Xi e la lezione della Guerra dell'Oppio, Cina porta al tavolo con Trump le 'umiliazioni' subite
29/10/2025

(Adnkronos) - Alla vigilia dell'incontro con Donald Trump a Busan, in Corea del Sud, Xi Jinping guarda al passato per affrontare la sfida commerciale con gli Stati Uniti. È quanto sostiene il New York Times, secondo cui il leader del Dragone trarrebbe ispirazione dalla figura di Lin Zexu, il funzionario imperiale che nell'800 sfidò la Gran Bretagna nel tentativo di fermare il traffico di oppio. 

La resistenza di Lin, conclusasi con la sconfitta militare cinese e la cessione di Hong Kong, segna per Pechino l’inizio del cosiddetto "secolo delle umiliazioni" - il periodo "macchia" sulla gloriosa storia cinese che lo stesso Xi ha giurato di rimuovere. 

 

Per Xi, Lin rappresenta una lezione storica: mai più negoziare da una posizione di debolezza. Agli albori della sua ascesa politica nella provincia costiera del Fujian, il futuro leader cinese teneva sulla scrivania una poesia del commissario imperiale, dedicata alla difesa dell'interesse nazionale. Oggi quel messaggio si traduce nella linea dura con cui Pechino risponde alle tariffe e alle accuse di Washington. "Trump vede la Cina come vincitrice dell'ordine mondiale moderno, mentre Xi si considera la sua vittima", spiega la storica Julia Lovell, autrice di The Opium War, sottolineando quanto sia proprio questo contrasto di prospettive a rendere fragili i negoziati.  

La prima Guerra dell’oppio tra l’Impero Qing e la Gran Bretagna scoppiò nel 1939 dopo che la Cina tentò di bloccare l’importazione illegale di oppio britannico. Il protagonista di quella resistenza fu proprio Lin, commissario imperiale e alto funzionario dell’Impero Qing, incaricato dall’imperatore di reprimere il traffico di droga e ripristinare l’ordine commerciale. La sua decisione di confiscare e distruggere tonnellate di oppio straniero nei porti di Canton lo rese un simbolo d'integrità e patriottismo, ma provocò la reazione militare britannica e una sconfitta disastrosa per la Cina.  

La memoria di quella guerra - l’inizio della "storia moderna" sui libri di scuola cinesi - continua a plasmare l’identità del Dragone. Nelle scuole, nei musei e persino nei ristoranti di Fuzhou, città natale di Lin Zexu, il commissario Qing è celebrato come simbolo di orgoglio nazionale e di resistenza ai soprusi stranieri. Xi ha personalmente promosso la restaurazione dei luoghi legati alla sua figura, facendone tappe di un vero e proprio "pellegrinaggio patriottico". 

A poche ore dal faccia a faccia con Trump, la lezione di Lin sembra dunque più viva che mai. Come il commissario imperiale nel 1939, anche Xi appare deciso a non cedere alle pressioni occidentali. E come allora, la posta in gioco non riguarda solo il commercio e le tariffe, ma la dignità e la percezione della forza della Cina nel mondo.  

 

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