Fa discutere l’ennesimo infortunio mortale in edilizia avvenuto in Piemonte.
Si tratta di un operaio di 35 anni, di origini egiziane, morto all'ospedale Giovanni Bosco di Torino, dopo essere precipitato dal tetto di un capannone in fase di ristrutturazione a Leinì, nel Torinese.
Secondo le indagini dei carabinieri della compagnia di Venaria, l'uomo sarebbe caduto nel vuoto da una decina di metri e i suoi colleghi di lavoro, invece di chiamare il 118, lo avrebbero caricato in auto e trasportato al pronto soccorso del Giovanni Bosco, dove è arrivato in condizioni gravissime.
Al personale medico, i colleghi di lavoro avrebbero detto che era caduto in casa. Una versione dei fatti poco credibile, smentita grazie alle solerti indagini dei militari dell'Arma, che ha sollevato ancora una volta l’urgenza di maggiori interventi per tutelare la salute e la sicurezza di lavoratori e lavoratrici, sollecitati dai sindacati edili Fillea Cgil e FenealUil e dall’associazione Sicurezza e Lavoro.
«Di fronte all’ennesima vittima sul lavoro – dichiara Massimo Cogliandro, segretario generale Fillea Cgil Piemonte – davvero non si può proprio rimanere in silenzio».
«Se quanto emerso dalle ricostruzioni giornalistiche, venisse confermato dalle Forze dell’Ordine, si tratterebbe di un fatto di una gravità infinita, perché significherebbe che nel tentativo di coprire l’azienda da eventuali responsabilità, si è scelto di non soccorrere adeguatamente un lavoratore vittima di un gravissimo infortunio» – afferma il sindacalista.
«Quanto accaduto – aggiunge – dimostra, ancora una volta, che nel nostro territorio manca in maniera diffusa la sensibilità sui temi della salute e sicurezza sul lavoro e anche la politica spesso sbaglia Questa bruttissima vicenda non è isolata, perché segue il grave episodio di poche settimane fa, accaduto sempre nella provincia di Torino, quando un giovane lavoratore peruviano di soli 22 anni fu scaricato come un pacco davanti all’ospedale di Rivoli, dopo un grave infortunio sul lavoro».
Cogliandro si scaglia poi contro la politica, in particolare contro l’onorevole Marcello Coppo che – afferma il sindacalista – «ha dichiarato, senza citare alcun dato scientifico, che tra l’80% e il 90% degli infortuni sul lavoro avviene dopo un tragico atto di disattenzione da parte dei lavoratori».
«Parole gravi e inopportune – tuona Cogliandro – che fanno il paio con quanto aveva dichiarato in precedenza, in un convegno a Genova, il Commissario di governo sul Terzo Valico, Calogero Mauceri, che a indagini ancora in corso, attribuiva la morte del giovane minatore Salvatore Cucè, avvenuta nel cantiere Vallemme a Voltaggio (Alessandria), in seguito all’esplosione per una sacca di gas non rilevata, a operazioni messe in atto dagli operai».
Il dirigente Cgil si scaglia contro l’Amministrazione Lo Russo. «Il brutto clima e l’inadeguatezza della politica su questi temi – spiega – ci viene confermata dall’atteggiamento del sindaco del Comune di Torino, Stefano Lo Russo, che nonostante gli impegni presi al Tavolo prefettizio da un suo assessore, Marco Porcedda, continua a non convocare le tre federazioni del sindacato degli edili torinesi per l’aggiornamento del Protocollo su legalità, salute, sicurezza e formazione nei cantieri edili».
Durissima anche la FenealUil, che parla di «ritorno al Medioevo».
«L'incidente mortale sul lavoro capitato in un cantiere di Leinì occorso a Abdelkarim Alaa Ragarb, egiziano di 35 anni, portato dai colleghi in ospedale dichiarando che si era fatto male a casa è l'ennesima tragedia nei cantieri edili» – afferma il segretario generale FenealUil Piemonte, Giuseppe Manta.
«È inquietante – dichiara Manta – perché sembra di fare un salto nel passato, quando capitava spesso che lavoratori infortunati venissero lasciato nei pressi dei Pronto Soccorso oppure che venissero minacciati dai datori di lavoro per dichiarare il falso, che l'incidente non era avvenuto in cantiere.
«Credevamo – afferma – che queste brutte abitudini fossero cessate e, invece, in poco tempo abbiamo rivissuto questi scenari, come quando lo scorso 7 febbraio un lavoratore peruviano era stato scaricato davanti al Pronto Soccorso di Rivoli come un sacco dell'immondizia e poi si è scoperto che lavorava in nero in un cantiere. Siamo tornati nel Medioevo».
«La situazione – precisa – si sta facendo sempre più preoccupante, come dimostra il recente crollo di un ponteggio in un cantiere ad Avigliana, sempre nel Torinese».
«La salute e la sicurezza sul lavoro – chiosa il dirigente FenealUil – faticano a diventare un argomento primario per la politica, sia nazionale che locale. Non ci sono investimenti sull'argomento, anzi sembra trattato con superficialità dalle stesse istituzioni. Affermazioni ‘leggere’ in cui si dà la colpa al fato o alla disattenzione dei lavoratori, come quelle fatte dal Commissario Mauceri e dall’onorevole Coppo, fanno capire che l'approccio è completamente sbagliato. E intanto i controlli latitano, il lavoro nero si sta di nuovo espandendo e poche soluzioni sono state trovate».
«Le organizzazioni sindacali di categoria – conclude Giuseppe Manta – da tempo chiedono a Torino e ai vari Comuni piemontesi di istituire Protocolli sulla sicurezza, sulla falsariga del Protocollo del Giubileo di Roma, ma tutto rimane in alto mare. I Protocolli vanno studiati e sottoscritti, ma soprattutto bisogna trovare le risorse per farli applicare al 100%. Invece, sembra che nessuno voglia veramente affrontare con serietà il tema degli infortuni e delle malattie professionali».
«Dopo l’episodio di un lavoratore irregolare di origine peruviana travolto dalle macerie nel Torinese, un altro grave infortunio colpisce un lavoratore edile migrante, con l’aggravante di tentare di occultare la causa lavorativa. Torino sta tornando indietro sulla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici». È quanto dichiara Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro.
«I continui allarmi lanciati dall’associazione Sicurezza e Lavoro e dai sindacati troppo spesso vengono lasciati cadere nel vuoto – continua Quirico – e se la comunità intera non reagisce, guidata dalle Istituzioni, rischiamo di fare un terribile passo indietro rispetto a quanto faticosamente guadagnato da lavoratori e lavoratrici in decenni di lotte per rivendicare diritti e tutele».
«Ci auguriamo – conclude il direttore di Sicurezza e Lavoro – che la politica dia segnali forti e recuperi slancio propositivo in materia di salute e sicurezza. Noi, dal canto nostro, continueremo a promuovere una cultura del lavoro sicuro e dignitoso e ad assistere i lavoratori e le lavoratrici e i loro cari».