Giovanni Toti è libero. Il giudice per le indagini preliminari questa volta ha accolto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Le dimissioni da presidente della Regione hanno convinto sia la procura, sia il gip a sospendere le misure cautelari.
Da questa mattina quindi l’ex governatore è libero di tornare a fare tutto, tranne ovviamente quello per cui era stato eletto dalla volontà popolare. La notizia dell’accoglimento dell’istanza si diffonde a fine mattinata, poco dopo le 11, e in pochi minuti il cancello della villetta di Ameglia si può aprire: prima per far uscire la finanza che notifica l’ordinanza del gip, poi per far passare le prime persone che sono corse a riabbracciarlo. Subito l’autista e la segretaria, che non lo avevano mai potuto incontrare in questi 86 giorni neppure con il permesso della magistratura, poi (insieme alla portavoce Jessica Nicolini) l’amico, assessore e vicino di casa, Giacomo Giampedrone. Che questa volta però non ha bisogno di misurare le parole né i tempi, perché incontra un uomo libero.
«Credo che oggi il presidente sia felice dopo ottanta e più giorni che sono stati duri per tutti noi. Un grande dispiacere per aver lasciato un lavoro che stavamo facendo credo in maniera egregia, ma anche tanto orgoglio per rivendicare tutto quello che abbiamo fatto. È un sacrificio grande ma oggi siamo contenti - si concede una battuta lo stesso Giampedrone prima di entrare -. Sarà una giornata di lavoro, oltre che di piacere per non avere più i tempi ristretti che ci ha dato la Guardia di finanza negli incontri, molto risicati. Poi credo che domani avrà una fitta agenda politica, personale e amministrativa. Il suo telefono funziona, mi ha detto che sta aspettando, mi ha scritto ‘Evviva’. Ora salgo, direi che è arrivato il momento di andarlo ad abbracciare». Poco dopo spunta insieme allo stesso Toti che si avvicina al cancello di casa e incontra i giornalisti: "Ho fatto il vostro mestiere, sono qui per voi che mi aspettate sotto il caldo agostano". Poi le prime considerazioni che ripeterà nel dettaglio in un post su facebook rivolto ai liguri ("Mi siete mancati, non vedo l'ora di riabbracciarvi") e alla politica ("Questo è un processo alla politica, le leggi che i magistrati applicano le fa la politica, è ora di cambiarle")
Ovviamente la notizia provoca una serie di reazioni anche nel mondo della politica ligure. In particolare nel centrodestra, che da tempo aspetta di poter avere un confronto diretto e libero con Toti per affrontare la scelta della candidatura a nuovo presidente della Regione. In ballo non c’è ovviamente la disponibilità diretta del leader, ma l’impegno dei suoi fedelissimi è scontato. Insieme agli alleati c’è da capire se all’interno di una lista con un nome diverso o sempre sotto il simbolo arancione con il richiamo al nome di Toti, a suggellare l’esistenza di quello che è stato il primo partito della legislatura che si è conclusa anzitempo.
Le prime parole sono però tutte di soddisfazione per una svolta che è tuttavia «costata» troppo cara: «Accogliamo positivamente la notizia relativa alla revoca della misura cautelare nei confronti di Giovanni Toti, persona con la quale abbiamo lavorato bene in queste due legislature in Regione. Dopo anni di immobilismo, il centrodestra ha dato nuova linfa alla Liguria e tornare indietro sarebbe deleterio per il nostro territorio. Ora attendiamo di fissare un incontro per fare, finalmente, il punto politico insieme», scrive Fratelli d’Italia, il partito che più di altri vedrebbe volentieri una coalizione guidata da un esponente arancione a rivendicare e garantire la continuità amministrativa che i liguri hanno tanto apprezzato in questi anni. Per la Lega il primo a esporsi è il vicepresidente facente funzioni in Regione, Alessandro PIana: «In giunta siamo tutti contenti. Sicuramente lo chiamerò: parleremo di cose leggere e poi anche di altro. Lo vedrò certamente presto, con piacere. Ce lo aspettavamo: spiace solo che questa decisione sia arrivata dopo le dimissioni di Toti».
Chi invece ha «fallito» l’obiettivo di riconquistare la libertà prima del processo è Aldo Spinelli. Ieri anche i suoi avvocati hanno rinunciato alla richiesta di revoca dei domiciliari. Anche il colpo ad effetto della nomina di David Ermini al vertice della finanziaria di famiglia, non ha sortito un effetto positivo. Difficilmente forse avrebbe potuto, perché se nel «mirino» ci sono i rapporti tra politici e imprenditore visti con sospetto dai magistrati, accettare l’idea che gli stessi pm cambino idea perché Spinelli si affida un esponente del Pd anziché del centrodestra sarebbe stato assai clamoroso. E così alla fine questa mossa ha finora portato solo danni: il centrosinistra si sta vergognando e litiga al proprio interno, lo stesso Ermini è stato costretto a lasciare la direzione del Pd e Spinelli resta ai domiciliari.