Dopo sei anni, Giovanni Bombardieri ha lasciato la guida della Procura della Repubblica di Reggio Calabria per assumere da lunedì 16 settembre scorso quella della Procura del capoluogo piemontese.
La lotta alla criminalità organizzata e ai settori della pubblica amministrazione e della politica che stringono «patti scellerati» con le mafie; poi gli interventi contro la violenza di genere, e il contrasto «senza tentennamenti e senza timori» ai fenomeni collegati all'eversione e a coloro che «non accettando le regole democratiche, cercano di imporre con la forza la propria visione».
Saranno questi i binari su cui si incardinerà l'azione della procura torinese sotto la guida del suo nuovo capo, Giovanni Bombardieri, 61 anni, che si è insediato formalmente con una cerimonia celebrata al Palazzo di Giustizia del capoluogo piemontese dal presidente del tribunale, Modestino Villani.
Bombardieri ha quindi ha affermato che per lui «è un grande onore» assumere l'incarico in una sede retta nel corso dei decenni da figure – da Bruno Caccia a Marcello Maddalena, da Giancarlo Caselli ad Armando Spataro e in ultimo ad Annamaria Loreto – «che hanno dato lustro alla magistratura».
Nel corso del suo intervento il neo procuratore generale, Lucia Musti, che si è insediata sabato scorso, ha detto che Bombardieri «è l'uomo giusto al posto giusto».