(Adnkronos) - “Quattro donne su dieci in Italia sono inattive, un dato che sale a sei se si guarda esclusivamente al Sud del Paese. Guardando agli inattivi in generale, coloro che non si formano e non lavorano, i cosiddetti neets, sono in costante crescita dal 2019. Oggi, la percentuale di neets sul totale della popolazione tra i 25 e i 39 anni è del 22,4%, quasi uno su quattro. Siamo l’unico Paese europeo in cui il fenomeno dei neets è in crescita”. Sono le dichiarazioni del presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli in occasione di StatisticAll 2025, in svolgimento a Treviso dal 16 al 19 ottobre, dal titolo ‘Il fattore umano. Lavoro, società, intelligenze artificiali: la rivoluzione dei dati’.
“Abbiamo fatto un lavoro approfondito nel rapporto annuale che abbiamo presentato a maggio - aggiunge - e abbiamo visto che, in un momento in cui abbiamo molto bisogno di ampliare la platea di lavoratori dato che ne entrano pochi dalle fasce giovani, abbiamo 1 milione e 700 mila disoccupati e 2,1 milioni di forze lavoro potenziali, per un totale di quasi quattro milioni. Portare questi quattro milioni di persone nel mondo del lavoro potrebbe aiutare a rallentare la crisi demografica. Dentro questo numero ci sono le donne, i giovani e i residenti nel mezzogiorno, come dicevamo prima”.
C'è poi il tema del grado d’istruzione, ad essere disoccupate “sono non solo le donne con basso titolo di studio, questo dato vale anche per la componente maschile, ma anche quelle diplomate tra i 35 e i 49 anni e che hanno figli minori, un’evidenza che ci porta a dover considerare anche il tema della conciliazione vita-lavoro. C'è però una buona notizia per le giovani donne - annuncia - ossia che mano a mano che innalziamo il titolo di studio, i divari si riducono. L'istruzione rimane sempre la chiave fondamentale di accesso al lavoro”.
“L'occupazione aumenta dal 2021, un fatto molto positivo, e aumenta per un mix di fattori. Invecchiamento e bassa natalità spingono sulle fasce più anziane e, ovviamente, si assiste ad un calo dell'offerta potenziale nella popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni -. spiega Chelli - Questo comporta una sfida di sostenibilità per il welfare, per le pensioni innanzitutto, oltre ad una minore capacità produttiva, perché noi sappiamo che è la fascia d'età centrale che garantisce la capacità produttiva”.
“Abbiamo registrato 1 milione e 631 mila occupati in più tra il 2004 e il 2024, nello stesso periodo di tempo però sono calati di circa 2 milioni gli occupati nella fascia tra 15-34 anni e di poco meno di un milione quelli nella fascia tra i 35 e i 49. Ad aumentare, di quasi 5 milioni, sono gli occupati nella fascia tra i 50 e gli over 50 - conclude - Questa tendenza proseguirà perché determinata da fenomeni strutturali”.
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