Confagricoltura di Asti: “Sì alla distillazione di alcune denominazioni"

La distillazione straordinaria può essere uno degli interventi di più semplice e immediata applicazione

Anna Bosco 26/06/2025
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“Considerato il complicato momento vissuto dal settore e la vendemmia ormai distante neppure un paio di mesi, è doveroso un confronto per analizzare le giacenze e programmare gli interventi futuri. La distillazione straordinaria può essere uno degli interventi di più semplice e immediata applicazione, ma è una misura emergenziale che deve poter essere applicata a tutti i vini a D.O. e con valori che vengano incontro alle possibili esigenze dei viticoltori di Monferrato, Langa e Roero. Va considerata, inoltre, come un tassello di un Piano di rilancio del comparto che deve essere più ampio e programmato tutti insieme per valutare, anche in considerazione del calo generalizzato dei consumi di vino, eventuali diminuzioni di rese per vini in sofferenza e una maggior spinta all’export attraverso la semplificazione di misure come l’OCM, che sovente sono poco flessibili e quindi non appetibili per le aziende”.

Con queste parole Gian Luca Demaria, presidente della sezione regionale di prodotto Vitivinicoltura di Confagricoltura Piemonte, commenta la lettera sottoscritta da Confagricoltura Piemonte e dai principali Consorzi di Tutela dei vini regionali e indirizzata al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, all’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni, e per conoscenza al Ministro Francesco Lollobrigida, in cui vengono richieste misure urgenti per fronteggiare una situazione definita “tra le più delicate degli ultimi anni”.

Si stima, infatti, che a fine maggio oltre 190.000 ettolitri di vino a Denominazione di Origine risultino ancora invenduti e non contrattualizzati. A farne le spese sono soprattutto i vini a base Barbera, Dolcetto, Moscato e Cortese, che rappresentano colonne portanti della produzione piemontese. Tra questi, i più colpiti sono proprio i vini a base Moscato (circa 100.000 ettolitri) e Barbera, Dolcetto e Cortese (altri 50.000 ettolitri).

Il crollo degli scambi, sia in volume che in valore, è paragonabile alle gravi crisi del 2008 e del 2020, rispettivamente segnate dalla crisi finanziaria globale e dall’emergenza Covid. A ciò si aggiunge una produzione 2024 superiore alla media, il calo dei consumi sia a livello nazionale che internazionale, eventi climatici anomali e l’incertezza legata all’introduzione di dazi statunitensi sul vino europeo. Per far fronte a questa situazione, i Consorzi propongono una misura straordinaria: la distillazione di crisi per i vini a Denominazione di Origine, così da alleggerire le giacenze e stabilizzare il mercato.

“Le ragioni del calo dei consumi inoltre sono molteplici – spiega Demaria - su tutte le tante campagne sui presunti danni causati dall’alcool (non sempre propriamente corrette) e le mutate abitudini, specie dei giovani; serve quindi un grande lavoro congiunto per valorizzare la cultura del vino, in sinergia con i ristoratori del territorio”.

“Serve una risposta immediata e concreta – conclude Demaria – per evitare che una crisi congiunturale si trasformi in una vera e propria crisi strutturale del settore”.

“Siamo l’unica organizzazione agricola che ha speso la propria faccia insieme ai Consorzi per la richiesta della distillazione per alcune denominazioni. Abbiamo ritenuto così di poter dare un supporto immediato e tangibile al settore, tenendo conto che la misura sicuramente va a beneficio in modo più rilevante alle cantine che detengono l’invenduto ma incide anche in generale sul mercato e ne possono quindi trarre beneficio tutti i produttori”, precisa il Presidente della compagine astigiana della Confagricoltura, Gabriele Baldi.

Che però aggiunge “Riteniamo indispensabile che tale provvedimento, che naturalmente dobbiamo dare per scontato che sia applicato in modo corretto, abbia senso solo se accompagnato da più azioni di carattere strutturale connesse tra loro, di ampia veduta e lungo raggio, in grado di rivedere profondamente il sistema vino di oggi (una sorta di Stati Generali, ance se del termine se ne è già un po’ abusato nel tempo)”.

Per intenderci la normativa su rese, nuovi impianti, regolamentazione delle doc, contributi, promozione, solo per citarne i principali, deve essere modificata ed integrata, in taluni casi anche in modo sartoriale, in funzione delle realtà produttive a cui ci sta rivolgendo”, commenta il Direttore di Asti AgricolturaMariagrazia Baravalle.

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AUT. TRIB. CUNEO n° 688 del 20/12/23
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