Affitti brevi, il successo che non piace a tutti

Boom del turismo a Genova e in Liguria. Ma c'è anche chi crede danneggi il commercio

Diego Pistacchi 24/11/2024
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Salvatore Giuseppe Maltempo
La Liguria nel 2023 abbatte il muro dei 16 milioni di presenze turistiche, che nel 2024 saranno eguagliati se non addirittura superati. Genova si riscopre città attraente e con una serie di grandi eventi cambia quella sua tradizionale vocazione di città industriale. Una piccola rivoluzione che però sembra non essere ancora ben «digerita». I numeri largamente positivi non vengono sempre accolti con entusiasmo. C’è chi parla di «turistificio», chi associa la crisi del commercio, in particolare delle piccole realtà e dei negozi di prossimità, all’invasione di turisti che spendono in souvenir e vasetti di pesto. 
Di certo i genovesi hanno imparato anche a fare «rendere» le loro case, in passato spesso sfitte, aprendole a chi vuole trascorrere qualche giorno in città senza necessariamente scegliere un albergo classico. I dati dicono che nel 2023 sono 785.552 i pernottamenti a Genova negli appartamenti per uso turistico, il 39,3% in più rispetto al 2022 e il 77,5% rispetto al 2019. Numeri che ovviamente non fanno piacere ai sindacati degli inquilini che ci leggono una minore disponibilità di immobili e un rischio di aumento dei prezzi.
Ma turismo e affitti brevi sono davvero i demoni di questo decennio? Non la pensa assolutamente così Salvatore Giuseppe Maltempo, presidente del Consorzio Ricettivo Genovese, a sua volta titolare della residenza Domus Victoria di Genova. 
Presidente, il turismo mordi e fuggi è causa della desertificazione dei negozi?
«Mi sembra l’esatto contrario. I turisti sono una grande risorsa proprio per il mantenimento delle botteghe storiche e per la nascita di nuove attività. Spesso anche chi cerca un ricordo della città è portato a comprare in queste realtà, non va certo al supermercato».
Le case però sono sempre più destinate agli ospiti?
«Intanto va detto che in questi anni si è riuscito a riqualificare zone degradate, anche e soprattutto nel centro storico, grazie alla nascita di strutture ricettive di qualità. Spesso si trattava di immobili non utilizzati, da ristrutturare»
L’accusa è che sono sempre meno i giovani che vogliono continuare a lavorare nelle botteghe di famiglia, che chiudono.
«I nemici dei negozi di prossimità sono altri, non certo il turismo, che semmai offre a molti giovani disoccupati, soprattutto donne, una possibilità di occupazione».
Il turismo mordi e fuggi, il fenomeno degli affitti brevi, portano ricchezza solo ai  titolari di appartamenti e residenze?
«Questa è un’altra bugia. A parte le occasioni di lavoro cui facevo riferimento prima e alle possibilità di acquisti in città, il turismo in generale, anche quello che si sviluppa negli appartamenti, garantisce un importante flusso di denaro che corrobora anche le iniziative del Comune, grazie al pagamento della tassa di soggiorno».
Anche su questo punto si concentrano molte critiche di chi parla di una forte evasione, di turisti non registrati.
«Ci sono ancora una volta le cifre a smentire le illazioni. Genova risulta essere il primo Comune d’Italia nella lotta all’evasione della tassa i soggiorno negli appartamenti. Davvero non capisco tanto disprezzo per una realtà che porta ricchezza alla città».
In effetti anche il più recente rapporto del Centro Studi Enti Locali per Adnkronos, basata su dati estratti dalla banca-dati “Siope”, conferma le parole di Maltempo. I dati sono aggiornati al 2022 quando Genova si è confermata per il quarto anno consecutivo il miglior Comune d’Italia nella lotta all’evasione. Nel 2022 più della metà dei 3,9 milioni di euro recuperati in tutta Italia arrivava da Genova: oltre 4 milioni di euro contro i 2.070.004 euro di Napoli e i 597.613 euro di Siracusa. Le Regioni più virtuose, da questo punto di vista, sono la Liguria, la Campania e l’Emilia-Romagna.
Direttore: DIEGO RUBERO
AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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