Tra i truffatori arrestati anche un attore di Gomorra

E' Marco Macor aveva interpretato la parte di Marco, l'amico di Ciro, nel film di Matteo Garrone

01/02/2025
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La fede nuziale del marito morto, la medaglietta con l'immagine della Madonna della prima comunione, il bracciale di pietre preziose passato di generazione in generazione. Gioielli di valore economico ma anche, e soprattutto, legati a una persona cara portati via da una banda di truffatori che hanno messo a segno decine di colpi in tutta Italia. I carabinieri del comando provinciale di Genova hanno sgominato l'organizzazione eseguendo 29 misure cautelari: 21 in carcere, cinque ai domiciliari e tre obblighi di presentazione. Sono 54 gli episodi contestati (45 truffe andate a buon fine e 9 tentate) tra aprile 2022 e marzo 2024 per un valore di 700 mila euro. Tredici gli episodi sventati dagli investigatori che hanno recuperato soldi e gioielli per un valore di 90mila euro. All'esecuzione della misure dell'indagine chiamata '2 Ottobre' in onore della Festa dei Nonni e in considerazione dell'età avanzata delle vittime, è stata effettuata da oltre 150 carabinieri dei comandi provinciali di Genova, Napoli, Torino e Caserta.
Dietro all'organizzazione che truffava anziani in tutta Italia c'era una coppia originaria di Napoli. I due, Alberto Macor e Marica Mastroianni, organizzavano il "lavoro" delle varie batterie. Arrestato anche il fratello di Alberto, Marco Macor, 40 anni attore, aveva interpretato la parte di Marco, l'amico di Ciro, nel film di Matteo Garrone 'Gomorra' ispirata al libro di Roberto Saviano. L'attore, che nelle intercettazioni telefoniche veniva chiamato con il soprannome di "Caff", era uno dei trasfertisti che da Napoli raggiungeva il Nord Italia per sottrarre i soldi.
Il modus operandi era sempre lo stesso: un finto maresciallo o un avvocato contattava le vittime al telefono dicendo che il figlio o il nipote aveva causato un incidente stradale con feriti gravi e per evitare l'arresto bisognava pagare una cauzione. Una volta carpita la fiducia del malcapitato di turno, il truffatore si presentava a casa dell'anziano per ritirare i soldi e i monili. Il trucco per evitare di essere scoperti era quello di tenere occupato il telefono in modo tale che la vittima non potesse essere contatta dal vero parente.
La coppia, è emerso dalle indagini, organizzava nei dettagli le modalità per la realizzazione delle truffe, predisponendo le diverse fasi (logistica, di supporto ed esecutiva): dal pernottamento in b&b alla organizzazione di veri e propri call center da cui effettuare le chiamate, fino al reclutamento di telefonisti e trasfertisti e i mezzi con cui raggiungere la zona. I truffatori partivano da Napoli la domenica per stare via una settimana. Per gli spostamenti, oltre a treni e taxi, usavano macchine noleggiate da agenzie compiacenti nel napoletano. Il collegamento tra i telefonisti a Napoli e i trasfertisti avveniva attraverso telefoni cellulari di vecchia generazione, con utenze intestate a cittadini extracomunitari irreperibili o utilizzando smartphone intestati a teste di legno, comunicando solo con social network e chat e usando soprannomi come "sfilatino", "cafone", "Lello Kawasaki".

Tra le telefonate più crudeli quella fatta a una mamma anziana. La telefonista non ha remore a dire "guardate vostro figlio sta piangendo come un bambino, ha investito una donna è spaventatissimo". Dall'altro capo del telefono la voce dell'anziana che riesce a dire solo "no, no..", si affievolisce sempre di più. E' il momento in cui la truffatrice rincara la dose: "Suo figlio è in caserma dei carabinieri. La donna che ha investito sta perdendo la vita e suo figlio deve andare in carcere. Per evitare il carcere - prosegue la truffatrice - dovrà prendersi la responsabilità e risarcire personalmente i danni causati".

Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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