Un detenuto murato vivo, la denuncia choc dei Radicali a Torino
L'uomo di 73 anni ha uno stato psichiatrico del tutto incompatibile con la carcerazione, eppure resta nel braccio C del Lorusso e Cotugno
«Ieri, al braccio C del carcere 'Lorusso e Cotugno' di Torino, abbiamo incontrato un uomo di 73 anni che si è letteralmente murato vivo. Attraverso la piccola finestrella della cella siamo riusciti a scorgerlo: ogni centimetro di quelle mura - comprese le finestre - l'ha stato ricoperto di carta stagnola e sigillato con colla. Dalla cella proviene un odore nauseabondo. Secondo quanto ci hanno raccontato altri detenuti, quest'uomo non esce da anni, se non in occasione di un Tso. Non ha accesso alla doccia, l'aria è rarefatta ed entra appena da uno spiraglio del blindo e il suo evidente stato psichiatrico è del tutto incompatibile con la detenzione. La sua condizione è indegna, disumana e degradante, così come è disumano e degradante che lo Stato lo abbia abbandonato a questa sorte. Una situazione che finisce per rendere indegno anche il lavoro della Polizia penitenziaria e degli altri detenuti, costretti a convivere con una situazione intollerabile. Noi crediamo nello Stato di diritto e per questo chiediamo che chi ha responsabilità istituzionali intervenga immediatamente per porre fine a una condizione che, in anni di visite nelle carceri italiane, non avevamo mai visto. Per questo poco fa ho scritto a Nordio, al Capo del Dap e alla nuova Garante regionale. Oggi in Italia un detenuto è murato vivo. È bene che i cittadini sappiano e che le istituzioni competenti smettano di fingere di non sapere». Così Filippo Blengino, Segretario nazionale di Radicali Italiani.