Agenti feriti e devastazioni nel silenzio di certa politica

Solo da FdI e dalla Regione la ferma condanna degli scontri tra bande di tifosi violenti e polizia

Vittorio Magni 16/12/2025
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Quella che doveva essere una domenica di sport si è trasformata, nel pomeriggio del 14 dicembre, in una scena di violenza diffusa nel quartiere di Marassi. Prima del fischio d’inizio di Genoa-Inter, all’esterno dello stadio Luigi Ferraris, si sono verificati gravi scontri che hanno portato al ferimento di 15 operatori di polizia, all’incendio e al danneggiamento di veicoli privati e a ore di paralisi della viabilità cittadina. La ricostruzione ufficiale della Questura di Genova parla di un dispositivo di ordine pubblico predisposto con largo anticipo. Le misure di sicurezza erano state definite «in attuazione di quanto deliberato in sede di Comitato Provinciale Ordine Sicurezza Pubblica dell’11 dicembre u.s.», con servizi preventivi attivi fin dalla tarda mattinata nelle aree sensibili.Regolari gli spostamenti iniziali dei tifosi ospiti, compreso l’arrivo di «120 ultras interisti» alla stazione di Piazza Principe, scortati fino al parcheggio del settore ospiti «senza rilevare criticità». La situazione è precipitata poco dopo, quando «un gruppo di ultrà perlopiù genoani, la maggior parte dei quali travisati, proveniente da scalinata Montaldo e dai tradizionali luoghi di ritrovo limitrofi» ha raggiunto Piazza Romagnosi dando avvio a «un fitto lancio di fumogeni» e dirigendosi verso lo sbarramento della forza pubblica.
Secondo la Questura, il gruppo si è rapidamente ingrossato fino a «circa 300 unità» iniziando «il lancio di grossi petardi, bottiglie e oggetti contundenti vari, allo scopo di aprirsi un varco per raggiungere il settore ospiti». Solo l’intervento immediato dei Reparti Inquadrati ha evitato il contatto tra le tifoserie, con «necessitato uso di lacrimogeni» e una carica di alleggerimento per ristabilire le distanze di sicurezza.Nel caos degli scontri, «un motorino parcheggiato in via Monnet, attinto dal lancio di fumogeno o grosso petardo ha preso fuoco», con l’incendio che si è esteso «parzialmente ad un furgone ed a un’auto in sosta». Altri due veicoli privati sono stati danneggiati dal lancio di oggetti, mentre l’area veniva isolata e la circolazione interdetta. Durante un ulteriore tentativo di aggiramento, gli ultras sono stati respinti anche in via Monnet, dove sono state «sequestrate sul posto due mazze».
I bilancio finale è pesante. «Nel corso del servizio, 4 operatori, due del Reparto Mobile di Torino e due del Reparto Mobile di Genova, ricorrevano alle cure presso nosocomio cittadino», mentre altri 11 operatori del Reparto Mobile di Genova riuscivano a completare il servizio nonostante le ferite riportate». Tutti sono stati refertati «con prognosi da 3 a 20 giorni» per contusioni, distorsioni, traumi ed escoriazioni. La prognosi più grave riguarda «la lussazione della spalla dovuta al lancio di una transenna sullo scudo dell’operatore», mentre altri referti attestano «colpi di spranga, cinghiate, nonché traumi acustici dovuti allo scoppio di bombe carta e petardi». Sono ora in corso «attive indagini da parte della Digos», anche con il supporto della Questura di Napoli, per identificare i responsabili, attribuire le responsabilità penali e avviare «i conseguenti procedimenti volti all’adozione del daspo». I fatti sono stati già segnalati all’autorità giudiziaria e agli organi centrali competenti.
Durissima la reazione del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap).La Segreteria Provinciale parla di «un altro attacco ai poliziotti che, stando alle dinamiche, sembrerebbe organizzato e non riconducibile ad episodi estemporanei; un altro agguato ai colleghi sempre impegnati nei servizi a garanzia dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica». II Sap sottolinea come «ancora una volta, nel giro di pochi giorni, siamo costretti a contare i feriti tra le Forze dell’Ordine» e definisce «inaccettabile il protrarsi di questi continui attacchi». Da qui la richiesta esplicita: «Come sindacato chiediamo al Governo segnali chiari che si tramutino immediatamente nell’inasprimento delle pene nei confronti di chi, impunemente, continua ad attaccare le forze dell’ordine».Sul fronte istituzionale, arriva la presa di posizione della Regione Liguria. L’assessore allo Sport Simona Ferro dichiara: «Come Regione Liguria vogliamo condannare con fermezza gli episodi di violenza che si sono verificati prima della partita tra Genoa e Inter, fuori dallo stadio di Marassi, ed esprimere la massima solidarietà agli agenti feriti, per fortuna in modo lieve. Lo sport non deve mai essere terreno di scontro, ma anzi scuola di vita e di rispetto delle regole, anche nel tifo».
Ancora più politico il giudizio di Fratelli d’Italia, che inquadra quanto avvenuto in un contesto cittadino più ampio. In una nota, i consiglieri regionali affermano: «Quanto accaduto ieri a Genova non è protesta, ma sabotaggio della città». E aggiungono: «Genova è una città che vuole crescere e guardare al futuro, non essere ostaggio di provocazioni ideologiche. Piena solidarietà alle forze dell’ordine: il dissenso è legittimo solo se rispetta regole e cittadini». Infine, il tema della sicurezza negli stadi arriva in Parlamento con Forza Italia. Il deputato Roberto Bagnasco, in un’interrogazione al ministro dell’Interno, afferma: «La sicurezza negli stadi non può diventare arbìtrio» e denuncia «provvedimenti tardivi, sproporzionati e privi di adeguata motivazione».
Per Bagnasco, «è inaccettabile che un divieto generalizzato colpisca indiscriminatamente un’intera tifoseria, causando danni economici e organizzativi a persone che avevano già sostenuto spese e programmato il viaggio», ribadendo che «la sicurezza è una cosa seria ma non può essere gestita con decisioni dell’ultimo minuto né tradursi in una compressione arbitraria dei diritti civili».
Mentre le indagini proseguono e si attendono i primi provvedimenti, resta il segno profondo lasciato da una domenica di violenza che ha colpito agenti, cittadini e un intero quartiere. Un episodio che riapre con forza il dibattito su sicurezza, prevenzione e responsabilità, e che per Genova rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme.
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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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