(Adnkronos) - La resistenza antimicrobica (Amr) rappresenta una delle sfide globali più urgenti per la salute pubblica, e per affrontarla serve un impegno congiunto tra igienisti, infettivologi e operatori sanitari. "Contrastare l'antimicrobico-resistenza significa lavorare insieme, in modo multidisciplinare, unendo le competenze di sanità pubblica con quelle cliniche e infettivologiche. I vaccini sono parte integrante di questa strategia, perché riducono la circolazione dei patogeni e quindi la necessità di ricorrere agli antibiotici". Così Giovanni Gabutti, del gruppo di lavoro Vaccini e politiche vaccinali della Società italiana di igiene, intervenendo al Congresso Siti in corso a Bologna. Tale prospettiva - sottolinea - è perfettamente in linea con il Pnpv, Piano nazionale di prevenzione vaccinale, e il Piano nazionale di contrasto all'Amr (Pn-Car): "Investire nelle vaccinazioni significa prevenire infezioni, ridurre l'uso improprio di antibiotici e salvaguardare la loro efficacia per il futuro".
Il ruolo dei vaccini nel contrasto alla resistenza antimicrobica è ancora poco considerato sul territorio, ma è fortemente raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità e dalla stessa Siti. "I vaccini - chiarisce l'esperto - non solo prevengono l'insorgenza di malattie infettive, ma riducono la circolazione dei microrganismi e quindi l'uso, spesso inappropriato, degli antibiotici". Il vaccino antipneumococcico riduce i casi di infezione batterica e, di conseguenza, le prescrizioni antibiotiche. L'antinfluenzale, pur essendo virale, previene infezioni respiratorie secondarie per le quali si tende a usare antibiotici in modo non corretto. "Ogni vaccinazione efficace - conclude Gabutti – rappresenta un passo avanti nella lotta all'antibiotico-resistenza e un guadagno di salute per l'intera collettività".
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