina, il Palazzo dei Diamanti di Ferrara e il Palazzo delle Esposizioni di Roma. Negli ultimi anni la Galleria Ravagnan ha curato diversi progetti di arte pubblica in collaborazione con le amministrazioni di importanti città italiane. Tra queste, oltre a Venezia, Viareggio, Lucca, Amalfi, Genova e Alassio. Nel 2019 ha inaugurato una seconda sede a Venezia, nel cuore del Dorsoduro Museum Mile, di fronte alla Peggy Guggenheim Collection, consolidando così il proprio ruolo nel panorama artistico veneziano e internazionale.