Domenica 6 aprile Spazio Kor ha proposto una giornata speciale all’insegna del cambiamento e della consapevolezza con due eventi in collaborazione: dalle 11 alle 17 la sesta edizione dello Swap Party organizzato da Asti Slow Fashion, un’occasione per promuovere il riuso e la sostenibilità attraverso lo scambio di abiti di seconda mano; alle 17.30 va in scena "Cassandra – Perché non vedono il mondo intorno a noi crollare?", uno spettacolo che intreccia mito e attualità.
Lo Swap Party organizzato da Asti Slow Fashion, è un evento, giunto alla sesta edizione, che promuove riuso e sostenibilità, valori condivisi da Spazio Kor, tramite lo scambio di abiti di seconda mano. Per permettere una corretta distribuzione di affluenza, l’attività è stata suddivisa in due fasce orarie: dalle 11 alle 13 e dalle 14 alle 17. Nella fascia oraria pomeridiana, l’ingresso e l’accettazione dei capi, è stato possibile fino alle ore 16.
A seguire si è tenuto l’ultimo appuntamento con “Voce”, la nuova stagione organizzata da Spazio Kor che porta ad Asti una serie di spettacoli selezionati dalla direzione artistica di Chiara Bersani e Giulia Traversi, con una particolare attenzione all’accessibilità: alle 17.30 “Cassandra” – Perché non vedono il mondo intorno a noi crollare?” di Enrica Carini e Fabrizio Montecchi con Letizia Bravi e Barbara Eforo. Testo Enrica Carini, regia e scene Fabrizio Montecchi, disegni e sagome Nicoletta Garioni, musiche Paolo Codognola, costumi Tania Fedeli, luci Anna Adorno, voci registrate Letizia Bravi e Tiziano Ferrari, realizzazione sagome Nicoletta Garioni, Federica Ferrari e Gabriele Genova realizzazione scene Giovanni Mutti, Erilù Ghidotti. Produzione Teatro Giocovita.
Cassandra è un’adolescente. Scrive poesie, non conosce altro modo per esternare il dolore che prova verso ciò che vede accaderle intorno. Non vuole assumere su di sé la responsabilità del dire perché vorrebbe essere solo come gli altri ma dentro di lei sa che questo non è possibile. Decide allora, consigliata da Arisbe, di fare l’unica cosa che può fare: dire agli uomini quello che non vogliono vedere. Nel farlo Cassandra è sempre più temuta e odiata da tutti, inascoltata perfino dalla sua stessa famiglia. È sola, vacilla, le parole le muoiono in gola; tocca allora all’anziana donna richiamarla al suo destino: “Sei viva, la tua voce è viva e deve continuare a risuonare”.
Sulla scena due attrici, entrambe narratrici, interpreti delle due protagoniste, Cassandra e Arisbe, e animatrici dei loro doppi in ombra. Sono loro a condurre il pubblico in un tempo oltre la Storia, sospeso tra passato e futuro, dove Cassandra e Arisbe hanno l’identità scenica di figure d’ombra. Sono loro che accompagnano in un tempo altro, fatto di “visioni” composte da evocative ombre ancestrali che arrivano dal profondo e che si fondono con immagini video di una realtà crudelmente attuale. Sono infine sempre loro a riportarci nel presente, in quella sala di teatro in cui si consuma il necessario atto del dire e del testimoniare.
Spiegano gli artisti: «Non siamo certo i primi a rimanere folgorati, e nello stesso tempo turbati, dal personaggio di Cassandra. Ogni volta che una civiltà mette in pericolo la propria esistenza, come noi oggi, Cassandra riemerge dalle pieghe del mito e della storia e ci lascia attoniti davanti alle apocalittiche accuse che ci rivolge. Eppure, nonostante l’inquietudine che le sue parole ci provocano, Cassandra ci appare sempre lontana, difficile da credere fino in fondo, chiusa nel ruolo di allucinato profeta che il mito le ha assegnato. Ma sebbene ci risulti sfuggente e quasi irraggiungibile, Cassandra è umana, presente e viva come noi e come noi fragile, abitata dall’incertezza e desiderosa di speranza. Per questo, nel nostro Cassandra abbiamo cercato di andare il più possibile vicino a lei o, potremmo meglio dire, di portarla il più possibile vicino a noi. Chi richiama l’intera umanità a fare ogni cosa possibile perché la sua civiltà possa sopravvivere, non è la giovane che vaticina sulle mura di una Troia assediata dal nemico ma una ragazza, forse a noi contemporanea, che non può assistere al devastante processo di estinzione in atto senza assumersi il ruolo di “testimone”. La nostra Cassandra non ha straordinarie capacità predittive, non vede nel futuro come un indovino ma, per quel suo umanissimo e fragilissimo pensare, riesce a vedere quanto basta nel presente. Perché è nella lunga sequenza di catastrofi senza fine a cui assiste che Cassandra vede un futuro senza speranza. E vede che questo è il frutto delle folli azioni di quella specie umana a cui lei stessa sente di appartenere e di amare ma che, proprio per questo, non può capire e giustificare. Perché non vedono se stessi e il mondo intorno a noi crollare? Si domanda allibita Cassandra e nel farlo si rivolge a tutti noi e ci incita a essere, come lei, testimoni, perché la cosa più importante è essere umani, sperare e avere cura dell’esistenza che dalle ceneri torna a germogliare, in ogni lingua, in ogni luogo, fino alla fine».