Fine di un’epoca. Dopo decenni di occupazione, lo stabile di proprietà del Comune di Torino in corso Regina Margherita 47 è stato finalmente sgomberato con una maxi operazione di Polizia.
Il provvedimento rientra nell’ambito dell'inchiesta che conta complessivamente decine di indagati per gli assalti alle Ogr, a Leonardo, alla sede del quotidiano ‘La Stampa’ e alla Città Metropolitana di Torino, avvenuti durante manifestazioni ‘Pro Palestina’. Tra i reati contestati ci sarebbero danneggiamento, imbrattamento, invasione di edifici, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.
L’ex Centro sociale Askatasuna ha cessato così di esistere e lo scellerato ‘Patto di collaborazione’ proposto dal sindaco Stefano Lo Russo è miseramente naufragato.
Il primo cittadino prova a barcamenarsi e dichiara: «Continuo a pensare che la scelta che abbiamo fatto in quella fase fosse quella di provare a verificare le condizioni di sussistenza della possibilità di restituire alla città una fruizione pubblica di quell'immobile in un percorso di legalità. Prendo atto che queste condizioni sono venute meno per la violazione dell'ordinanza».
«È stata violata un'ordinanza e quindi automaticamente il Patto è decaduto e lo abbiamo comunicato ai sottoscrittori» – spiega.
«Le operazioni condotte dall’Autorità di pubblica sicurezza – precisa il sindaco – si sono svolte nelle forme e nei modi previsti dalla legge, dall’ordinamento e dai ruoli dei singoli soggetti».
«Registriamo con soddisfazione il blitz ad Askatasuna, che confidiamo porterà allo sgombero definitivo dell’immobile, restituendolo alla comunità torinese e mettendo la parola fine a una delle più vergognose pagine della storia politica del capoluogo piemontese, per decenni connivente con l’illegalità e, negli ultimi anni, con un centro ispirato a principi eversivi spacciati per cultura». Così il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana, rispettivamente segretari provinciale e cittadino di Forza Italia Torino.
«È dall’inizio del mandato che continuiamo a batterci per lo sgombero di questo immobile da chi ha fatto della violenza e dell’eversione il proprio marchio di fabbrica. Proprio la scorsa settimana – ricordano i due azzurri – avevamo fatto partire una campagna di manifesti in città lanciando un appello chiaro: ‘Sindaco, sgombera!’. Un’iniziativa arrivata dopo l’ennesimo voto contrario espresso in Consiglio Comunale su una mozione collegata al Bilancio, presentata dalla nostra capogruppo Federica Scanderebech, che chiedeva di liberare lo stabile e fermare un progetto farsa, così come erano già state respinte analoghe richieste avanzate in passato anche dal vicepresidente Garcea su nostro mandato».
«L’ennesima riprova delle resistenze politiche interne di una maggioranza fragile e schiacciata all’estrema Sinistra – chiosano Rosso e Fontana – che addirittura alle prossime elezioni vorrebbe imbarcare anche i Cinquestelle, spostando l’asse politico ancora più verso gli estremi. Un cartello elettorale che consegnerebbe ai Torinesi una città in cui legalità, sicurezza, ordine pubblico e presidio delle periferie verrebbero lasciati al caso, trasformando Torino in una grande banlieue».
«Nel dramma dell’attacco senza precedenti alle redazioni de ‘La Stampa’, almeno una nota positiva: dopo l’ennesimo sfregio di Askatasuna e dei suoi ‘pacifinti’ alla libertà di stampa, finalmente Torino ha battuto un colpo. Non erano bastati gli attacchi ad aziende torinesi come Leonardo e ad atenei come il Politecnico, gli sfregi ai monumenti, ai negozi e al patrimonio della città, le continue aggressioni alle Forze dell’Ordine, le minacce a politici e magistrati, le sassaiole nei cantieri Tav, le interruzioni dei servizi pubblici e l’ospitalità offerta a ricercati. Forse il sindaco avrebbe dovuto svegliarsi prima, visto che Askatasuna non è mai rientrata nella legalità, come abbiamo ampiamente documentato. Ora si scopre l’acqua calda» – affermano i due dirigenti di Forza Italia.
«Ora speriamo che lo sgombero sia definitivo e confidiamo che l’immobile venga finalmente restituito alla città e destinato ai più fragili: famiglie in difficoltà, ragazze madri, persone senza dimora che nei mesi invernali dormono in strada rischiando la vita ogni notte. Una parte dello stabile potrebbe inoltre essere utilizzata per l’accoglienza temporanea di famiglie palestinesi arrivate a Torino per curare i propri figli, come i piccoli ricoverati all’ospedale Regina Margherita, oppure di studenti palestinesi che studiano nelle università torinesi per costruirsi un futuro migliore», concludono Rosso e Fontana.
Per il presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, Davide Nicco, «dopo mesi, anzi anni, in cui Torino ha subito episodi ripetuti di violenza e illegalità, l'operazione rappresenta un punto fermo: lo Stato c'è e la legalità viene finalmente ripristinata». «È un intervento – sottolinea Nicco – che restituisce autorevolezza alle Istituzioni e sicurezza alla città. Le indagini confermano quanto da tempo viene denunciato: quel luogo ha rappresentato una base operativa di azioni violente che hanno colpito Torino e altre realtà, dagli assalti alle Ogr fino agli attacchi a sedi istituzionali e dell'informazione». «Passa così un messaggio chiaro: chi sceglie l'illegalità non può trovare spazi né coperture. Torino meritava questo segnale di fermezza. Solo così si difendono sicurezza e diritti» – conclude Nicco.
Esulta anche l’assessore della Regione Piemonte Maurizio Marrone (FdI), che ringrazia il ministro Piantedosi per l’operazione, «che conferma che avevamo ragione a chiedere la cancellazione del Patto tra Comune di Torino e antagonisti. Con i violenti non si tratta, non si fanno accordi, non si nasconde la testa per fingere di non vedere. All’indomani dell’assalto a ‘La Stampa’ – ricorda – a nome della Regione Piemonte, avevo chiesto ufficialmente al Comune di Torino di cancellare il Patto per la concessione di Askatasuna. In tutti questi mesi quel Centro sociale ha continuato a essere la base degli antagonisti, ma ora, grazie al lavoro della Questura e della Prefettura, lo Stato ha colpito. Se il Comune avesse rispettato la mia legge regionale fin da subito, magari in questi due anni non ci sarebbe stata questa escalation di violenza».
«Meglio tardi che mai» – commenta il consigliere del Comune di Torino Ferrante De Benedictis (Fdi). «Finalmente – dichiara – il sindaco Stefano Lo Russo si ravvede e straccia il Patto di collaborazione con Aska».
«Non si comprende – si domanda De Benedictis – come si sia potuto arrivare fino a oggi e insistere su un percorso che fin dall’inizio mostrava criticità e contraddizioni. Da un lato i garanti siglavano il Patto, dall’altra Aska continuava a incendiare il clima in città, rendendosi protagonisti di proteste che spesso sfociavano in violenza e distruzione».
«Il tempo ci ha dato ragione: dopo decine di interpellanze, mozioni e richieste di comunicazione al sindaco ce l’abbiamo fatta! Si apre adesso una nuova stagione per la nostra città e vorrei ringraziare le Forze di Polizia e il Governo Meloni nella figura del ministro Piatendosi per il coraggio e la determinazione nel restituire un luogo alla città» – conclude il consigliere comunale di FdI.
Patrizia Alessi, capogruppo FdI nella Circoscrizione 7 della Città di Torino, auspica che ora si prendano «provvedimenti seri e inequivocabili», dopo «anni che Askatasuna è alla ribalta delle violenze».
Per Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega in Regione, Piemonte lo sgombero di Askatasuna è «il regalo di Natale più bello che Piantedosi potesse fare ai Torinesi. Quanto sta accadendo nell'immobile di cCorso Regina certifica la rottura del Patto di collaborazione del Comune di Torino e rappresenta quello che diciamo da anni: Aska è un luogo di illegalità. Siamo soddisfatti che il sindaco Lo Russo abbia preso atto della realtà. Ringraziamo il Prefetto e le Forze dell'Ordine, perché questo è un momento storico per la nostra città».
Attacca il sindaco del Comune di Torino anche il consigliere Andrea Russi (M5S). «Su Askatasuna – dichiara – Lo Russo ha sbagliato tutto. Ha gestito questa vicenda in modo politicamente fallimentare e le conseguenze della gestione successiva ricadono interamente su di lui. Per questo chieda scusa ai Torinesi e si dimetta».
Fa sorridere il commento di Sinistra Ecologista, che scrive in una nota di «odiosa spettacolarizzazione della repressione, con un intero quartiere militarizzato» e che «la libertà non si sgombera».