Nel primo semestre 2025, a Mirafiori sono state prodotte 15.315 unità, in calo del 21,5% rispetto alle19.510 del 2024. Di queste, 15.175 sono 500 Bev, mentre le Maserati si fermano a sole 140 unità, segnando un crollo quasi totale. Lo dice il Report sulla produzione Stellantis della Fim Cisl.
«Stellantis ha annunciato lo spostamento della produzione di GranTurismo e GranCabrio a Modena entro fine anno - ha detto il segretario generale Ferdinando Uliano - con avvio a ottobre. A Mirafiori resteranno solo lastratura e verniciatura. Le nuove Maserati, comprese le versioni elettriche Folgore, non hanno avuto i risultati attesi. Come Fim-Cisl abbiamo criticato le scelte aziendali: la mancata sostituzione del Levante e l'abbandono della nuova Quattroporte sono errori gravi. È urgente che Stellantis chiarisca quale strategia intende adottare per Maserati, sia sui modelli che sui volumi. La linea Maserati a Mirafiori va assolutamente riempita con nuove produzioni».
«Grazie alla mobilitazione sindacale del 2023 - ha sottolineato Uliano - siamo riusciti a ottenere la produzione della 500 ibrida a partire da novembre 2025. È un risultato concreto che può contribuire a mantenere la missione produttiva dello stabilimento. Sono previste entro l'anno 5.000 unità. Stellantis ha annunciato che con la produzione della 500 ibrida, si arriverà a 100.000 unità prodotte e la progressiva uscita dalla cassa integrazione. Per noi è indispensabile un piano su Mirafiori per rilanciare l'occupazione, dopo anni di uscite continue. Nel 2027 arriverà una nuova 500 elettrica con batterie Stellantis e, nel 2030, debutterà la nuova generazione della 500e, sempre a Mirafiori».
A margine dell'assemblea, il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, Giorgio Felici, ha invece commentato il nuovo management di Stellantis «Apprezziamo il fatto che il nuovo ceo sia un italiano, sicuramente avrà una visione più legata non tanto al territorio, ma a un modo di essere italiano che privilegia tutta una serie di passaggi imprenditoriali, anche di tipo etico».
«Ma siamo convinti del fatto che problema non sia solo il ceo - ha aggiunto Felici - ma una programmazione statale rispetto alla conservazione degli assetti. Nella nostra Costituzione ci sono anche gli strumenti per consentire allo Stato di entrare a gamba tesa sulla conservazione degli assetti quando questi vengono portati via o vengono strappati all'interesse del Paese».