Domani, nel suggestivo scenario del Tempio Dorico di Segesta, andrà in scena Figlia di due mari, un melologo che unisce recitazione, canto, voce narrante, pianoforte a quattro mani e video per raccontare la complessa storia della Libia italiana dagli anni Venti in poi. Figlia di due mari nasce come riduzione dell’opera lirica Il ricordo che se ne ha (2020-2021) di Carla Magnan e Carla Rebora, commissionata dall’Ente Luglio Musicale Trapanese. Le prime due repliche sono avvenute nel dicembre 2024 al Teatro L'Idea di Sambuca di Sicilia e al Teatro Eliodoro Sollima di Marsala.
La drammaturgia è a cura di Mariza D’Anna e Guido Barbieri, che firmano anche il testo. Entrambi i lavori si ispirano ai romanzi di Mariza D’Anna, Il ricordo che se ne ha e La casa di Shara Band Ong, e raccontano la storia della sua famiglia, emigrata in Libia dagli anni Trenta e costretta a tornare in Italia nel 1970, lasciando alle spalle un passato di lavoro e successi.
Il melologo originale, che ha riscosso grande successo di pubblico e critica fin dal debutto nel 2024, vede in questa versione una nuova interpretazione con: Caterina Lo Bue (attrice), Sara di San Teodoro (cantante), il duo pianistico Paola Biondi e Debora Brunialti, con la voce narrante della stessa Mariza D’Anna e la regia di Maria Paola Viano.Un elemento unico dell’opera è la composizione a quattro mani di Carla Magnan e Carla Rebora, riconosciute a livello mondiale per la loro collaborazione innovativa e la loro capacità di fondere musica e drammaturgia in un processo di creazione collettiva esclusivo nella musica contemporanea. La loro capacità di fondere visione musicale e drammaturgica ha dato vita negli ultimi anni a opere fortemente narrative e dal forte impatto emotivo, come Un pomeriggio, Libereso (Teatro Nazionale di Genova, 2024).Figlia di due mari è un affresco sonoro ed emotivo che attraversa i temi della colonizzazione italiana in Libia, del genocidio della popolazione araba, del richiamo nostalgico alla terra di origine, ma anche delle ferite storiche ancora aperte tra Italia e Libia. La partitura incorpora temi popolari siciliani e arabi, canzoni d’epoca e suoni evocativi del deserto e del mare, creando un linguaggio musicale ricco di significato e memoria. Lo spettacolo si propone di portare sul palco non solo un racconto storico, ma una riflessione ancora attuale sulle migrazioni, gli esili e le complessità delle identità tra due mari che si guardano da sempre con luci e ombre.