«Operazione Djali»: fermati tre gruppi criminali

L'operazione è avvenuta nelle prime ore della mattinata del 17 luglio

17/07/2025
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Nelle prime ore della mattinata del 17 luglio, un copioso contingente di militari del Comando Compagnia Carabinieri di Bra, supportati da militari del comando provinciale di Cuneo, da unità cinofile ed eliportate dell’Elinucleo di Volpiano (TO), hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Asti ed hanno tratto in arresto 11 persone di nazionalità albanese, tutte ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di spaccio, produzione e coltivazione di sostanze stupefacenti e furto di energia elettrica. Altre 7.00 sono attivamente ricercate in ambito internazionale, attraverso i canali di cooperazione di polizia.
Le attività costituiscono l’epilogo investigativo dell’indagine denominata convenzionalmente “Djali”, iniziata ad ottobre dello scorso anno, che ha permesso di ricostruire, attraverso intercettazioni telefoniche e pedinamenti, l’operatività di tre differenti gruppi criminali, di cui: 
- due dediti allo spaccio al dettaglio di cocaina, in particolare nella zona del braidese, tramite la tecnica del “djali” (che in lingua albanese significa ragazzo), ovvero mediante il reclutamento di giovani uomini albanesi, tra i 20 e 25 anni che, fatti arrivare in Italia con il visto turistico valido per 90 giorni, venivano poi impiegati dal sodalizio criminale quali pusher, corrispondendo loro un compenso mensile di circa € 3000 più il vitto e l’alloggio. Allo scadere dei 90 giorni l’organizzazione rimpatriava i giovani, che venivano poi sostituiti da altri connazionali, sempre muniti di visto turistico con un avvicendamento continuo. Tale meccanismo di turn-over, consolidatosi negli anni, facilitava l’impunità dei soggetti che, se non compiutamente identificati, una volta rientrati in patria facevano perdere le loro tracce. Il mercato posto in essere dai due differenti gruppi era capace di far fruttare guadagni giornalieri di oltre mille euro, proventi che venivano poi spediti in Albania tramite corrieri specializzati nel trasporto di persone nella tratta Italia-Albania;
- un terzo gruppo si era altamente specializzato nell’attività di coltivazione indoor di “Cannabis Sativa”, con piantagioni attive in diverse località del nord Italia e capaci di generare guadagni milionari. 
Nel corso delle varie fasi investigative i militari dell’Arma hanno infatti rivenuto vastissime coltivazioni occulte, recuperando più di una tonnellata di sostanza stupefacente (tra marjuana già confezionata e piante di Cannabis Sativa), dal valore stimato, per la vendita al dettaglio, di circa € 1.500.000 (€ 1M 500K).
Gli appartenenti al sodalizio criminale, tutti di nazionalità albanese, erano attivi nel settore da decenni, utilizzando per l’attività illecita tecnologie ed apparecchiature all’avanguardia, tanto da essere considerati dai loro “colleghi” di altri sodalizi dediti all’illecita coltivazione di stupefacenti dei veri e propri professionisti, utili alla consulenza ed alla collaborazione per la riproduzione del miglior habitat per la crescita delle piante e lo sviluppo delle inflorescenze dalle quale ricavare lo stupefacente.
La complessità delle attività criminali si è estrinsecata attraverso uno schema operativo consolidato, che ricalca dinamiche aziendali dell’economia reale lecita, con l’utilizzo di personale reclutato per alcuni mesi di lavoro e periodicamente sostituito.
Durante l’operazione e le attività di perquisizione presso i rispettivi domicili, sono stati altresì rivenuti g. 800 di cocaina e 15000 euro in contanti. 
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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