LA REGIONE VA AVANTI, L’INCHIESTA PURE

Il vicepresidente Piana assume la guida ed è pronto a governare, ma saranno i partiti da Roma a decidere le prossime mosse. La procura estende gli accertamenti alla Diga. Alcuni dubbi su intercettazioni e ipotesi

Diego Pistacchi 08/05/2024
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«Il presidente è ben determinato a  esaminare e approfondire gli atti per presentare una difesa che  spieghi come i fatti che sono richiamati negli atti siano in realtà da interpretare differentemente alla  luce della politica che ha sempre seguito lui e la Regione da lui  guidata a tutela esclusivamente di interessi pubblici e non privati». A parlare è Stefano Savi, l’avvocato di Giovanni Toti che ha appena incontrato il governatore. Un lungo incontro per rileggere tutte le accuse formulate e vedere cosa proprio non va. distruggere le prove, o che possa reiterare il reato. Sicuramente, nel caso, come confermato anche dai magistrati, l’unica ipotesi valida è la terza. Toti avrebbe potuto cioè farlo ancora. Avrebbe potuto incassare soldi in cambio di favori a Spinelli. Su questo però si pongono già alcuni dubbi.

Reato reiterato

Aldo Spinelli Fin dalle prime ore successive agli arresti, si sono levate molte voci critiche relative all’azione della magistratura. C’è chi, come spesso avviene in questi casi, ha ipotizzato anche tempistiche legate alle imminenti elezioni. Ma al netto delle posizioni politiche, ci sono anche alcuni aspetti che meritano approfondimento nelle 658 pagine dell’ordinanza con c ui il gip ha disposto le misure cautelari. Alcune considerazioni, non certo quelle che richiedono particolari competenze in materia di giurisprudenza, possono essere già fatte. Concentrandosi in particolare sulla questione che desta il maggiore interesse, cioè quella relativa al presidente Toti, la prima valutazione è relativa ai motivi dell’arresto preventivo. Per disporre di una misura tanto grave, occorre che si verifichi almeno una di queste tre situazioni: che ci sia pericolo di fuga dell’indagato, che possa I pm avevano chiesto al gip di poter arrestare gli indagati il 27 dicembre scorso. Negli atti si citano tutti i finanziamenti ottenuti, peraltro con bonifici, tracciabili, e denunciati. Tra questi anche «4.100 euro erogati in data 10/3/23 quale partecipazione alla cena elettorale per Giovanni Toti».  Cena avvenuta alla presenza di oltre 350 persone, proprio a scopo di finanziamento. Ma allora perché il gip ha lasciato che Toti e Spinelli reiterassero quello che ritiene un «reato»? L’11 aprile scorso, ampiamente annunciata e pubblicizzata, c’è stata la stessa cena di finanziamento. Quest’anno hanno partecipato addirittura 630 ospiti, molti di più, con un incasso stimato di oltre 270mila euro. C’era Aldo Spinelli. E c’era il presidente di Ente Bacini, Mauro Vianello, a sua volta raggiunto da provvedimenti cautelari. Ma l’ordine di arresto non è scattato per evitare quel «reato».

L’aiuto dei «riesini»

Nell’ordinanza ci sono decine di pagine di intercettazioni e colloqui tra appartenenti alla comunità di Riesi a Genova. Sono quelli che si sono adoperati per cene elettorali e per far votare i candidati di Toti alle elezioni regionali del 2020. Dai verbali emerge che alcuni esponenti si dicono certi di avere in cambio l’assunzione per cinque persone, promessa da Matteo Cozzani, capo di gabinetto della Regione. Rassicurazioni riportate in terza persona. E nelle stesse intercettazioni si leggono anche rifiuti da parte di candidati (Ilaria Cavo ad esempio dice: «ci vengo e ti ringrazio, ma se poi devo avere i messaggi di questi... le richieste di questi... hai capito?) E gli stessi magistrati annotano che la candidata non è disposta a presenziare a eventi se possono alludere ad altre richieste. Che le aspettative dei «riesini», considerati collegati alla mafia tanto da far scattare l’aggravante del 416 bis per alcuni indagati, siano andate deluse, lo dimostrano poi molte intercettazioni degli stessi esponenti, scandalizzati per il fatto che alcuni eletti (ad esempio Stefano Anzalone) non rispondano neppure alle chiamate.

Cosa sapeva Toti

Il gip in più passi sostiene che Matteo Cozzani agisse «su mandato di Toti».  Nel testo, in premessa, in realtà scrive che «è ipotizzabile un suo coinvolgimento nella vicenda de qua». Ma le intercettazioni ambientali, catturate da microspie nell’ufficio del governatore, di cui gli indagati non sospettavano l’esistenza parlando quindi liberamente, aprono non pochi dubbi. In vista delle elezioni comunali del 2022, lo stesso Toti e i suoi, parlano di dove cercare voti. Torna il discroso sulla comunità dei riesini. Cozzani dice: «stacci lontano che quelli lì ci mettono in galera». E dice di non volerci andare a parlare: «Sennò mi squartano». In tutto queto interviene lo stesso Toti che dimostra di non sapere nulla: «Ma perché? Non gli abbiamo dato dei soldi?» Difficile pensare che fosse il mandante di un voto di scambio sulla base di assunzioni da caldeggiare in aziende private. Molte sono le frasi interpretabili in più modi. Alcune parole vengono identificati come messaggi in codice, persino quando Toti chiede a Spinelli di invitarlo a vedere la sua «barca nuova» che effettivamente è stata comprata. In dioversi passaggi si fanno riferimenti a elargizioni di imprenditori anche ad altri partiti, di maggioranza come di opposizione, non oggetto però di inchiesta. Il fascicolo è voluminoso. La battaglia per smontare le accuse si annuncia certosina. 

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