40 indagati nell'inchiesta Tirrenia, tra loro anche alcuni magistrati

La procura di Genova ipotizza la corruzione: 'Biglietti gratis'

14/04/2025
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Una quarantina di persone, tra cui magistrati, appartenenti alle forze dell'ordine e funzionari di varie prefetture, sono indagati nell'ambito di un nuovo filone dell'inchiesta della procura di Genova sulla Tirrenia-Compagnia italiana di navigazione, che ha portato al sequestro di 3 traghetti. La procura ipotizza il reato di corruzione: i funzionari avrebbero viaggiato a bordo delle navi della compagnia gratis con carte 'gold' fornite dalla società. Nell'altro filone, quello che riguarda l'indagine sulle frodi in pubbliche forniture e che ha portato al sequestro di 64 milioni di euro alla compagnia, inizieranno mercoledì i primi interrogatori davanti al gip delle 13 persone coinvolte. Il pubblico ministero Walter Cotugno ha chiesto gli arresti domiciliari per due e 11 interdittive. Al filone di inchiesta che vede indagate una quarantina di persone tra magistrati, forze dell'ordine e alti funzionari delle prefetture si è arrivati indagando sulla frode in pubbliche forniture. Gli investigatori della guardia di finanza, coordinati dal pm Walter Cotugno, hanno ricavato una lista di nomi che hanno viaggiato senza pagare in varie tratte per la Sardegna e la Sicilia. Per i funzionari pubblici e i magistrati è scattata subito la contestazione di corruzione anche se al momento non ci sarebbero stati accertamenti sugli eventuali favori che la compagnia Cin avrebbe ricevuto da loro. Da Genova sono stati trasmessi gli atti, per competenza, a Torino per almeno due magistrati liguri. Intanto da mercoledì partiranno i primi interrogatori sul filone che vede coinvolti ammiragli e funzionari di varie capitanerie di porto e dirigenti della Tirrenia-Cin. Per loro il pm ha chiesto due arresti domiciliari e 11 interdittive. Le accuse, a vario titolo, sono di frode, falso e corruzione. Con la nuova legge Nordio, il giudice prima di emettere le misure cautelari deve interrogare gli indagati. Ai militari delle Capitanerie vengono contestati 87 biglietti gratuiti o scontati, per un valore di circa 20 mila euro. Per questo filone sono indagati (ma non sono state chieste misure) Gianfranco Annunziata, contrammiraglio ed ex capo ufficio addetto alla politica militare nel gabinetto del ministro della Difesa; l'ammiraglio Pier Federico Bisconti, ora in pensione ma fino a poco tempo fa vicesegretario generale della Difesa ed ex vicedirettore nazionale degli armamenti; l'ammiraglio Filippo Giovanni Maria Marini, attuale comandante della Capitaneria di porto di Venezia. E poi gli ufficiali Enrico Lisiola, Fabio Vuolo della capitaneria di Civitavecchia; Edoardo Volo, Aldo Tragiani, Emanuele Bonafede, Pier Federico Landi e Beatrice Lavorenti. Risulta indagato anche Achille Onorato, ad della Moby e figlio dell'armatore Vincenzo Onorato (non indagato).
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