La Liguria spende tutti i soldi Ue e crea lavoro

Certificato l'impiego di tutto il fondo sociale europeo nel settennio 2014-2020, L'assessore Scajola: "Investito soprattutto su formazione e avviamento professionale"

Diego Pistacchi 17/07/2024
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I fondi europei sono stati usati per aiutare i giovani
Da Regione pigra, incapace di spendere le risorse messe a disposizione dall’Europa, che alla fine tornavano a Bruxelles, a Regione modello, che investe il cento per cento dei fondi. La Liguria fa i conti e scopre che meglio di così non potrebbe fare per investire le risorse comunitarie: il Fondo sociale europeo 2014-2020 è stato utilizzato fino all’ultimo centesimo. A inizio settimana è infatti partita la certificazione finale di spesa alla Commissione dell’Unione Europea. In totale sono stati investiti oltre 347 milioni di euro in tutto il periodo di programmazione con il coinvolgimento complessivo di 254mila destinatari.

Ovvia la soddisfazione dell’assessore regionale alla Formazione, Marco Scajola, che traccia anche un bilancio dei risultati ottenuti. «Con questa certificazione dimostriamo di essere, ancora una volta, virtuosi nella programmazione e nell’utilizzo delle straordinarie risorse derivanti dal Fondo sociale europeo – sottolinea Scajola -. In questi anni siamo riusciti a fornire un supporto concreto a oltre 250mila persone nei più svariati ambiti. Primo fra questi quello dell’inserimento del mondo del lavoro con corsi di formazione specifici, investimenti sui percorsi Its e Iefp e specializzazioni post laurea. Particolare attenzione è stata riservata anche alle politiche di inclusione sociale e a quelle di contrato al Covid-19. Siamo riusciti, con grande capacità, a gestire in maniera flessibile il fondo mantenendo, anche in emergenza pandemica, l’obiettivo centrale di sostegno all’occupazione in tutte le sue forme».

Soldi spesi ma non tanto per spenderli. La certificazione fa infatti il punto sugli obiettivi centrati. I progetti finanziati nel settennio della programmazione sono stati 5.978. L’asse occupazione del Fse 14-20 ha visto il maggior investimento di risorse, circa 127,5 milioni di euro, utilizzati per finanziare l’inserimento lavorativo dei disoccupati, che ha raggiunto punte del 70% degli allievi assunti a fine corso nel caso della formazione di durata medio-lunga, gli incentivi occupazionali, i servizi di politica attiva del lavoro. Ben 121 milioni di euro sono stati spesi per i corsi di istruzione e formazione professionale di durata triennale, programmati dalla Regione per dare un’alternativa anti dispersione scolastica ai giovani liguri, con 36 percorsi mirati sulle esigenze manifestate dal territorio e dalle aziende, per i corsi Its, le iniziative di formazione continua e permanente per i lavoratori occupati, la formazione a catalogo, le borse per i dottorati di ricerca e gli interventi di alta formazione come i master e i corsi di specializzazione post laurea. Le politiche di inclusione sociale sono state finanziate con oltre 76,5 milioni di euro e ricomprendono gli interventi di conciliazione vita lavoro, i voucher per la fruizione di servizi, le politiche di contrasto al covid-19 nate durante la fase pandemica e in alcuni casi riproposte come buone pratiche nella programmazione successiva, nonché i corsi di formazione per l’inserimento lavorativo dei soggetti disabili e i percorsi integrati di formazione e politiche del lavoro pensati per le fasce a rischio di esclusione sociale.

«Abbiamo portato avanti politiche regionali condivise con le categorie economiche, le pubbliche amministrazioni, gli organismi formativi e gli enti del terzo settore, senza inserire nel programma spese di matrice nazionale, se non la limitata quota di partecipazione alla misura Safe, che ha consentito l’erogazione di 7,5 milioni di euro di sconti per le bollette elettriche a persone in condizioni di fragilità economica sul territorio italiano – conclude Scajola -. A questo grande risultato si aggiunge quanto stiamo facendo con la programmazione 21-27 attraverso la quale abbiamo già impegnato 166 milioni di euro coinvolgendo oltre 25mila destinatari. Questo lavoro sta dando i risultati sperati. L’esempio più tangibile è quello del drastico calo dei Neet, giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione, scesi di oltre 9 punti percentuali in tre anni».

 

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